Ci sono opere che vanno viste almeno una volta nelle vita. Martha è tra queste e c’è tempo fino al 5 luglio per godersela al Tiroler Landestheater di Innsbruck. Pilastro per anni anche del nostro repertorio nella versione italiana, Martha è quasi scomparsa, così come le altre ventinove opere di Flotow, tra cui ricordiamo Pierre et Cathérine, Le naufrage de la Méduse, Alessandro Stradella e L’Ombra. Ne sopravvive l’aria Ach, so fromm, cavallo di battaglia di celebri tenori, interpolata quasi vent’anni dopo la prima del 1847 e proveniente da L’Ame en peine del 1846. Non meno famosa la romanza Letzte Rose, adattamento della nota folk song irlandese The Last Rose of Summer, seducente canto notturno di Lady Harriet. Martha nacque in parte dalla rielaborazione del primo atto del balletto Harriette, ou la servante de Greenwiche per l’Opéra di Parigi nel 1844. Più che puramente francese, da cui eredita l’eleganza melodica, lo stile di Flotow concilia il virtuosismo del canto italiano con la raffinata strumentazione di matrice tedesca e il gusto per certe sonorità popolari. E’ opera comico-romantica priva di dialoghi parlati, ma con brevi recitativi, forme musicali corte, armonie semplici e orecchiabili. Non quindi un lavoro infarcito di aspetti psicologi, ma snello, anche musicalmente, ricco di colori, ambienti, spazi e personaggi subito delineati.
La vicenda è presto detta. Inghilterra, regno della regina Anna, prima metà del Settecento. Lady Harriet e la sua dama Nancy, annoiate, si travestono da serve e giungono al mercato di Richmond per cercar lavoro sotto l’alias di Martha e Julia. Lì vengono assunte da Plumkett e Lyonel. Ovviamente, sono inabili al mestiere, ma poco importa, perché un altro è l’interesse dei signori. Fuggite con l’aiuto del cugino Tristan, le due ladies rincontreranno gli amanti nella foresta, durante una battuta di caccia, situazione veramente shakespeariana. Julia cede all’amore di Plumkett, Lyonel è respinto da Harriet e addirittura arrestato, ma un anello, novello Lindoro, dipanerà ogni dubbio.
La regista Anette Leistenschneider e la drammaturga Susanne Bieler spostano l’azione al principio del regno di Elisabetta II, optando per un’ambientazione che è espressione iconica della cultura British mainstream. La partitura gestuale è assimilata e fatta propria con notevole abilità dai cantanti. Divertente il finale, coronato da un colpo di scena davvero geniale. Le scene di Andreas Becker rileggono le quattro ambientazioni in maniera azzeccata: la dimora della lady ricca di abiti e scarpe; il mercato tra cabine telefoniche e baracchini fish & chips; la casa dei due signorotti, più cottage che mansion; la boscaglia che ricorda la Sherwood dei primi film muti. Sempre di Becker le marionette, un Cupido e le due protagoniste in miniatura, manovrate da Ingrid Alber-Pohle che conferiscono un tocco di approfondita introspezione. I costumi colorati di Michael D. Zimmerman mostrano le divise della società che lavora, tra cui le uniche improponibili sono quelle delle finte cameriere serve, più seducenti che funzionali.
Hansjörg Sofka sostituisce alla recita del 22 aprile il coreano Seokwong Hong, Erster Kapellmeister del TLT, alla guida del Tiroler Symphonieorchester Innsbruck. Sofka trae il meglio dall’orchestra, scegliendo dinamiche di ampio respiro, ritmi serrati nei concertati e agogiche pertinenti.
Lady preziosa quella di Susan Langbein, a suo agio nel coniugare virtuosismi vocali col carattere remissivo dell’aristocratica. La voce è omogenea, facile all’acuto, potente in volume e agilità nei duetti e nei concertati. Più contenuta la Julia del mezzosoprano Camilla Lehmeier, già sentita ne Les Contes d’Hoffmann, cantante stabile del TLT. Lehmeier si distingue per il bel timbro sensuale e per quell’espressione tipica che la fa sempre un po’ sbruffona. Joshua Whitener debutta nel ruolo di Lyonel. Il tenore americano offre un’interpretazione curata, dai bei acuti mai troppo spinti, delineando un’amante appassionato. Ach, so fromm è salutata al termine da fragorosi applausi. Andreas Mattersberger è Plumkett sornione ma non troppo, piuttosto monotono nel canto. Tristan è Unnstein Árnason, sentito l’ultima volta a Innsbruck nella rarissima operetta Der Vetter aus Dingsda, che si conferma valido interprete di ruoli comici.
Dal coro, preparato dal maestro Michel Roberge, ci aspettiamo di più, soprattutto dalle sezioni femminili, deboli nelle scene del mercato e della foresta.
Teatro pieno, successo unanime, consensi affettuosi per Langbein, Lehmeier e Whitener. Si replica fino al 5 luglio.
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Martha oder Der Markt zu Richmond
Opera comica-romantica di Friedrich von Flotow
Libretto di W. Friedrich
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Personaggi e interpreti:
Lady Harriet Durham: Susanne Langbein
Nancy: Camilla Lehmeier
Lord Tristan Mickleford: Unnsteinn Árnason
Lyonel: Joshua Whitener
Plumkett: Andreas Mattersberger
Der Richter zu Richmond: Stanislav Stambolov
Puppenspielerin: Ingrid Alber-Pahle
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Regia: Annette Leistenschneider
Scene e marionette: Andreas Becker
Costumi: Michael D. Zimmerman
Luci: Ralph Kopp
Drammaturgia: Susanne Bieler
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Tiroler Symphonieorchester Innsbruck
Maestro concertatore e direttore: Hansjörg Sofka
Chor, Extrachor e Statisterie Tiroler Landestheater
Maestro del coro: Michel Roberge
In coproduzione con Theater&Philarmonie Thüringen