Nella serenissima Venezia, la laguna apre le porte alla Biennale Danza, trait d’union con Arte/Architettura, Musica e Teatro.
Un continuum… specifica il Presidente Paolo Baratta, che tutti i settori seguono nella propria sfera autonoma di espressione comunicativa delle arti, dialogando all’interno del Festival con un comune denominatore, allargando i propri confini con i laboratori del College, spazio sempre più collaudato per giovani artisti in residenza, danzatori e coreografi, innovando anche con un Progetto rivolto a neo scrittori, volti a sperimentare il delicato e profondo mestiere dell’analisi critica del movimento, aprendo gli orizzonti anche alla fotografia ed alla produzione di immagini sulla danza.
Promossa e sostenuta dal MiBACT, Regione Veneto, Comune di Venezia, la Biennale diretta per il secondo anno dalla coreografa Marie Chouinard, propone il tema “respirare, strategia e sovversione”, come leitmotiv sul quale tessere le trame drammaturgiche delle proposte coreografiche, in programma dal 22 al 1 luglio.
Il respiro, fonte di vita per l’essere umano, per il regno animale, vegetale, ma anche minerale, per il cosmo intero, è il motore, il punto da cui ri-partire per la Chouinard, per preservare la terra, il bene più prezioso al quale apparteniamo, tema costantemente sviluppato nei padiglioni ECO internazionali di Architettura, suggerisce, con un occhio attento al passato, alle origini…punto, linea, superficie=texture, un nuovo mondo.
La danza s’interroga e si sofferma sui propri confini corporei, materici e virtuali, per riappropriarsi del proprio respiro e ridisegnare nuovi movimenti più consapevoli. Non più solo stilemi ed estetica riconducibili alla nomenclatura accademica, sono i requisiti per definire i confini tra danza o non danza e il concetto di impermanenza.
Linee scaturite dall’effort shape, l’impulso primordiale che regola le condizioni di rel-azione tra il flusso di tensione, il peso, il tempo e lo spazio. Non solo teorie riconducibili a Laban, ma più semplici esercizi attitudinali da compiere giornalmente, capaci di ripercorrere le origini del respiro con strategia e sovversione.
Piuttosto è il pensiero del nostro tempo che si materializza nella forma gestuale più attuale e quotidiana, a rendersi strumento attivo in movimento per disegnare nello spazio le forme dei sentimenti, in un racconto spesso fisico e metafisico di un viaggio onirico, orchestrando l’impianto architettonico di un microcosmo nel macrocosmo dello spazio scenico.
Il Leone d’Oro alla Carriera, a Meg Stuart, coreografa e danzatrice americana, formatasi sulla scena newyorkese, trova estrinsecazione in Europa a Bruxelles, dove fonda la Compagnia Damaged Goods.
Ed è proprio come “merce danneggiata”, in un excursus storico e di disumanizzazione dell’uomo, che la Stuart, apre il Festival in Prima Italiana, proponendo la creazione coreografica del 2012, Built to Last, una composizione per cinque performer, attori-danzatori, all’insegna del concetto: costruire perdurare.
La Stuart si avvale di un impianto musicale monumentale (Beethoven, Stockhausen, Rachmaninov, Dvorak, Schomberg, Xenakis, Ligeti) per costruire l’agora e i volumi entro i quali i corpi con la tecnica dell’improvvisazione si relazionano tra di essi, rendendosi strumenti al servizio del testo narrativo, con gli infiniti oggetti simbolici, un box contenitore di emozioni, ricordi, immagini, evocazioni, mossi sempre dal comune denominatore del respiro, per comunicare in osmosi tra inne es, e l’interazione con il pubblico.
Il Leone d’Argento viene assegnato alla coreografa capoverdiana Marlene Monteiro Freitas, uno dei nuovi talenti della sua generazione, in cui le sue creazioni, parlano di metamorfosi e trasformazione attingendo nella propria cultura popolare tradizionale carnevalesca, trasformando nel grottesco, il concetto di bello e brutto, obbligandosi a guardare nel diverso un lato di noi stessi, senza per forza trovare un senso apparente.
Una nota tra tutti gli esponenti meritevoli presenti in rassegna è la presenza dell’artista Israel Galvan, con lo spettacolo Fla.Co.Men, dal titolo destrutturato rimane una proposta di avanguardia contemporanea nel linguaggio tradizionale del flamenco, da cui parte per nuovi approdi, con modalità espressive differenti.
Presenti al Festival le Compagnie: Meg Stuart/Damaged Goods & Munchner Kemmerspiele -Marlene Monteiro Freitas – Compagnie Marie Chouinard – Israel Galvan Company – Xavier le Roy – Faye Driscoll – Frédérick Gravel – Jacques PoulinDenis e Grand Poney – Mette Ingvartsen – Francesca Foscarini – Irina Baldini.