Quante stelle brillano sul palcoscenico del Teatro alla Scala, e tutte in ricordo di Rudolf Nureyev.
Accanto alle étoiles di casa Svetlana Zakharova e Roberto Bolle, i principal del Royal Ballet Marianela Nuñez e Vadim Muntagirov, Germain Louvet dell’Opera di Parigi, l’intero corpo di ballo e gli allievi della scuola scaligera ricordano l’ottantesimo anniversario della nascita e il venticinquesimo anniversario della scomparsa del Tartaro Volante.
Serata Nureyev unisce sullo stesso palcoscenico grandi interpreti e un programma d’eccellenza, con estratti che lo hanno visto coreografo ed iprotagonista durante la sua breve ma intensa carriera.
Con il terzo atto de La Bella Addormentata e il pas de deux del Don Chisciotte si celebrano le sue versioni dei grandi classici di repertorio, un equilibrato mix tra innovazione drammaturgica e rispetto della tradizione coreografica.
Nureyev definisce La Bella Addormentata l’apogeo del balletto classico, una pietra miliare del repertorio che influenza tutta la produzione successiva. In scena al Teatro alla Scala vediamo il terzo atto, in cui si celebrano le nozze della principessa Aurora (una magnifica Svetlana Zakarova) e del principe Desiré (Germain Louvet). La loro danza è brillante e sfarzosa, ma non è da meno il contesto che li circonda: tra i vari ensemble, spicca il pas des cinq, che nella replica del 26 maggio coinvolge i ballerini di casa Timofej Andrijashenko, Virna Toppi, Alessandra Vassallo, Gaia Andreanò e Caterina Bianchi. Note di merito anche per Christian Fagetti e Agnese di Clemente del pas de deux del L’Oiseau bleu.
L’approccio di Nureyev al Don Chisciotte è invece di stampo più teatrale. La pièce, pur mantenendo uno stretto legame con l’originale di Marius Petipa, è infatti interpretata come un’opera buffa, dove una Kitri spavalda e accattivante è incantata ed incanta a sua volta un Basilio tutto prodezze ed energia. Caratteristiche, queste ultime, che Nureyev elogiò egregiamente nelle sue interpretazioni del ruolo. Le stelle in scena rispecchiano alla perfezione l’approccio di Nureyev: Marianela Nuñez è maliziosa e spigliata, e domina la scena con perfetti aplomb, fouettés impeccabili, ma soprattutto con ammalianti sorrisi. Vadim Muntagirov non è da meno, con un Basilio sicuro, di vigore ed eleganza.
Apollon Musagéte ha visto invece Nureyev interprete nel 1971 proprio sul palcoscenico del Piermarini. Roberto Bolle rivive questo momento accanto a tre prime ballerine scaligere fresche di nomina – Virna Toppi, Martina Arduino e Nicoletta Manni – che a ragione si meritano tale titolo: accanto al divo per eccellenza, le tre Muse regalano un’esibizione impeccabile, rara perla di perfezione e bellezza.
Chiude la serata un defilé sulla marcia del III atto del Tannhäuser di Wagner che ha riunito sullo stesso palcoscenico l’intero mondo della danza: i piccoli allievi della Scuola di Ballo scaligera, il corpo di ballo stesso e le grandi étoile. Una conclusione semplice ma estremamente emozionante, che mostra come ogni ballerino, nel suo piccolo, lasci un’impronta indelebile nella meravigliosa arte della danza.
E l’impronta di Nureyev è ancora ben nitida non solo nella memoria di ogni ballerino ma soprattutto del pubblico che lo ha amato e che con grande affetto e ammirazione lo ricorda ancora oggi.
Letizia Cantù