L’incontro con il pubblico e quello con gli altri artisti sono ancora una volta il cuore della stagione e del nostro teatro d’arte contemporanea per la città. Una stagione che trova la sua origine sul palcoscenico, come luogo di lavoro e di confronto tra artisti dove provando, creando e sperimentando si rinnova il senso del dialogo con il pubblico.
Due grandi produzioni sono il cuore del nostro lavoro e ne tracciano le linee principali, frutto di sinergie artistiche e produttive e del contributo di molti.
Afghanistan è un progetto in due parti – Il grande gioco ed Enduring freedom (23 ottobre/25 novembre) – che l’Elfo produce con Emilia Romagna Teatro Fondazione e che debutta nella sua forma completa l’8 luglio al Napoli Teatro Festival. Un grande affresco, un polittico composto dai migliori autori inglesi e americani che spazia dal 1842 ai giorni nostri. Due spettacoli indipendenti e complementari con un cast di dieci attori, impegnati in più ruoli, che rappresentiamo sia in serate diverse che in un’unica maratona (a Milano, Roma e Modena). Per riaffermare l’idea di un teatro epico, che parla di civiltà senza mai rinunciare a coinvolgere emotivamente e persino ludicamente lo spettatore.
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte (5 dicembre/13 gennaio), che nasce invece coproduzione con il Teatro Stabile di Torino, è una riscrittura per le scene del best seller di Mark Haddon, firmata da Simon Stephens che trasforma questo romanzo di formazione, dedicato a un adolescente con la sindrome di Asperger, in uno spettacolo corale (già vincitore di quattro Tony Award negli Stati Uniti). La regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani si nutre del contributo di una pluralità di attori e artisti: dalle scene di Andrea Taddei, ai video di Francesco Frongia che animano i disegni di Bruni, dalle musiche di Teho Teardo alle coreografie di Fattoria Vittadini.
Un filo rosso lega questo spettacolo con Dedalo e Icaro (15 gennaio/3 febbario), la produzione dell’Elfo realizzata da Eco di fondo, con la drammaturgia di Tindaro Granata e la regia di Giacomo Ferraù e Francesco Frongia, che utilizza il mito greco per affrontare il delicato tema della relazione tra un padre e un figlio malato di autismo. Un progetto che nasce dalla sintonia con questa compagnia “under 30” che l’Elfo segue da alcune stagioni. È lo stesso tipo di sintonia che lega il Teatro dell’Elfo alla compagnia Berardi Casolari e che si concretizza nella produzione Amleto take away (27 novembre/9 dicembre).
Nella convinzione che per sostenere artisti e compagnie indipendenti sia necessario partecipare a reti ramificate sul territorio nazionale, ci associamo ancora una volta a Marche Teatro (com’è stato di recente per la produzione di Carrozzeria Orfeo, Cous Cous Klan che torna in scena a giugno) per co-produrre lo spettacolo diretto da Arturo Cirillo, La scuola delle mogli (26 febbraio/10 marzo).
Ma tanti altri ancora sono gli artisti che l’Elfo ha seguito e proposto con continuità, creando un forte legame tra loro e il pubblico milanese, che tornano in questa stagione con titoli nuovi. Ritroviamo Paolo Fresu protagonista di Chet (15/20 gennaio), uno spettacolo tra musica e teatro dedicato a Chet Baker messo in scena da Leo Muscato, con Alessandro Averone tra gli interpreti; Fausto Paravidino autore e interprete del Senso della vita di Emma (2 /7 aprile), Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa con Lear, schiavo d’amore (14/19 maggio), Danio Manfredini con la sua ultima creazione Luciano (21/26 maggio) e Moni Ovadia in veste di regista a dirigere Mario Incudine in una sorta di omaggio a Domenico Modugno, Mimì (10/14 giugno). E torna uno degli attori più amati dal pubblico italiano, Gabriele Lavia in un recital di poesie di Prevert, I ragazzi che si amano (7/12 maggio).
Nel segno della continuità la scelta di dedicare delle ‘personali’ ai protagonisti più originali della scena italiana: in questa stagione le coppie sceniche Carullo-Minasi (26/31 marzo)e Vetrano-Randisi (9/18 aprile) e il gruppo The baby walk che propone la sua Trilogia sull’identità di Liv Ferracchiati (5/10 marzo).
La Storia e i suoi tragici riflessi nella vita degli individui e della collettività sono al centro di molte scelte produttive dell’Elfo, a partire da due spettacoli riproposti a distanza di alcuni anni: Libri da ardere il bel testo di Amélie Nothomb diretto da Cristina Crippa con Elio De Capitani nel ruolo protagonista (26 ottobre/22 novembre), e l’urticante Mai morti di Renato Sarti ( 24 gennaio/10 febbraio) dove Bebo Storti interpreta un nostalgico delle ‘belle imprese’ del ventennio fascista (24 gennaio/10 febbraio). E di Destinario sconosciuto diretto da Rosario Tedesco (11/23 dicembre), che volge lo sguardo agli anni dell’ascesa del Nazismo attraverso la relazione epistolare tra due giovani amici tedeschi. Si rivolge invece alle contraddizioni più profonde del nostro presente Tutto quello che volevo (2/19 maggio), nel quale Cinzia Spanò prosegue la riflessione sul femminile, iniziata con La Moglie, attraverso la ricostruzione di un recente fatto di cronaca (due studentesse di un liceo romano che si prostituivano dopo la scuola) e la coraggiosa sentenza di una giudice.
Una stagione che si nutre di drammaturgie nuove e originali e di autori stranieri contemporanei, com’è da sempre nel DNA dell’Elfo, ma anche di molti degli artisti e delle compagnie che scegliamo di accogliere: Elisabetta Pozzi è protagonista di Una bestia sulla luna di Richard Kalinoski (16/21 ottobre) che ci racconta una storia d’amore sullo sfondo di una delle pagine più dolorose del Novecento, il genocidio armeno; il Teatro di Roma porta all’Elfo il testo di Roberto Scarpetti 28 battiti (11/16 dicembre), interpretato dal premio Mariangela Melato 2018 Giuseppe Sartori, e lo spettacolo di Giorgina Pi Settimo cielo, drammaturgia di Caryl Churchill (7/12 maggio); Claudio Casadio, Andrea Paolotti e Brenno Placido sono protagonisti dell’attualissimo testo di Vincenzo Manna La Classe (26 gennaio/3 febbraio), Monica Nappo dirige Ogni bellissima cosa di Duncan Macmillan (26 febbraio/3 marzo), Claudia Castellucci e Chiara Guidi sono protagoniste di Il regno profondo. Perché sei qui (2/7 aprile), Nicola Russo firma (e interpreta con Sandra Toffolatti) Io lavoro per la morte (19/24 febbraio) e Massimiliano Civica torna a Milano con il suo applauditissimo Un quaderno per l’inverno (9/14 aprile). La pratica della scrittura originale per la scena torna al centro anche delle produzioni dell’Elfo: a Emanuele Aldrovandi è affidata la scrittura di Robert and Patty, dedicato a Patty Smith e interpretato, per ora in forma di lettura, da Ida Marinelli e Angelo Di Genio, mentre è opera di Francesco Frongia il divertissement La lingua langue (20/25 novembre), una lezione su come imparare l’italiano e vivere felici.
Si riconferma anche l’impegno a creare sinergie e scambi con tutte le realtà teatrali milanesi, com’è nella tradizione della nostra città: anche quest’anno ‘incrociamo’ gli spettacoli con il Teatro Filodrammatici, La scuola delle scimmie arriva all’Elfo Puccini (2/7 aprile) e Frankenstein, il racconto del mostro si sposta nel teatro diretto da Amadio e Fornasari; inoltre rinnoviamo la collaborazione con Atir e avviamo un nuovo scambio con il Teatro Franco Parenti, ospitando Buon anno, ragazzi di Francesco Brandi, per la regia di Raphael Tobia Vogel (5/17 febbraio) e mandando in ‘tour’ in via Pierlombardo una nuova edizione del Kaddish di Ginsberg, interpretato da Ferdinando Bruni. Senza dimenticare il sostegno alle compagnie indipendenti come Animanera, Ura Teatro, Fattoria Vittadini e Phoebe Zeitgeist.
Infine le riprese degli spettacoli shakespeariani di culto Sogno di una notte di mezza estate e La tempesta, dello spettacolo per i più piccoli Leonardo, che genio! nei cinquecento anni dalla morte dell’artista, dell’omaggio a Poe di Bruni e Frongia Una serie di stravaganti vicende, di Fuga in città sotto la luna di Cristina Crippa e Gabriele Calindri, dei successi della passata stagione L’acrobata e L’avversario e dell’amatissimo Alan Bennett proposto da Luca Toracca con Una patatina nello zucchero e il nuovo Aspettando il telegramma.
Questa stagione si apre all’insegna di una nuova collaborazione artistica. Dopo il logo creato per noi da Mimmo Paladino, dopo il monotipo che ci era stato donato lo scorso anno da Antony Gormley, quest’anno abbiamo il bellissimo Yellow rose che l’artista americana Kiki Smith ha pensato per il nostro Teatro d’arte contemporanea: un’immagine di grande dolcezza e speranza, un’apertura floreale che lascia immaginare le possibilità della parola e dei gesti come germinazione del pensiero.