In Prima Assoluta, lo spettacolo multidisciplinare dal titolo “Disegnati così”, di e con Simona Atzori, prende forma e corpo insieme a quattro ballerini, nella suggestiva cornice della Villa in località Castelnuovo Fogliani, nella terra di mezzo del ducato, tra le province di Parma e Piacenza.
La manifestazione Festival del Castello, organizzata dal Comune di Alseno, si inserisce nel sedicesimo anno della rassegna Musica al Castello, nel fascinoso complesso settecentesco di Villa Sforza Fogliani, sullo sfondo del giardino all’italiana, opera di Luigi Vanvitelli.
L’evento è presente nel programma del progetto Centodieci, il ciclo d’incontri che l’Istituto Educativo Mediolanum Corporate University (MCU) propone ai propri affiliati e non solo, con lo scopo di presentare professionisti differenti di eccellenza, capaci di raccontare la propria testimonianza di vita, attraverso il proprio operato, in condizioni di limitazioni rispetto alla “normalità”.
Simona Atzori, artista, ballerina e pittrice a tutto tondo, risponde alla chiamata, senza indugio, con la grinta e la gioia di vivere che la caratterizza, la stessa forza ed energia risparmiata per concedersi al pubblico dopo lo spettacolo, in una gradevole ed illuminante chiacchierata motivazionale, in favore della promozione del suo ultimo libro dal titolo La strada nuova, il cui ricavato, raddoppiato dalla Fondazione Mediolanum Onlus, è stato devoluto ad una Associazione che si occupa di disabilità infantile in presenza di incidenti. Ad oggi nel nostro Paese, la Legge italiana riconosce, copre e, nel caso, risarcisce solo l’invalidità lavorativa del soggetto adulto, in presenza di incidente.
Il movimento poetico dello spettacolo si avvale della presenza di quattro ballerini, Marco Messina, Salvatore Perdichizzi del Teatro alla Scala, Beatrice Mazzola, anch’essa scaligera, pertanto di scuola classica accademica e Mariacristina Paolini, di estrazione accademica contemporanea.
Il fil rouge corre e cuce la trama dei quadri coreografici apparentemente slegati, in un unico tratto semantico, quello del quadro dipinto in scena in itinere dalla Atzori, le tinte pennellate dall’artista con i colori primari del blu e rosso e secondari del verde e viola indaco, gli stessi dei costumi indossati dai ballerini, nell’esprimere i pigmenti delle emozioni, di propria appartenenza, senza limiti di genere.
Passi a due, assolo, trio, con solida tecnica equilibri e à plomb en dévéloppé e fluidi contatti corporei, come vuole la danza contemporanea, hanno evidenziato le doti di Simona, musa e voce narrante, innesto per i quadri coreografici, supportati da noti brani musicali, opera degli stessi interpreti e coadiuvati anche da Matteo Levaggi.
Come due colonne d’Ercole, gli scaligeri Messina e Perdichizzi, con la loro presenza scenica ed intensità interpretativa, hanno saputo sostenere l’Atzori, minuta figura dai capelli fluenti, nel suo incedere con piede ben arquato, verso il dialogo tutto al femminile sensuale e arcaico, nel quale poco importa evidenziare che l’artista Simona nasce senza braccia, poiché le sue linee virtuali nello spazio si sono rese tridimensionali agli occhi degli spettatori, incrociando le braccia delle compagne ballerine in un unico corpo danzante.
Come la dea Kali chiama a sé il focus dell’attenzione, al termine dello spettacolo Simona ricompone il quadro pittorico in scena dal tratto minimale alla Matisse, con i corpi dei ballerini, in questo viaggio di comunicazione non verbale tra le Arti, che appartiene all’uomo fin dagli albori dei tempi.