Diversi perché umani. Questo il monito del festival, il filo rosso che il direttore artistico Luca Ricci ha voluto dare a questa sedicesima edizione di Kilowatt. L’energia della scena contemporanea, festival che ogni anno trasforma Sansepolcro in un teatro naturale costituito da tante piccole perle e luoghi all’aperto e non da scoprire, quest’anno dal 13 al 21 luglio.
È un piacere tornare in Val Tiberina ogni estate perché si ha subito l’impressione di arrivare in un luogo vivo, pregno di quel fermento artistico e umano che rende il festival unico nel suo genere. L’Associazione CapoTrave/Kilowatt porta avanti un processo lungo tutto il corso dell’anno attraverso laboratori, residenze, progetti speciali e il prezioso contributo dei Visionari, spettatori cittadini con un ruolo fondamentale nella scelta di alcune delle proposte in cartellone.
Ho soggiornato a Sansepolcro durante il weekend d’apertura del festival dal 13 al 15 luglio assistendo per lo più a spettacoli di danza, alcuni di prosa e il concerto in gran stile di Eugenio Finardi in Piazza Torre di Berta.
Diversi perché umani dunque, ed è proprio così. Dalle “visioni” a cui ho assistito, il filo conduttore del festival, nonostante le differenze oggettive legate al genere di appartenenza delle sue proposte (si va dalla danza al teatro, passando per mostre fotografiche, incontri di approfondimento sulla scena contemporanea, momenti musicali e spettacoli circensi) sta proprio nell’urgenza di un importante bisogno: recuperare l’umanità attraverso la comprensione delle esigenze e dei punti di vista dell’altro, inteso come altro da noi, e quindi diverso.
Questa impellenza traspare dalle soluzioni più numerose, come la restituzione scenica del laboratorio che Virgilio Sieni ha condotto con i cittadini di Sansepolcro al Museo Civico imperniato sulla magnifica Resurrezione di Piero della Francesca, così come dal rapporto della diade formata da uomo e donna in Progetto Demoni – Come va a pezzi il tempo, performance per quattro spettatori alla volta in scena in un antico palazzo del paese che ripercorre con accenti quasi voyeuristici le tappe di una storia d’amore che si consuma fra recriminazioni e stanze troppo piccole per contenere l’implosione di ricordi amari e malinconici.
L’omaggio al coreografo e danzatore Virgilio Sieni, padrino di questa edizione di Kilowatt, prosegue poi con la performance emblema forse della ricerca e dell’arte sviluppata negli anni dal maestro, Solo Goldberg Improvisation. Accompagnato da musiche di Bach eseguite dal vivo dal pianista Andrea Rebaudengo, Sieni traccia un’architettura onirica e fluttuante sulla quale gioca raffigurando figure plastiche ispirate ai capolavori dell’arte italiana fra il ‘300 e il ‘600. Nonostante siano variazioni con un inizio e una fine delineati, Sieni costruisce partiture coreografiche che acquisiscono veridicità drammaturgica di senso anche quando improvvisa con alcuni spettatori volontari creando un’immediata empatia con essi e valorizzando le capacità gestuali di ognuno in pochi minuti. Occasione per indagare il processo creativo di Sieni è l’incontro pubblico La natura del gesto a cui hanno partecipato Mario Bencivenni (storico), Riccardo Blumer (architetto), Giancarlo Gaeta (storico), Valentino Mercati (fondatore Aboca), Andrea Porcheddu (critico), Rodolfo Sacchettini (critico) e Maurizio Zanardi (editore).
Quattro gli appuntamenti con la danza nel weekend d’apertura, uno collettivo e tre soli. Nell’ambito del progetto europeo Be SpectACTive! sostenuto tra gli altri anche da CapoTrave/Kilowatt, il collettivo femminile Denf presenta High Spirits, uno studio sulla danza come fonte di energia costruita con salti e scatti, due ballerine si inseguono e scontrano mettendo in evidenza l’inarrestabile frenesia contemporanea in cui siamo immersi. Tre danzatori molto diversi fra loro portano poi in scena lavori a mio parere accomunati in qualche modo dall’attenzione estrema per il corpo, per le linee sinuose del movimento compiuto e vissuto pienamente e non per ultimo per l’importanza della luce nella resa scenica. Davide Valrosso crea Biografia di un corpo delineando traiettorie e percorsi visivi per lo spettatore sul suo corpo nudo illuminato da fonti di luce che si susseguono in forme diverse, Luna Cenere in Kokoro dimostra con maestria il frutto di un percorso di ricerca in cui la nudità passa dal rappresentare il movimento fisico nello spazio a un movimento astratto e irreale costellato di poesia. Primitiva di Manfredi Perego invece è un percorso irto di sofferenze e ostacoli nell’evoluzione della specie, correlato alla forza animalesca dell’uomo e a riti che rimandano ad epoche passate.
Fra gli appuntamenti collaterali del caldo weekend di Kilowatt non mancano poi l’inaugurazione della mostra fotografica Morphè di Irene Vergni riguardante un viaggio ideale fra fisicità e percezione, vita e natura, nascita ed evoluzione e l’installazione performativa Ssshhhh…I pop-up teatrali de I Sacchi di Sabbia, poetico percorso attraverso libri pop-up sfogliati da due attrici della compagnia tosco napoletana che delineano momenti e fasi spaziando fra tematiche sacre e fantascientifiche per finire con i prototipi creati per l’infanzia.
Ad allietare la cittadinanza riunitasi in Piazza Torre di Berta sabato 14 Vinicio Marchioni e Milena Mancini in La più lunga ora. Ricordi di Dino Campana, reading a due voci delle memorie scritte dallo scrittore dalla sua stanza di manicomio riguardanti la travagliata storia d’amore vissuta con Sibilla Aleramo. Accompagnati dalle musiche composte ed eseguite da Ruben Rigillo, i due riportano così in vita le poesie e la vita di Campana.
Anteprima nazionale Cani morti di Jon Fosse, messo in scena da Carmelo Alù con la produzione del Teatro Metastasio di Prato. L’inedito testo di Fosse indaga i meccanismi inconsci messi in moto da eventi sui quali gli esseri umani non hanno nessun potere decisionale, partendo dalla scomparsa del cane del protagonista. Un adattamento fluido e verosimile, recitato da interpreti che narrano il dramma con efficacia e sensibilità.
Ultimo appuntamento con la prosa prima di lasciare Sansepolcro per me è stato la prima assoluta del nuovo spettacolo di Antonio Ianniello prodotto da Gli Scarti, Kronoteatro Albenga e Armunia Festival. Canoe di popolazioni primitive mette in crisi i concetti di famiglia, paternità, appartenenza a vincoli sociali e di parentela con naturalezza e pochissimi mezzi scenici. Ianniello crea una drammaturgia scenica ad hoc affinchè l’attenzione sia tutta sulla parola, tralasciando ogni forma di rappresentazione intesa in senso tradizionale. Sul palco Federica Santoro e Michele Sinisi.
Al termine della mia permanenza a Sansepolcro, tirando le somme dei tre giorni di programmazione visti, posso affermare che il Kilowatt si conferma sempre più una forte realtà, accattivante e radicata nel panorama nazionale dei festival estivi con un forte interesse per la contemporaneità, il presente storico e i problemi sociali in cui siamo immersi, i nuovi linguaggi della scena italiana e non solo.