Danilo Rea piano solo
Il 21 luglio a Civita Castellana (VT) per il XXX CivitaFestival arriva il jazz di Danilo Rea con Something in our way, ovvero i Beatles e i Rolling Stones suonati da uno dei pianisti più amati d’Italia.
Nato a Vicenza quasi per caso, Danilo Rea è romano, ma non d’adozione. È romano perché la sua storia in musica nasce a Roma, tra le pareti di casa sua, dove l’incanto per i vecchi vinili di Modugno è più forte, già da piccolissimo, di qualsiasi divertimento: il vero gioco è suonare il piano, il vero incanto è la musica, il vero sogno è la melodia, il vero abbandono è nell’armonia. E la passione diventa studio al Conservatorio di Santa Cecilia, dove si diploma in pianoforte con il massimo dei voti e dove insegna nella cattedra di jazz fino al 2017.
Con Something in our way, il 21 luglio al XXX CivitaFestival, i successi delle due band britanniche icone della musica pop e rock dagli anni ’60, si uniscono sul filo delle note del piano di Danilo alla memoria di tutti noi e racchiusi nel disco in piano solo, pubblicato per Warner Music Italy.
In “Something in our way”, le differenti vie musicali delle due formazioni convivono, si alternano e si uniscono nelle note di Rea, superando l’eterna dicotomia. Dalla melodia di Let it be, all’appassionata Angie, passando per il ritmo di Ob-la-dì Ob-la dà e l’energia di Jumpin’ Jack Flash, Danilo scompone, riarrangia e ricostruisce, fino a restituire la musica che si colora di nuove sfumature.
Il 21 luglio al XXX CivitaFestival, uno show dinamico in cui l’improvvisazione è protagonista, proiettando gli spettatori in un mondo le cui strade sono ancora tutte da scoprire. “Io improvviso sempre durante i concerti, odio avere una scaletta”, racconta. “Nel live ci saranno le canzoni di Something in our way ma nulla è già deciso: per me un concerto è come un salto in un mondo che ti si apre strada facendo. È un po’ come raccontare una storia, cercando di costruirla parola dopo parola, e trovando spunti per reinventarla ancora, sempre viaggiando melodicamente sul filo dei ricordi comuni”.