Un privilegio e un impegno straordinari l’interpretazione da parte di Sonia Bergamasco – pluripremiata attrice di teatro, cinema e tv dalla sorprendente carriera sotto la guida di maestri d’eccezione come Giorgio Strehler, Massimo Castri, Carmelo Bene… – di Fernanda Wittgens (Milano 1903-1957), storica ed esemplare direttrice della Pinacoteca di Brera e Soprintendente alle Gallerie di Milano (prima donna in Italia a vincere tale concorso nel 1940 e a ricoprire incarichi del genere), paladina nel dopoguerra del restauro dell’Ultima Cena e persona simbolo di un sincero impegno civile per la salvaguardia di opere d’arte, monumenti e vite umane contro le atrocità della guerra e delle leggi razziali. Un’eccezionale lezione di vita che sarà replicata nel settembre 2019, sempre al Teatro Grassi, a chiusura delle celebrazioni per il cinquecentenario della scomparsa di Leonardo e che si raccomanda di non perdere per respirare una boccata di ossigeno in questi tempi di generale sfaldamento dei valori.
Un’appassionata ricostruzione della sua esistenza attraverso lettere, relazioni e appunti a cominciare dal 1928, momento in cui – dopo essersi laureata nel 1925 in lettere con una tesi in storia dell’arte sotto la guida di Paolo D’Ancona e avere insegnato storia dell’arte presso i Licei Parini e Manzoni – presentata a Ettore Modigliani (Direttore della Pinacoteca di Brera e Soprintendente alle Gallerie della Lombardia), è assunta quale “operaia avventizia’’ pur svolgendo quasi da subito funzioni tecniche e amministrative e divenendo assistente e poi ispettrice di Modigliani il quale nel 1935 viene allontanato dalle sue funzioni e quale ebreo con l’entrata in vigore delle leggi razziali del 1938 diviene oggetto di ben altre persecuzioni.
Così attraverso scritti vari con l’ausilio di immagini (toccanti quelle di una Milano ‘dilaniata’ dagli insensati bombardamenti compiuti dalla Raf su obiettivi artistici) si dipana la vita di Fernanda Wittgens sempre più attiva come saggista e, dopo lo scoppio della guerra, nella salvaguardia delle opere affidatele in custodia dallo Stato e nell’aiuto ad amici ed ebrei in pericolo in Italia finché la ‘riconoscenza umana’ le fa vivere momenti drammatici affrontati con straordinaria forza d’animo e seguiti alla fine del conflitto dall’inserimento attivo nella ricostruzione. In tale situazione spicca ancora una volta l’alacre e incessante energia nel sostenere operazioni di salvaguardia e restauro appoggiata da architetti, restauratori e personaggi di vaglia della sua epoca fino al trionfo della presentazione del restauro del Cenacolo.
Momenti di grande e intensa emozione per gli spettatori che compiono un vero salto à rebours grazie anche al ‘Memoriale dei lavori di restauro del Cenacolo’ (condotto nel 1954) di cui sono evidenziate
storia, reazioni della gente e osservazioni interessantissime sulla ‘gestualità delle mani’ tipicamente italiana che rende l’affresco dinamico e quasi parlante.
Uno spettacolo avvincente con un’Italia seria e operosa che non tende solo a fare passare il tempo perché arrivi l’ora di tornare a casa e nella quale non trionfa la filosofia per cui più furbo è colui che riesce a portare a casa uno stipendio senza fare nulla: la Wittgens con il suo impegno sociale, politico e civile è all’epoca più una regola che un’eccezione.