1994: quando esordì in teatro, il testo di Alessandro Baricco trasposto per la scena da Gabriele Vacis poteva apparire come la celebrazione/riflessione del secolo breve che andava terminando. Novecento ripercorre la storia dei cento anni del XX secolo attraverso la narrazione della particolare vicenda di Danny Boodman T.D. Lemon, “il più grande pianista di sempre”: una storia fatta di viaggi, speranze, sentimenti e tragici epiloghi.
Soprannominato “Novecento” dal padre adottivo, l’enfant prodige trovato nei primi mesi di vita a bordo del transatlantico Virginian, Danny Boodman è il predestinato a incarnare quella storia breve di un secolo che circa a metà del suo trascorso avrebbe visto interrompere speranze e sentimenti dalla tragedia della Grande Guerra. Interpretato da un Eugenio Allegri che ammette di aver finito con l’essersi totalmente immedesimato nel personaggio (“Novecento c’est moi”), lui avrebbe potuto vederli tutti, i lunghi decenni del secolo, se solo gli orrori della guerra non lo avessero costretto a un prematuro ritiro sui fondali oceanici insieme al Virginian, la sua sola casa.
Il destino comune del secolo e del suo omonimo è il tema dell’opera; il piano dell’espressione viene tuttavia affrontato passando sotto il setaccio della metafora. La musica, in qualità di espressione artistica che ha subito i mutamenti più profondi nel corso dello scorso secolo, rappresenta la tripla incarnazione del Novecento di Baricco: il jazz, figlio creolo di una mistura di culture avvicinate in maniera coatta.
Nelle interazioni sceniche limitate al telone di sfondo, l’introspezione di Allegri/Novecento si esprime nel ritmo: il suo lungo monologo sincopato scandisce la storia di un orfano che trova nella musica la sola possibile espiazione, facendosi simbolo di un secolo sciagurato. Gli acuti espressionistici, le frequenti onomatopee, le improvvisazioni scat inserite nel flusso delle parole avvicinano la regia di Vacis e l’interpretazione di Allegri alla manifestazione pura, incommensurabile della musica.
2018: un quarto di secolo dopo la sua prima comparsa su un palcoscenico, la favola del pianista nato in nave e sempre fedele al pianoforte suscita un fascino perfino maggiore oggi, nel momento in cui il nuovo secolo raggiunge la canonica maturità dei 18 anni. Una favola che ancora una volta ci porta a riflettere sugli orrori del XX secolo e su speranze e sentimenti che le sue innumerevoli voci riverberano a tuttoggi con forza e costanza.
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Novecento
di Alessandro Baricco
con Eugenio Allegri
regia Gabriele Vacis
scenofonia Roberto Tarasco
collaborazione ai costumi Elena Gaudio
produzione Società Cooperativa ArtQuarium, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale