In questi tempi dominati dai social, sempre più inclini all’esagerazione e all’iperbole, si grida al capolavoro con estrema facilità. Spesso sono soltanto spettacoli gradevoli, ben fatti, mediamente brillanti, ma nulla di più. Un piccolo capolavoro, invece, c’è davvero, e ha visto il consueto successo di pubblico (gli applausi sembravano non finire mai) domenica 7 ottobre al Teatro Vittoria di Roma. Segniamoci il titolo: “Non è colpa della cicogna”, della compagnia “Un teatro da favola” (che abbiamo avuto il piacere di segnalare fin dalla sua nascita, appena tre anni fa, come tra le più promettenti nel campo del teatro italiano per bambini e ragazzi). E andiamo a vederlo, appena capita, perché non succederà spesso di spendere un’ora in maniera così intelligente, divertente, commovente.
“La fiaba più bella mai raccontata, la nascita di una vita”. Così lo presenta Pietro Clementi, attore, regista e autore dello spettacolo. L’inizio è metateatrale: la compagnia sta per iniziare le prove di una nuova pièce, gli attori arrivano alla spicciolata. In scena ci sono anche Pietro (che interpreta se stesso) e sua figlia Alice (la sua vera figlia): la ragazzina deve fare una ricerca per la scuola, il tema è “come nascono i bambini”. La questione dà naturalmente vita a una serie di gag esilaranti, l’intera compagnia viene coinvolta (chi tira in ballo la cicogna, chi le api, chi invece viene bloccato un attimo prima di fare gesti fin troppo espliciti), ma spiegare crea imbarazzi, reticenze oppure eccessi. E poi non è l’approccio giusto: i bambini nascono dall’amore “tra un papà e una mamma”, ed è questo che andrebbe raccontato. Le prove allora si fermano, e la compagnia mette in scena un’altra storia: quella tra Pietro e sua moglie Elena (la sua vera moglie), da cui appunto è nata Alice.
Da qui in poi lo spettacolo diventa una “soggettiva” della vita dell’autore. In scena si svolge il racconto della relazione tra Pietro ed Elena, nata nell’estate del 1995: l’incontro in un villaggio turistico (e il pubblico in sala più di una volta è invitato a partecipare ai classici balli di gruppo tanto usati nei villaggi), il primo appuntamento, il primo ballo “lento”. Si arriva così al momento cruciale: “io vorrei baciarti” dice lui, “io ti vedo solo come un amico” risponde lei. E giù risate, gag, battute. Ovviamente il bacio poi ci sarà, e si arriverà al concepimento di Alice. Qui lo spettacolo raggiunge il punto di massimo divertimento: in scena gli attori si presentano travestiti da spermatozoi e da ovuli, dando vita a scenette, a raffica una dietro l’altra, davvero esilaranti.
Ma lo spettacolo cambia ancora, e diventa via via più intimo. Non racconteremo le ultime sorprese che lo spettacolo offre, ma ci riserviamo un’ultima annotazione: nel monologo finale, quando il protagonista parla del rapporto tra un padre e una figlia (“i nostri figli sono la nostra eredità”, viene detto), è difficile trattenere una profonda commozione. “Non è colpa della cicogna”, insomma, è davvero un gioiello. Una compagnia di attori bravissimi (Pietro Clementi, Alice Clementi, Grace Ambrose, Livia Lucina Ferretti, Francesca Romana Biscardi, Valerio Palozza, Beatrice De Luigi, Francesco Mantuano e Daniele Trombetti), per una prova drammaturgica di notevole spessore, che tiene assieme divertimento e poesia, memorie personali e un po’ di educazione sessuale (con estrema naturalezza si citano pene e vagina), raccontandoci, in modo profondo e lieve nello stesso tempo, la bellezza e la forza dei rapporti d’amore fra uomini, donne, genitori e figli.