La messa in scena del Servitore di Goldoni riarrangiata da Valerio Binasco, direttore artistico del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, abbandona la tradizione in favore dell’umanità dei personaggi. Come già dimostrato da Binasco in altre occasioni, per questo Arlecchino servitore di due padroni l’enfasi è stata posta sulla coerenza delle intenzioni umane di ciascun figurante: un Goldoni senza maschere, ma un omaggio alla Commedia dell’Arte ancora maggiore, se si considerano le maschere nient’altro che la stereotipizzazione degli atteggiamenti umani…
Le identità pretese da chi appare sul palco nella prima metà dello spettacolo, d’altra parte, rende maggiormente verosimili gli umani di questo “giallo” goldoniano – con tanto di vittima ma senza un assassino, con un mistero da svelare ma senza una soluzione che si allontani dai canoni leggeri della commedia. A essere complessi sono piuttosto proprio quelle intenzioni umane che provocano incomprensioni e misfatti, come abilmente suggerito dai cambi di scena che offrono una tutt’altro che gratuita sfilata dei personaggi, a indicare il garbuglio di relazioni degno di un thriller ante-litteram.
È in questa ragnatela che l’Arlecchino interpretato da Natalino Balasso cerca di districarsi mettendo il proverbiale piede in due scarpe, senza che il suo ingenuo e genuino personaggio sia realmente capace di gestire l’ambiguità del servizio simultaneo nei riguardi di due padroni. Questa sua ovvia difficoltà di sdoppiarsi diventa un sagace pretesto comico (come nella sequenza della cena alla locanda, giocata sui ritmi delle entrate e delle uscite dei servitori) e si tramuta essa stessa in pretesto drammaturgico, nonché drammatico, per dipanare l’intrico degli equivoci.
Nonostante il titolo, Arlecchino è quasi una comparsa dietro le vicende che vedono fronteggiarsi Pantalone (Michele di Mauro) e Il Dottore (Fabrizio Contri) i cui figli (Elena Gigliotti e Denis Fasolo) dovrebbero unirsi in matrimonio, ostacolati dall’improvvisa ricomparsa di Federico Rasponi (Elisabetta Mazzullo), creduto defunto. Eppure il titolo in cartellone spetta a pieno diritto ad Arlecchino, solo non in qualità di protagonista ma come mediatore e risolutore delle tensioni create tra più fazioni in gioco.
In questo senso, con un Arlecchino che funge da “soluzione al mistero”, il Servitore di due padroni può essere considerato davvero un giallo di metà ‘700 firmato da Carlo Goldoni.
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Arlecchino servitore di due padroni
di Carlo Goldoni
con (in ordine alfabetico) Natalino Balasso, Fabrizio Contri, Marta Cortellazzo Wiel, Michele Di Mauro, Lucio De Francesco, Denis Fasolo, Elena Gigliotti, Gianmaria Martini, Elisabetta Mazzullo, Ivan Zerbinati
regia di Valerio Binasco
scene Guido Fiorato
costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari
musiche Arturo Annecchino
regista assistente Simone Luglio
assistente scene Anna Varaldo
assistente costumi Chiara Lanzillotta