Una storia ambientata in un West contemporaneo e crudo. Con una chance di riscatto finale. Con La Fanciulla del West l’Opera di Lipsia (https://www.oper-leipzig.de) ha inaugurato la serie delle sue nuove produzioni, continuando con il successo del repertorio pucciniano che ha caratterizzato anche le passate stagioni.
Cusch Jung firma uno spettacolo oltremodo realistico. Rimuove dalla Fanciulla tutto il possibile côté da operetta soap e la riporta dove deve stare, in un microcosmo isolato di passioni forti e basilari.
Le scene di Karin Fritz, che ha realizzato anche i costumi, inseriscono i personaggi in un grande ambiente industriale, la sala dove i minatori si cambiano e si rilassano dopo essere riemersi dal pozzo. Décor spartano. “La Polka”, il saloon gestito da Minnie, è niente più che un tavolo e qualche pila di casse di bottiglie. Si gioca pesante sbattendo le carte direttamente sui pancali di legno. Gli stessi pancali sui quali poi Minnie leggerà la Bibbia ai minatori. In questo ambiente si muove una società tutta al maschile, mossa da pulsioni elementari e divorata dalla nostalgia. E dal desiderio di una vita differente, magari più gentile. Un mondo molto al testosterone in cui si aggirano omaccioni in felpa e asciugamano stretto alla vita. Uomini duri, che sembrano uscire da un romanzo di Elmore Leonard. In questo mondo anche Minnie, unica presenza femminile a parte la serva indiana Wowkle ben portata in scena da Christiane Döcker, è davvero una donna del selvaggio West. Una Meagan Miller statuaria che va a giro sempre armata, che si gioca a carte (barando) la vita di Johnson e la sua su uno scatolone di cartone e che alla fine salva l’amato dalla forca fucile alla mano.
In questo western moderno e credibile non manca però la possibilità di redenzione, di un nuovo inizio, che Minnie e Johnson sapranno cogliere. Dal punto di vista visivo è comunque uno spettacolo compatto e forte, dove mancano le mezze tinte. Sono davvero tutti banditi e bari! Date le emozioni in campo, anche la recitazione è improntata a una gestualità piuttosto volitiva. Johnson dichiara il suo amore a Minnie con le mani infilate nella cintura, à la John Wayne.
È la parte musicale della serata a farsi carico delle sfumature. Nella Fanciulla l’orchestra è protagonista di primo piano nel raccontare essa stessa la vicenda e la Gewandhausorchester, ai comandi di Ulf Schirmer (Intendant e Generalmusikdirektor della stessa Opera di Lipsia), ricrea alla perfezione la forza drammatica della partitura pucciniana. Una partitura complessa e ricca di effetti teatrali, che per la sua efficacia potrebbe ben essere la colonna sonora di un film. Anche in questa occasione la Gewandhausorchester conferma tutta la sua classe con un suono a tratti minaccioso e quasi selvaggio, a tratti affettuoso e sensibile.
Sul tessuto musicale intrecciato da Ulf Schirmer, spiccano i protagonisti della serata. Meagan Miller padroneggia il ruolo di Minnie con voce ricca di bei colori, soprattutto nel registro più basso. Modula sapientemente i volumi, alternando momenti più sfumati a passaggi in cui dispiega tutta la potenza lirica del suo strumento, come nella scena della capanna nel secondo atto. Una Minnie davvero convincente. Gaston Rivero è un Dick Johnson potente e volitivo. Una prestazione di gran forza vocale cui a volte qualche accento più aggraziato non avrebbe nuociuto, magari in “Che’ella mi creda”. Avido e tormentato Simon Neal nei panni di Jack Rance, che in questo spettacolo somiglia più a durissimo vigilante che a uno sceriffo. Il baritono inglese sfoggia per tutta la recita una bella vocalità, potente e dal timbro sicuro e brunito. Bravi anche i numerosi comprimari fra cui spiccano il Sonora di Jonathan Michie e il Jack Wallace di Sejong Chang, che si fa apprezzare nella canzone nostalgica del menestrello. Se si può muovere un appunto, la dizione dei protagonisti potrebbe migliorare.
Alla fine grandi applausi per tutti i protagonisti della serata, compreso il team registico che fa ;a su apparizione in scena.
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SCHEDA
LA FANCIULLA DEL WEST
Opera in tre atti.
Libretto di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini (dal dramma »The Girl of the Golden West« (1905) di David Belasco
In Italiano con soprattitoli in tedesco
DIRETTORE Ulf Schirmer
REGIA Cusch Jung
SCENE E COSTUMI Karin Fritz
MAESTRO DEL CORO Alexander Stessin
MAESTRO DEL CORO Thomas Eitler-de Lint
DRAMMATURGIA Christian Geltinger
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CAST
MINNIE Meagan Miller
WOWKLE Christiane Döcker
JACK RANCE Simon Neal
DICK JOHNSON Gaston Rivero
NICK Patrick Vogel
ASHBY Randall Jakobsh
SONORA Jonathan Michie
TRIN Matthew Peña
SID Franz Xaver Schlecht
JACK WALLACE Sejong Chang
BELLO Viktor Rud
HARRY Tyler Clarke
JOE Sven Hjörleifsson
HAPPY Jakob Kunath
LARKENS Roland Schubert
BILLY JACKRABBIT Artur Mateusz Garbas
JOSÉ CASTRO Jean-Baptiste Mouret
UN POSTIGLIONE Tae Hee Kwon
Coro maschile dell’Opera di Dresda
Gewandhausorchester