Lunedì 15 ottobre, Teatro alla Scala
F. J. Haydn | Die Schöpfung, oratorio per soli, coro e orchestra
direttore | Adam Fischer
maestro del coro | Bruno Casoni
soprano | Genia Kühmeier
tenore | Peter Sonn
basso | Günther Groissböck
mezzosoprano | Daria Cherniy
Orchestra e coro del Teatro alla Scala
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Il suono come origine dell’Universo o la Creazione come origine della musica?
Nella musica dell’oratorio Die Schöpfung (La Creazione) di Haydn si sono voluti cercare riferimenti al protestantesimo, alla massoneria e ad ogni altra possibile spiegazione che non fosse forse quella più lampante. L’autore stesso spiegava che il sentimento di traboccante gaiezza che cuce la tripartizione che regola l’oratorio non è altro che l’incredibile gioia di Dio.
Se interpretazione e filologia sono ormai i fattori che giudicano il lavoro di un direttore, di certo non si può dire che al direttore Adam Fischer questi manchino, soprattutto nel repertorio haydiano, di cui è uno dei principali custodi.
Ma meglio ancora non si può eseguire il volere di un compositore se non manifestando sul podio quella stessa giocondità trasmessa nel pentagramma.
Il pollice teso alla fine degli interventi orchestrali o corali a rassicurazione che tutto sta procedendo come deve, il sorriso di chi si sta divertendo a essere in quel preciso momento sul podio e lo sguardo sempre vigile sui cantanti, mimando con gli occhi l’interpretazione dei recitativi, sono manifestazioni di partecipazione ignote agli ascoltatori, sia in teatro che in ascolto della diretta radiofonica, ma che mi preme riportare per simboleggiare quanto fosse partecipativa la prova del direttore.
Una esecuzione che, in quei cento minuti, pareva l’unica cosa importante di questo mondo.
Fischer, come il demiurgo della Creazione, protagonista silenzioso anche nelle pagine di Haydn, ha plasmato musica con gesti sempre in anticipo rispetto ai musicisti ma perfettamente efficaci.
Se siete Indecisi sul primo oratorio da sentire in vita vostra non solo vi consiglierei queste pagine musicali per la loro vivacità di intenti e l’intellegibilità, attraverso la musicalità metaforica dei versi, ma anche vi inviterei alla godibilità dell’interpretazione di Fischer.
Fresca, puntuale, narrativa.
I solisti, angeli osservatori della creazione divina, ben figuravano nel mosaico del brano.
Il soprano Genia Kühmeier e il tenore Peter Sonn conducevano nel continuo alternarsi dicotomico di sinfonico e recitativo, interpretando il testo e lavorando di fino nei momenti di lirismo.
Ben inserito il basso Günther Groissböck e gli interventi del mezzosoprano Daria Cherniy, solista dell’Accademia di Perfezionamento del Teatro.
Come sempre encomiabile il lavoro di Bruno Casoni sul coro del Teatro che ha brillato alla pari degli esecutori madre-lingua.
Prossimo appuntamento a fine mese (28, 30 e 31) con il giovane figlio d’arte, Lorenzo Viotti e con un programma variegato che abbraccerà Wagner, Debussy, Rachmaninov e Skrjabin.