Il mito della ricchezza da Re Mida al Bitcoin
di e con Enrico Castellani, Diego Dalla Via, Marta Dalla Via, Carlo Presotto, Valeria Raimondo
luci e audio Roberto Di Fresco, Luca Scotton
produzione La Piccionaia- Centro di Produzione Teatrale
Per il 71 Ciclo di Spettacoli Classici
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Meno male che ho ricontrollato dove avrebbero messo in scena lo spettacolo Oro Colato perché sarei andata direttamente al Teatro Olimpico come è usuale che sia, di solito, per tutti gli spettacoli del Ciclo dei Classici, organizzato dal Teatro Olimpico di Vicenza. Nonostante la sorpresa, per fortuna lo spettacolo lo si è fatto all’Astra di Vicenza perché per come lo hanno pensato e realizzato, molto probabilmente, questo spettacolo non si sarebbe mai potuto fare all’Olimpico!
Come ad esempio aspettare all’uscita del teatro l’arrivo degli attori in limousine bianca e lo stendersi del Red Carpet ai piedi dell’auto, in perfetto stile con la mostra del cinema di Venezia.
Lo spasso e l’eccitazione per l’avvenimento si è fatto sentire da subito, a partire dalla corsa del pubblico alle poltrone: è stata come una botta improvvisa di euforia regalataci dagli attori che ci hanno invitato a seguirli per vedere cosa sarebbe successo dopo una presentazione così Vip e social… e chi l’ha detto che il teatro non possa essere così elettrizzante?!
Mentre noi spettatori correvamo per prendere posto in teatro, le luci strobosferiche e la musica elettronica da serata disco hanno continuato a mantenere alta la nostra euforia, sopratutto perché “ricordate, signori spettatori che il protagonista della serata è la soppressa appesa sopra il palco!” Ebbene si, sul palco, appesa, c’era proprio una vera soppressa veneta ed anche molto grossa!
“Quanto pesa signorina?” Mi chiede l’attore Carlo Presotto, lanciandomi un bacio. Io ho scommesso per 6,3 kg ma la bilancia vivente deciderà per un peso inferiore (che poi la bilancia non era altro che una donna).
Immaginate lo stupore della signora che si sente chiamare come la vincitrice della soppressa… M’immagino la conversazione a casa della signora “Cara, dove sei stata questa sera? Ad una sagra? Ma non mi avevi detto che andavi a teatro?!”
Per la prima volta, i Fratelli Dalla Via, Babilonia Teatri e Piccionaia si uniscono per una produzione incredibile, quello che ne è uscito è una divertentissima carnevalata: un mix incredibile di stili e generi.
In Oro Colato non ci si aspetta nulla perché ci si può aspettare di tutto: inizialmente crediamo di andare ad un evento chic ma gli attori improvvisamente ci catapultano ad una sagra, facendoci desiderare di vincere e portare a casa una vera soppressa di maiale! “È la carne signori che conta mica i schei!”
“Da questo momento in poi, i nostri soldi non valgono più nulla, non ci credete? Controllate su Google” e mentre gli attori ci invitano a prendere i telefonini, le luci si accendono in platea come se dovessimo testare la nuova realtà che incombe, un nuovo pensiero s’innietta come un tarlo nella nostra mente, sento già le voci soffocate dietro di me “ma sarà vero? Lo prendo il telefono?”
Dal monologo di Valeria Raimondi si capisce come fin da bambini, grazie al salvadanaio siamo stati abituati ad adorare ed affezionarci prima al maialino-salvadanaio, e subito dopo al suo contenuto, ai soldi, che fin da toseti siamo stati educati a salvare fin dal più piccolo centesimo di rame!
Ma per quale motivo se poi la Banca Popolare di Vicenza (e non solo la popolare di Vicenza), alla fine come per magia ha fatto sparire i risparmi di una vita di tantissime famiglie e non ci sono colpevoli?!
E saranno i discorsi da bar di Diego Dalla Via a farci sentire dei poveri imbecilli creduloni che investono sui Bit Coin o sulle altre criptovalute senza sapere nemmeno cosa siano, solamente per il culto del soldo. Diego Della Via è così bravo a raccontarci quello che succede tra i bar vicentini che pure noi c’immedesimiamo subito in quelle atmosfere da imbriagoni e diventiamo esattamente lo specchio del suo personaggio: affamati di ottenere soldi facili, anche se esattamente non sappiamo nemmeno quanto vale una cripto valuta, non ce ne frega niente se poi tra un goto de vin e una partita a carte, quelli diventano miliardi. Il problema però si pone quando per prelevare quei soldi ci ricordiamo che abbiamo bisogno di un codice numerico lunghissimo che però abbiamo scritto su un foglio che abbiamo usato anche per segnare i punti alla briscola. E come Diego, ed il suo personaggio anche noi ci chiediamo “ma quanto moni semo?” (trad. “quanto siamo idioti”? Purtroppo la sfumatura alla traduzione in italiano si perde completamente)
E poi l’incredibile e perfetta Marta Dalla Via: lei e i suoi testi sono di uno spasso innati. Marta ci parla di calcio, del tifo e dell’entusiasmo e della fede che abbiamo nel tifo; sarebbe bello mettere questo entusiasmo anche in una politica attiva contro le ingiustizie, o no? Marta ci racconta del Calcio Vicenza che però è stato comprato da un cinese e ci incita al tifo (“Vicenza come Pechino”), c’insegna e ci fa cantare il nuovo inno del nuovo Vicenza calcio, comprato da un certo Zu-nin (cinese-veneto?), anche se dopo ci sveleranno che in realtà il Vicenza calcio del 2018 non esiste più ma la squadra bianco rossa altro non è che il Bassano travestito con i colori del Vicenza.
“Signori, non uscirete di qui finche non ci avrete dato i vostri soldi, tanto non valgono più nulla”. Eppure un senso di fastidio ci attanaglia: “ma come si permettono a chiederci dei soldi, il biglietto l’abbiamo pagato, che vogliono ancora?”
Io me ne vado divertita come non mai, pensando all’unico slogan che forse in Veneto funzionerebbe sempre “Tacà ai scheì finchè morte non se taca su noialtri” che sarebbe a dire “Attaccati ai soldi finché morte non ci separi”.
Mi resta solo una domanda…ma i classici della tragedia che c’entrano?