“Forse devo cancellare Lila da me come un disegno sulla lavagna, pensai, e fu, credo, la prima volta. Mi sentivo fragile, esposta a tutto, non potevo passare il mio tempo a inseguirla o a scoprire che lei mi inseguiva, e nell’un caso e nell’altro sentirmi da meno”. Elena Ferrante
Il progetto di “Fanny & Alexander” è ambizioso e interessante: prendere la tetralogia di Elena Ferrante, la cui fama è ormai arrivata oltreoceano, e portarla in scena a teatro in un solo spettacolo.
La saga de “L’amica geniale” è rielaborata con cura per adattarsi a un nuovo linguaggio, quello teatrale. Al centro della storia rimangono comunque loro, Lenù e Lila con il loro legame ambiguo e viscerale.
Sul palco vi sono solo le due attrici Chiara Lagani (anche ideatrice e drammaturga, costumista) e Fiorenza Menni (che si è occupata anche della ricerca e dell’allenamento coreografico) le quali in un dialogo-eco portano in scena da sole il rapporto tra le protagoniste. Le due attrici sono bravissime e realmente convincenti nel loro essere Lenù e Lila, è evidente la tensione nel rapporto tra le due. Lo spettacolo tuttavia non è solo recitazione: è luci, video, suoni, musiche, coreografie, trucco e costumi.
I testi non sono solo di Elena Ferrante, infatti Chiara Lagani si ispira anche a Frank Lyman Baum, Toti Scialoja, Wislawa Szymborska. Il catalogo gestuale invece, parte fondamentale dello spettacolo, è ispirato a coreografie di Pina Bausch, Maurice Bejart, Trisha Brown e Anne Teresa De Keersmaeker.
È dunque evidente la ricerca intellettuale e la raffinatezza di questo spettacolo, pensato con la cura e l’esperienza decennale che contraddistingue “Fanny & Alexander”.
Le due protagoniste si rincorrono in un gioco di echi e di gestualità ricorrenti, un’ossessione che ricorda, come spiega Luigi De Angelis, il morso della taranta e le sue danze salvifiche e curative.
Lo spettacolo è affascinante, interessante, esteticamente ineccepibile.
Tuttavia scrivendo questa recensione non si può tralasciare un importante elemento che è stato impossibile non notare. Se si concepisce il teatro come costituito dal rapporto tra gli attori e il pubblico, in questo caso il pubblico ha avuto una risposta negativa.
Indagare almeno in parte i motivi di questo fatto è sicuramente interessante.
La lunghezza dello spettacolo ha probabilmente giocato a sfavore: tre ore e dieci di attenzione, anche se con intervallo, sono davvero molte da richiedere a uno spettatore. Tuttavia non credo che sia davvero questo il motivo della diserzione di non poche persone dalla sala.
Forse in molti avrebbero voluto un approccio più tradizionale alla storia e sono stati delusi dalla rivisitazione del testo originale.
Oppure la vera motivazione va proprio cercata nel ritmo voluto e creato dallo spettacolo. Questo ritmo infatti vuole essere volutamente ridondante, vorticoso (come una taranta appunto), cadenzato.
Lo spettatore dovrebbe essere straniato da una danza tra l’apollineo e il dionisiaco, felicemente ebbro nel caos dove è trasportato, sospeso in un limbo tra realtà e finzione.
Invece la sensazione è purtroppo quella di essere scombussolato e imprigionato in un labirinto dalla ripetizione quasi nauseante. Desidera andarsene.
Tuttavia non è forse questo il segno che lo spettacolo ha davvero avuto un forte potere, seppur in negativo?
Certamente è paradossale che ciò avvenga quando alla base vi è un’opera amatissima dal pubblico. Forse, a ben pensarci, è proprio il trasporto del pubblico per la saga la causa scatenante di tutto.
Perché si sa, quando si tratta di amore per un’opera, i lettori sono sempre i giudici più severi.
———–
tratto dalla tetralogia L’amica geniale di Elena Ferrante (Edizioni e/o)
un progetto di Fanny & Alexander
ideazione Chiara Lagani e Luigi De Angelis
con Chiara Lagani e Fiorenza Menni
drammaturgia Chiara Lagani
regia, light design, spazio scenico Luigi De Angelis
sound design Tempo Reale/Damiano Meacci
video Sara Fgaier
ricerca e allenamento coreografico Fiorenza Menni
progetto sonoro Luigi De Angelis
vocals Emanuele Wiltsch Barberio
percussioni Cristiano De Fabritiis
supervisione tecnica e cura del suono Vincenzo Scorza
tecnico di palcoscenico Giovanni Cavalcoli
costumi Chiara Lagani collezione Midinette
fotografia e riprese video Alessandra Beltrame e Stefano P. Testa
postproduzione Davide Minotti
sviluppo Super 8 Alessandra Beltrame presso Cinescatti
materiali di archivio Associazione Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famigliae Bruno Belfiore
organizzazione e promozione Ilenia Carrone
produzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia/ Ravenna Festival/ E-production
in collaborazione con Ateliersi
ringraziamenti Lorenzo Gleijeses, Giorgia Sangineto, Sofia Di Leva, Andrea Argentieri