Dopo il successo del Flauto magico del Komische Oper di Berlino, il Teatro dell’Opera di Roma chiude la stagione ancora nel segno di Mozart con un nuovo capitolo della trilogia dell’amore secondo Graham Vick che lo scorso anno aveva trasportato Così fan tutte (o la scuola degli amanti) in una vera e propria aula scolastica fra alunni e professori.
Il nuovo allestimento del Costanzi debutta il 30 ottobre (in scena fino all’11 novembre, per 11 repliche inclusa l’anteprima giovani) e promette il sold out a distanza di tre anni, era il 2015, dal ritorno in scena delle Nozze nell’allestimento storico (e in stato di grazia) di Strehler.
Ma l’approccio di Graham Vick sarà completamente diverso senza dimenticare la critica sociale, irrinunciabile per il registra inglese che già aveva offerto una rilettura politica del Mahagonny al Costanzi.
“Sarà un allestimento moderno con costumi moderni, ma non è stato attualizzato – spiega Vick introducendo le sue Nozze – Ma le persone in scena siamo noi: ho voluto mantenere la stessa teatralità e la freschezza del testo. Anche nell’opera di Beaumarchais non esiste un’epoca precisa anche perché ha già spostato la storia dalla Francia alla Spagna”.
In un’opera solo apparentemente leggera, tutta giocata sugli equivoci e sulle diverse pulsioni d’amore, vivacissima e sempre folgorante, è impossibile però restare indifferenti alle forti implicazioni politiche e di critica nei confronti della decadente società dell’ancient régime, ormai agonizzante e sul viale del tramonto. E Vick non poteva ignorare quest’aspetto che sembra centrale nel suo allestimento.
“Al centro dell’opera c’è l’idea dell’abuso del potere: resterà lì per sempre per indicare gli abusi di potere che quotidianamente vengono perpetrati sulle persone -sottolinea Vick – Nella mia regia ho voluto esaminare proprio questo osservando dove gli uomini e le donne vogliono arrivare. Si parla di abuso di potere e nessuno ha alcuna nostalgia dell’aristocrazia e dei suoi privilegi”.
“Al mondo ci sono le persone che hanno qualcosa e le persone che non ne hanno – e quasi tutti coloro che vengono a vedere in teatro le Nozze di Figaro sono come il Conte e la Contessa e non Figaro e Susanna – continua il regista – C’è sempre un mondo diviso a livello sociale ed economico, la schiavitù è anche sfruttamento di tanti domestici pagati poco che sono schiavi in ricche case borghesi”.
Vick assicura una rilettura moderna, ma che rompe con tutti i precedenti.
“Non credo che esista un limite nella regia, ma certamente Mozart e Da Ponte erano irriverenti, erano due rivoluzionari e hanno voluto condividere con noi le loro esperienze. Credo che non esista il concetto di regia tradizionale: sono tutte regie moderne perché il teatro esiste nel momento stesso della rappresentazione, ma le regie funzionano o non funzionano – spiega Vick – la nostra regia rivitalizza le Nozze di Figaro, ma non è possibile replicare qualcosa di già visto. Tutti hanno lavorato seguendo le idee del momento, ma senza imitare nulla e l’idea che lo spettacolo debba nascere sera dopo sera rende il momento più prezioso”
Sul podio dell’Orchestra del Teatro di Roma, torna il direttore Stefano Montanari, direttore milanese che aveva debuttato al Costanzi lo scorso anno con Il viaggio a Reims e che tornerà l’anno prossimo sempre con Rossini per la Cenerentola.
Curioso di vedere l’approccio dell’orchestra romana a Mozart, Montanari assicura tempi “non lenti” per le sue Nozze un’opera a cui è particolarmente legato, la prima che ha diretto nel 2005.
“Sono molto affezionato alle Nozze, anche se non posso dire di conoscerle perfettamente: della trilogia mozartiana è quella che mi offre maggiori difficoltà perché è molto lunga e complessa – spiega il direttore – Abbiamo portato un tipo di scorrevolezza che rende efficiente il testo e stiamo lavorando sui recitativi, mai così importanti per riuscire a trasmette bene il senso della trama”.
Per le undici recite delle Nozze secondo Vick, esempio di “teatro musicale in cui ciascuno riesce a identificarsi con i personaggi e in cui giovano importanza centrale i recitativi” ricorda il direttore artistico Alessio Vlad, si alterneranno due cast, estremamente diversi fra di loro, ma con tante voci note al pubblico romano.
“I due cast hanno due caratteristiche molto diverse in termini di attitudine, di gestualità, di vocalità e di personalità – commenta Montanari – sarà difficile per il regista, ma molto stimolante per me”.
Il Conte di Almaviva sarà interpretato da Andrey Zhilikhovsky e Alessandro Luongo (31, 2, 7, 9), nel ruolo della Contessa Federica Lombardi e Valentina Varriale (31, 2, 7, 9), nel ruolo di Susanna ci saranno Elena Sancho Pereg e Benedetta Torre (31, 2, 7, 9, 11), Figaro sarà interpretato da Vito Priante e Simone Del Savio (31, 2, 7, 9), nel ruolo di Cherubino ci saranno Miriam Albano e Reut Ventorero (31, 2, 7, 9), Marcellina è Patrizia Biccirè, Don Bartolo è Emanuele Cordaro, Don Basilio è Andrea Giovannini, Don Curzio è Murat Can Güvem, Antonio è Graziano Dallavalle, Barbarina saranno Daniela Cappiello e Rafaela Albuquerque (31, 2, 7, 9).
E con un doppio Mozart in cartellone, la stagione si avvia verso una conclusione trionfale.
“È un momento storico per il teatro che ha raggiunto i 12 milioni e 600mila euro di incasso da gennaio, superando già di 1 milione il record precedente del teatro ottenuto nel 2016 – ha esordito con soddisfazione il Sovrintendente Carlo Fuortes – ed è sempre importante cogliere e veicolare un nuovo pubblico”.
Dopo la prima de 30 ottobre alle ore 19 e l’anteprima giovani del 28 ottobre (alle 16.30), le Nozze replicano il 31 ottobre, il 1, il 2, il 6, il 7, l’8, il 9 novembre alle ore 19, sabato 3 e 10 novembre alle ore 18, domenica 11 alle 16.30. Info su operaroma.it.