“Leonardo come genio dell’imperfezione”: è questa l’interpretazione che Vittorio Sgarbi offre di Leonardo da Vinci, ingegnere, architetto, scienziato artista, ma forse più semplicemente genio, personalità poliedrica del Rinascimento nel nuovo spettacolo, Leonardo, in scena al Teatro Olimpico di Roma dal 10 al 14 ottobre.
“In Leonardo tutto è incompiuto e tutto è imperfetto, ma si tratta di un incompiuto molto diverso rispetto al non finito di Michelangelo – esordisce il critico – Pochissime le opere compiute di Leonardo nulla affatto interessato alla completezza e alla tecnica perché il suo vero obiettivo è di prorogare la creazione perché nell’uomo c’è Dio e l’uomo deve continuare a creare”.
Questo il punto di vista da cui muove Sgarbi nella sua nuova lectio magistralis il genio del Rinascimento che aveva già esordito lo scorso giugno al Teatro Romano di Verona e che prende in considerazione un corpus di opere che vanno dal 1473 al 1513.
“Ho scelto il segmento di Leonardo pittore unico ambito in cui è piuttosto compiuto prospetto ad altri settori” continua il critico che racconterà il mistero di Leonardo anche attraverso falsi e mistificazioni, attraverso tagli, citazioni, accostamento e variazioni che toccano l’attualità, ma sempre mantenendo al centro del racconto la storia artistica del genio.
Con un taglio del tutto moderno, si toccheranno capolavori come la Gioconda (“più magnetica che enigmatica” secondo Sgarbi), la più imitata delle opere d’arte che offre la possibilità di conforto con altri artisti messa a confronto con la Dama con l’ermellino, esempio più alto e concreto della fedeltà femminile nei confronti di Ludovico il Moro o l’Ultima cena ripudiando la teoria di Dan Brown e cogliendo l’immagine di un San Giovanni tanto femminile quanto distratto da San Pietro per lasciare per la prima volta Gesù completamente solo.
“In lui si uniscono ambizione e creazione – continua Sgarbi commentando la personalità di Leonardo in costante competizione con Dio – La pittura è affare mentale e Leonardo è conscio che la realizzazione non sarà mai all’altezza dell’idea della creazione”. Di qui un senso di sublime trascuratezza, di sperimentazioni tecniche spesso fallimentari (vedi la rovinosa pittura a secco del Cenacolo).
Resta consolidata anche la struttura scelta da Sgarbi per uno “spettacolo di formula facile” come ammette il critico, che attira (e nonostante le quasi tre ore di durata) ogni tipo di pubblico attraverso la contaminazione fra la narrazione critica e le immagini visive curate dal visual artist Tommaso Arosio commentate attraverso le parole e le musiche dal vivo del compositore e musicista Valentino Corvino.
Leonardo arriva dopo il successo strepitoso di Caravaggio, personalità estremamente moderna e vicina a noi in tutte le sue debolezze e rappresenta la seconda tappa del viaggio di Sgarbi per raccontare il Rinascimento, originariamente pensato dal critico come spettacolo unico da adattare alla peculiarità di ogni città italiana, ma diviso in tre parti, inaugurato lo scorso anno con Michelangelo, “il più compiuto degli artisti” per concludersi con Raffaello, il più perfetto degli artisti.
Lo spettacolo Leonardo è anche un omaggio al genio che ne anticipa le celebrazioni che ricorrono nel 2019 in occasione del cinquecentenario della sua morte, ma Sgarbi guarda oltre e pensa già a Raffaello di cui ricorreranno i 500 anni dalla sua scomparsa nel 2020, con una mostra allestita a Urbino e dedicata a Baldassarre Castiglione, umanista e letterato. Prezzi da 39,00 a 14,50, info teatroolimpico.it.