Cosa sarà questa volta Alessandro Riccio? In cosa si trasformerà il camaleontico attore? In Bruna! Bruna è una irriverente signorona di terza età, indossa una tunica che le nasconde le belle chiappe larghe e un corpo sfiorito e decadente. Ma Bruna era bella da giovane, o almeno così si racconta lei stessa, era corteggiata, la più desiderata e tutti i maschietti nei tempi che furono la cercavano e la volevano. Ma in linea con il paradigma “tutti la vogliono e nessuno la piglia”, in Bruna è visibile nel presente una cicatrice di solitudine e di amarezza scalfita nel tempo; il rimedio è una bottiglia di alcool nascosta nella borsetta. Bruna è stata una cantante nelle balere estive, la sua voce incantava, ma tuttora riesce a rapire il suo pubblico con canzoni che non ci aspetteremmo. Bruna è davanti a noi per cantare, almeno questo è il suo proposito, ma non può fare a meno di raccontarsi, di divagare, di rivolgersi a noi, supplice di attenzione e affetto.
Bruna più o meno consapevolmente fa ridere il suo pubblico, ma dopo le prime battute questo comprende che lo spettacolo e la performance di Riccio non si esauriscono solo in questo, a un mero intrattenimento di cabaret dalle tinte ormai sfruttate. Bruna si racconta tra una canzone e un’altra e rivela tutta la sofferenza del suo vissuto e della sua essenza. Così veniamo a sapere che è stata una delle tante donne costrette a vendersi in una sveltina con mariti fedifraghi e a prostituirsi in un bordello. Ci racconta delle sue compagne di disavventura, delle loro storie e delle loro amarezze; queste prendono vita dalla sua voce, non sono solo puttane, ma donne che con tanto coraggio e a volte arrendevolezza devono combattere tutti i giorni una dura battaglia. La vita è in discesa per alcuni, per altri in salita e l’insegnamento che ci regala Bruna è di non giudicare mai nessuno.
Le scappa detto tutto questo, non è preventivato e questo rende la storia priva di qualsiasi patetismo, ma al contrario ricca di grande spontaneità e leggerezza, anche nei momenti più drammatici del racconto.
Al fianco di Riccio, Alberto Becucci alla pianola, che accompagna la voce di Bruna. Impersonifica l’amico che si fa prendere in giro, di cui ci si burla ma a cui in realtà gli si vuole un gran bene. Bruna è la notte, lui è il giorno; preciso e compunto, impaurito e imbarazzato dalle rivelazioni della sua compare che cerca di zittire, si prodiga per convincerla a seguire una scaletta, a non divagare in racconti scabrosi, a non impantanarsi su storie di vite che potrebbero scandalizzare il pubblico.
Difficile trovare in uno spettacolo di cabaret tanta verità come in questo caso, la poesia qui si traveste con abiti démodé, e le tinte bizzarre, il ridicolo e l’assurdo lasciano lo spazio alla tenerezza.
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Bruna è la notte
produzione TEDAVI ‘98
di e con Alessandro Riccio e Alberto Becucci
costumi Daniela Ortolani
trucco Danilo Carignola per CreaFX