Elio Crifò porta in scena l’assunto dell’esoterismo nell’arte, cui fa da contrappeso il professor Piergiorgio Odifreddi con le osservazioni sull’essoterismo della scienza, la cui conoscenza è accessibile a tutti.
Si snoda così l’impianto dello spettacolo con la regia di Massimiliano Vado, brillante disamina sulla conoscenza riservata agli iniziati dei codici interpretativi di opere e manufatti che sono pietre miliari della storia dell’arte italiana.
Muovendosi sul palcoscenico come un giullare e avvalendosi di videoproiezioni, Crifò abbatte la credenza del Medioevo come epoca di “secoli bui”, definizione ottocentesca che puntava a fornire una visione minimalista privilegiando il Rinascimento dell’umanesimo fiorentino. L’attore lo descrive, invece, come il periodo storico che ha visto notevoli fermenti artistici.
Dell’Alto Medioevo (dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente nel 476 all’anno Mille) ci restano i capolavori dell’arte bizantina come la basilica di San Vitale a Ravenna con i mosaici dei due cortei dell’imperatore Giustiniano e della regina Teodora. Il Pieno Medioevo è l’età d’oro delle cattedrali romaniche e gotiche, ardite opere architettoniche a cui l’arco a sesto acuto sembra dare una spinta ascensionale che le proietta verso il cielo. Il Basso Medioevo (fino alla scoperta dell’America), che introduce un approccio scientifico all’arte con lo studio sulla prospettiva, ci ha lasciato una testimonianza basilare: Castel del Monte.
Fatto edificare da Federico II sull’altopiano delle Murge, è un’opera architettonica grandiosa che sintetizza conoscenze matematiche ed astronomiche caratterizzate da un forte simbolismo geometrico e astrologico, ed è circondato da un’aura di mistero per il rigore matematico e cabalistico della sua struttura. Pianta ottagona, torrette ottagone in ogni spigolo, otto stanze trapezoidali al primo piano e otto al secondo, otto foglie sui capitelli e sulla chiave di volta, l’8 aprile e l’8 ottobre un raggio di sola entrando dalla finestra di sudest illumina il muro dove c’era un bassorilievo.
Avvalendosi della supervisione storico-artistica della professoressa Annamaria D’Achille dell’Università La Sapienza di Roma, Crifò srotola il fil rouge sui capolavori dell’arte medievale caratterizzati da ripetuti rimandi numerologici, alchemici, cabalistici, massonici, mistici, allegorici, con incursioni nelle allegorie dantesche della Divina Commedia e nei Canti pisani di Ezra Pound.
Come un giocoliere sviluppa un’indagine sul passato, tra Papi e Imperatori, per giungere alla conclusione che i secoli bui sono i nostri in cui la tecnologia ha sostituito l’arte rendendo i fenomeni misurabili e non più spirituali e conclude il suo viaggio circolare a Ravenna (da dove era partito), con la tomba di Dante “scomodo anche da morto”.
A tanto stupore esoterico, Odifreddi contrappone la bellezza della matematica (scienza per coloro che vogliono apprendere), i tesori della geometria con il teorema di Pitagora e la sezione aurea, la relazione fra il numero aureo e la serie di Fibonacci, ribaltando la visione fra geometria, arte e natura.
Una serata all’insegna della meraviglia!