Teatro alla Scala
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
Heinz Holliger, direttore
Pierre-Laurent Aimard, pianoforte
György Kurtág (1926)
Stele op. 33 (1994, 13’) per grande orchestra
György Ligeti (1923—2006)
Concerto per pianoforte e orchestra (1985/88, 22’)
György Kurtág
Brani pianistici in prima italiana
Béla Bartók (1881-1945)
Concerto per orchestra (1943, 38’)
In coproduzione con Teatro alla Scala
In collaborazione con Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
Con il sostegno di Intesa Sanpaolo
Concerto programmato in collaborazione con la Francia in Scena, stagione artistica dell’Institut français Italia / Ambasciata di Francia in Italia.
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What is the Word 8
Tre generazioni di grande musica ungherese
Kurtág, Ligeti, Bartók: il sedicesimo appuntamento di Milano Musica, lunedì 19 novembre al Teatro alla Scala, con l’importante ritorno dell’Orchestra Nazionale della Rai nella Sala del Piermarini, dopo il debutto dell’anno scorso con Morte di Borromini di Salvatore Sciarrino, è una celebrazione della musica ungherese attraverso tre suoi grandi protagonisti. Il confronto fra György Kurtág e il suo milieu storico e contemporaneo non potrebbe essere più illuminante. E di grande qualità sono gli interpreti chiamati a esaltarla: Heinz Holliger, solista straordinario ora anche direttore, e Pierre-Laurent Aimard, pianista che di molti autori contemporanei è un interprete di riferimento.
Stele op. 33 (1994) è il primo pezzo di Kurtág per grande orchestra ed è dedicato a Claudio Abbado e ai Berliner Philharmoniker che ne furono i primi interpreti a Berlino il 14 dicembre 1994. Nacque come omaggio alla memoria dell’amico András Mihály, compositore, direttore e didatta scomparso nel 1993: un piccolo pezzo pianistico scritto per lui nel settembre 1993 è il nucleo generatore della terza sezione di Stele. La prima è un Adagio, un’introduzione lenta che comincia con un Sol all’unisono «come all’inizio dell’ouverture Leonore III», notò Kurtág. Nella violenza lacerante del seguente Lamentoso-disperato, si apre un breve momento di arcana sospensione in cui echeggia cifrato un “ascolto di Beckett” cui allude il titolo del Festival Milano Musica 2018: «D’improvviso – suggerisce Kurtág in un’intervista – tutta la furia precedente si interrompe ed ecco che appare una melodia che sembra […] come quella che canta Winnie alla fine di Oh les beaux jours. […] Questo passo dovrebbe essere un’isola, con sonorità del tutto particolari; […] penso a qualcosa come quello che accade al principe Andrej, quando è ferito la prima volta ad Austerlitz – a un tratto non sente più la battaglia e sopra di sé scopre il cielo azzurro e il silenzio. È questo istante che si ritrova nella musica».
Nell’anno in cui iniziò a lavorare al suo Concerto per pianoforte e orchestra, nel 1985, Ligeti scrisse un breve testo, La mia posizione di compositore oggi, in cui il musicista ungherese prendeva le distanze dalle correnti dominanti e un po’ anche da se stesso. «Rifiutando del pari il rétro e la vecchia avanguardia – scriveva – mi dichiaro per un modernismo di oggi. Per me questo vuol dire in primo luogo una precisa distanza rispetto al cromatismo totale e alle dense tessiture micropolifoniche che caratterizzavano la mia musica tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta». Il che comportava anche apertura alla «grande diversità delle culture musicali non europee». Come guida al suo Concerto, Ligeti proponeva poi una chiave d’ascolto molto “aperta”: «Nella nostra percezione ben presto cessiamo di seguire le singole successioni ritmiche, e l’evento temporale ci appare come qualcosa di statico […] Se suonata correttamente […] questa musica dopo un certo tempo “si alzerà” come un aeroplano dopo il decollo […]».
Di una cosa si dichiarò infine convinto: «Il Concerto per pianoforte espone il mio credo estetico: la mia indipendenza tanto dai criteri dell’avanguardia tradizionale, quanto da quelli del postmoderno attuale. Le illusioni musicali, che ritengo così importanti, non sono fini a se stesse, ma fondamento del mio atteggiamento estetico».
Il Concerto per orchestra, composto tra il 15 agosto e l’8 ottobre 1943, interruppe la crisi creativa che per qualche tempo aveva ridotto Bartók al silenzio dopo aver lasciato l’Ungheria del filonazista ammiraglio Horthy (era giunto a New York il 30 ottobre 1940). Negli Stati Uniti si sentiva esule in un paese che non amava, era in gravi difficoltà economiche e soffriva per la leucemia che si manifestò nel 1942 (e che lo condusse a morte il 26 settembre 1945). Una fase di provvisorio miglioramento gli consentì di accettare la provvidenziale commissione di Serge Koussevitzky per la Boston Symphony Orchestra. E a Boston, il 1° dicembre 1944, ebbe luogo la prima esecuzione del Concerto per orchestra , un ampio lavoro dove la scrittura virtuosistica è esaltata dalla «tendenza a trattare i singoli strumenti o i gruppi strumentali in modo concertante o solistico», come osservava Bartók nel testo scritto per la prima esecuzione.
Koussevitzky accolse con entusiasmo il Concerto, la cui postuma popolarità non ha goduto di una fortuna critica univoca, come è accaduto per altri lavori dell’ultimo Bartók. Ma «all’analisi, la salda costruzione del Concerto per orchestra rivela un carattere essenziale del pensiero di Bartók, la vocazione a creare una fusione tra principi della ricerca musicale del suo tempo e caratteri e vocaboli ispirati allo studio della musica popolare di diverse tradizioni dell’Europa centro-orientale» (dalle note di sala di Paolo Petazzi).
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Concerto in abbonamento
Biglietti € 40/20/10/5
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Heinz Holliger
Heinz Holliger è tra le personalità musicali più versatili e straordinarie dei nostri giorni.
Dopo aver vinto il primo premio al Concorso internazionale di Ginevra nel 1959 e al Concorso Internazionale ARD di Monaco nel 1961, Heinz Holliger ha iniziato un’intensa attività concertistica come oboista in tutto il mondo. Esplorando tanto l’ambito della composizione quanto quello dell’esecuzione, ha esteso le possibilità tecniche del suo strumento, dedicandosi anche alla musica contemporanea. Compositori del calibro di Hans Werner Henze, Krzysztof Penderecki, György Ligeti, Elliott Carter, Witold Lutoslawski, Karlheinz Stockhausen e Luciano Berio hanno scritto brani a lui dedicati.
Tra i molti premi e riconoscimenti ricevuti si annoverano: il Premio per la Musica Ernst von Siemens, il Premio Abbiati per la prima di Scardanelli-Zyklus alla Biennale di Venezia, il Premio del Festival di Zurigo e il Premio per la Musica di Rheingau. I riconoscimenti ricevuti per le sue incisioni includono, tra gli altri, il Diapason d’Or, il Premio “Midem” per la musica classica, il Premio Edison e il Grand Prix du Disque.
In qualità di direttore d’orchestra, Heinz Holliger ha collaborato per molti anni con i maggiori ensemble e orchestre di tutto il mondo, tra cui: Berliner Philharmoniker, Orchestra di Cleveland, Concertgebouw di Amsterdam, Philharmonia Orchestra di Londra, Wiener Philharmoniker e Wiener Symphoniker, Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, SWR di Baden-Baden/Friburgo e Stoccarda, WDR Sinfonieorchester Köln, Hr-Sinfonieorchester di Francoforte, Tonhalle-Orchester Zürich, Orchestre de la Suisse Romande, Orchestre de Chambre de Lausanne, Budapest Festival Orchestra, Mahler Chamber Orchestra e Chamber Orchestra of Europe.
Le opere composte da Heinz Holliger sono pubblicate in esclusiva da Schott Music International. Tra le ultime da lui composte si annoverano nichts Ichts – nicht Nichts per ensemble vocale a cappella (2010), Lunea, ventitré sentenze di Nikolaus Lenau per baritono ed ensemble (2010/13), Janus doppio concerto per violino, viola e piccola orchestra (2011/12), holle himmel per ensemble vocale a cappella (2011/12), Increschantüm per soprano e quartetto d’archi (2014) e Dämmerlicht per soprano e orchestra (2015).
Lunea (2017), la seconda opera lirica composta da Holliger, ha visto la sua prima esecuzione all’Opernhaus Zürich nel marzo 2018, ottenendo grande successo.
Le registrazioni di Heinz Holliger come oboista, direttore d’orchestra e compositore sono pubblicate da Teldec, Philips, ECM, SWR/Hänssler e Audite.
Les Bandar-Log/Offrande musicale sur le nom de BACH è stata l’unica registrazione sinfonica fino ad oggi a ricevere il rinomato Grand Prix du Disque nel 2009. Con l’Orchestra del Musikkollegium Winterthur, Holliger ha registrato le Sinfonie n. 3 e n. 4 di Mendelssohn e con la WDR Sinfonieorchester Köln ha inciso tutto il repertorio sinfonico di Schumann.
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Pierre-Laurent Aimard
Figura chiave nella musica di oggi e interprete di riferimento del repertorio pianistico di ogni tempo, Pierre-Laurent Aimard gode di una carriera internazionale che supera ogni confine. Come riconoscimento di una vita dedicata al servizio della musica, nel 2017 gli è stato assegnato il prestigioso Ernst von Siemens Music Prize.
Il suo vastissimo repertorio comprende compositori di ogni epoca, dai grandi del passato ai più importanti del XX e XXI secolo: Boulez, Ligeti, Kurtág, Messiaen, Benjamin, Carter hanno composto musica per lui, in alcuni casi la loro collaborazione dura da una vita.
Pierre-Laurent Aimard suona in tutto il mondo con le orchestre e i direttori più importanti, tra i quali Chailly, Jurovskij, Eötvös, Harnoncourt, Salonen e Rattle.
È di frequente invitato a creare, dirigere e suonare come artista in residenza: alla Carnegie Hall e al Lincoln Center di New York, alla Philharmonie di Berlino, alla Cité de la Musique di Parigi, al Festival di Lucerna, al Festival di Tanglewood e al Southbank Centre di Londra. È stato direttore artistico dello storico Festival di Aldenburgh dal 2009 al 2016 e ha concluso la sua direzione con l’esecuzione del Catalogue d’oiseaux di Messaien, con concerti distribuiti durante tutto l’arco della giornata.
Artista in residenza al South Bank di Londra per tre anni, suonerà a Tokyo, Pechino, Mosca, San Pietroburgo, Parigi, Vienna, New York e nella nuovissima Pierre Boulez Saal di Berlino. Sarà ospite di molte importanti orchestre europee e americane.
Vasta e di grande successo la produzione discografica: la prima incisione per la Deutsche Grammophon Bach: L’Arte della Fuga, è stata premiata con il Diapason d’or e lo Choc de la Musique. Nel 2005 ha vinto il Grammy Award per l’incisione della Concord Sonata di Carter. Il recente CD dedicato a musiche di Murail e Benjamin con la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks ha vinto, nel 2017, il Gramophone Award. Oggi è artista esclusivo della Pentatone.
Nato a Lione, ha studiato al Conservatorio di Parigi con Yvonne Loriod e a Londra con Maria Curcio. Ancora giovanissimo, è stato invitato da Pierre Boulez e dall’Ensemble Intercontemporain.
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OSN Rai
L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai è nata nel 1994. I primi concerti furono diretti da Georges Prêtre e Giuseppe Sinopoli. Da allora all’organico originario si sono aggiunti molti fra i migliori strumentisti delle ultime generazioni.
Dall’ottobre 2016 James Conlon è il nuovo Direttore principale. Lo slovacco Juraj Valčuha ha ricoperto la medesima carica dal novembre 2009 al settembre 2016. Jeffrey Tate è stato Primo direttore ospite dal 1998 al 2002 e Direttore onorario fino al luglio 2011. Dal 2001 al 2007 Rafael Frühbeck de Burgos è stato Direttore principale. Nel triennio 2003-2006 Gianandrea Noseda è stato Primo direttore ospite. Dal 1996 al 2001 Eliahu Inbal è stato Direttore onorario dell’Orchestra.
Altre presenze significative sul podio sono state Carlo Maria Giulini, Wolfgang Sawallisch, Mstislav Rostropovič, Myung-Whun Chung, Lorin Maazel, Zubin Mehta, Yuri Ahronovitch, Valery Gergiev, Marek Janowski, Semyon Bychkov, Kirill Petrenko, Vladimir Jurowski, Riccardo Chailly, Gerd Albrecht, Hartmud Hänchen, Mikko Franck e Fabio Luisi.
Grazie alla presenza dei suoi concerti nei palinsesti radiofonici (Radio3) e televisivi (Rai1, Rai3 e Rai5), l’OSN Rai ha contribuito alla diffusione del grande repertorio sinfonico e delle pagine dell’avanguardia storica e contemporanea, con commissioni e prime esecuzioni che hanno ottenuto riconoscimenti artistici, editoriali e discografici. Esemplare dal 2004 la rassegna di musica contemporanea Rai NuovaMusica.
L’Orchestra tiene a Torino regolari stagioni concertistiche e cicli speciali; dal 2013 ha partecipato anche ai festival estivi di musica classica organizzati dalla Città di Torino. È spesso ospite di importanti festival in Italia quali MITO SettembreMusica, Biennale di Venezia, Milano Musica, Ravenna Festival, Festival Verdi di Parma e Sagra Malatestiana di Rimini.
Tra gli impegni istituzionali che la vedono protagonista, si annoverano i concerti di Natale ad Assisi trasmessi in mondovisione e le celebrazioni per la Festa della Repubblica.
Numerosi e prestigiosi anche gli impegni all’estero: oltre alle tournée internazionali in Giappone, Germania, Inghilterra, Irlanda, Francia, Spagna, Canarie, Sud America, Svizzera, Austria, Grecia, e l’invito nel 2006 al Festival di Salisburgo e alla Philharmonie di Berlino, per celebrare l’ottantesimo compleanno di Hans Werner Henze, negli ultimi anni l’OSN Rai ha suonato negli Emirati Arabi Uniti nell’ambito di Abu Dhabi Classics nel 2011 e in tournée in Germania, Austria e Slovacchia, debuttando al Musikverein di Vienna; ha debuttato in concerto al Festival RadiRO di Bucarest nel 2012 e nel 2013 al Festival Enescu. L’Orchestra è stata in tournée in Germania e in Svizzera nel novembre 2014, in Russia nell’ottobre 2015 e nel Sud Italia (Catania, Reggio Calabria e Taranto) nell’aprile 2016. Infine ha eseguito la Nona Sinfonia di Beethoven alla Royal Opera House di Muscat (Oman) nel dicembre 2016. Nel 2017, ha debuttato come orchestra principale al Rossini Opera Festival di Pesaro, alla Konzerthaus di Vienna e al Teatro alla Scala, nell’ambito del Festival Milano Musica.
L’OSN Rai ha partecipato ai film-opera La traviata à Paris e Rigoletto a Mantova diretti da Zubin Mehta, e Cenerentola, una favola in diretta, trasmessi in mondovisione su Rai1. L’Orchestra si occupa, inoltre, delle registrazioni di sigle e colonne sonore dei programmi televisivi Rai. Dai suoi concerti dal vivo sono spesso ricavati CD e DVD. Molto articolata è anche la sua attività educativa, dedicata ai giovani e giovanissimi, con spettacoli, concerti introdotti dagli stessi musicisti e masterclass.