Essere magre, seducenti, sorridenti, lisce e soffrire, Soffrire per essere belle. Essere belle per conquistare il Principe Azzurro tanto agognato, che le renderà felici. Essere felici solo tra le braccia di questo aitante giovane e con i suoi pargoletti in braccio. Questo è quello cui ambisce la maggior parte delle “eroine” che hanno popolato il nostro immaginario e quello dei nostri figli.
La bravissima attrice e regista francese Séverine Coulon con lo spettacolo “Fille & Soie”, andato in scena al Teatro Testoni Ragazzi di Bologna nell’ambito della rassegna Gender Bender, incarna con ironia, irriverenza e tanta fantasia tre racconti di principesse: Biancaneve, La Sirenetta e Pelle D’Asino.
Prendendo spunto da “Les Trois Contes”, l’album illustrato di Louise Duneton, l’attrice, sola in scena, mette in discussione la visione della femminilità che emerge da questi racconti e che condiziona ogni donna del mondo occidentale. Gli ingredienti sono semplici ma efficacissimi: il corpo formoso con il quale Séverine gioca con umorismo e intelligenza, usandolo come strumento per evocare l’ossessione delle apparenze che ci attanaglia, ci ingabbia, e che viene inculcata alle ragazze fin dalla più tenera età.
Unico elemento scenografico un cubo bianco che l’attrice usa per incarnare la prigione dell’estetica, proprio come un corsetto che stringe e ingloba il corpo femminile. Dalla tela bianca però, attraverso un gioco di luci e ombre, prorompe la fisicità dell’attrice, resa ancora più imponente dal gioco di ombre e luci ed esonda sulla scena con tutta la sua bellezza e unicità. Ma la tela è fragile, proprio come lo è la percezione di sé in una società che vuole tendere all’omologazione, e può essere lacerata, macchiata e usurpata del suo candore per diventare un progetto artistico al quale si aggrappano anche le marionette che dall’album illustrato entrano nella scena. Fedele all’estetica dell’illustratrice, le immagini si trasformano in figure eteree fatte di seta e fil di ferro e diventano parte del percorso teatrale con il quale la Coulon cerca di sconfiggere gli stereotipi e trasforma le storie narrate piegandole alla sua visione.
E cosi, in un intercedere narrativo che affascina sia i piccoli sia gli adulti, grazie alla verve comica in grado di strappare risate a tutti, Séverine Coulon parla al pubblico del potere liberatorio dell’immaginazione sui pregiudizi, e del bisogno di espressione per conoscere e apprezzare la propria identità, per imparare a stare bene nella propria pelle, qualunque essa sia, per rispettare le identità di tutti, il corpo di tutti, l’unicità di ogni essere umano.