Magic Off al Circolo Amici della Magia di Torino di via Salerno 55: la rassegna di teatro “puro”, privo del pretesto del gioco di prestigio, prosegue sul palco che è “già di casa” per artisti della prestidigitazione del calibro di Arturo Brachetti, Raul Cremona, Marco Berry e Luca Bono.
La Maglia Nera: Malabrocca al Giro d’Italia, scritto e interpretato da Alberto Barbi, spoglia il palcoscenico intriso di illusionismo di tutte le sue finzioni, raccontando una storia cruda – nella sua esposizione della realtà dei fatti che dal 1946 al 1949 ha visto percorrere l’Italia intera in bicicletta da un manipolo di campioni, una storia “pura” fin dal genere prescelto per la narrazione. Benché a chiusura dello spettacolo Barbi abbia annunciato che il suo estenuante monologo è destinato a subire un’ulteriore lavorazione drammaturgica, la prova scenica convince pur nella sua evidente acerbità, sostenuta soltanto da pochi elementi scenografici (una valigia, una bicicletta) e da nostalgici filmati dell’epoca dei grandi campioni.
La storia narrata, del resto, ha un fascino tale da reggere da sola la performance: il protagonista è Luigi Malabrocca, il corridore che contendeva l’ultima posizione con Sante Carollo per ottenere la maglia nera e i relativi sponsor. Un testa-a-testa che replica in coda quello dei campioni Fausto Coppi e Gino Bartali, che correvano in testa per aggiudicarsi il primo posto e la maglia rosa: nomi molto più noti per un riconoscimento molto più opportuno e meno infame della maglia nera, ma che come Malabrocca (che con Coppi condivideva una certa complicità), come Girardengo e come ogni altro campione del Giro d’Italia sarebbe seguito, facevano del ciclismo la propria unica occasione di riscatto e miglioramento.
Per un’Italia dilaniata dalla Grande Guerra l’esempio dei campioni su due ruote è stato certamente fondamentale per la diffusione di uno spirito di perseveranza, indole tipica dello sportivo, che ha saputo ispirare la ricostruzione. Coppi e Bartali, eterni rivali, hanno incrociato la storia di Malabrocca più volte nella loro comune corsa verso una meta ideale – l’Italia nuova, l’Italia rinata dalle ceneri del Ventennio, pronta a ricominciare a pedalare con fatica.
L’allegoria della ricostruzione attraverso un racconto imperniato sulla caparbietà e sulla tenacia dei ciclisti non può che esprimersi nella performance teatrale: il torinese Alberto Barbi, di formazione circense e regista della Compagnia di teatro di strada Fratelli Ochner, conosce bene il sudore del performer (un impiego che non sempre ripaga gli sforzi compiuti).
L’essersi immedesimato nel curioso personaggio di Luigi Malabrocca, che correva per arrivare ultimo, sapendo di non poter competere con i vari Coppi e Bartali, esprime tutta l’umiltà di cui un teatrante può essere capace. Un modo di porsi totalmente opposto, forse, a quel controllo assoluto della finzione scenica ostentato dagli illusionisti che si sono avvicendati sullo stesso palco del Circolo Amici della Magia, ma che persegue il medesimo risultato.
Gli attori, i performer e ciclisti, in qualche modo, sono tutti corridori che inseguono lo stesso traguardo: il miglioramento di sé.
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La Maglia Nera
di e con Alberto Barbi