Le mele rosse e gialle di Cèzanne, le luci del boulevard Montmartre di Pissarro, la colazione di ragazze e canottieri di Renoir, il sole nascente sul porto di Le Havre di Monet (il cui titolo, Impressione, diede appunto il nome all’intero movimento). Con i rossi e i verdi e gli azzurri più vividi che mai, i dettagli di una corolla o di una mano che suona il piano ingigantiti ed enfatizzati, le immagini proiettate in grande scala su ogni superficie. Tutto questo è “Impressionisti francesi. Da Monet a Cèzanne”, mostra multimediale visibile a Roma fino a gennaio (per informazioni: www.impressionistiroma.it). L’esposizione si trova nel Palazzo degli Esami, un gioiello architettonico dei primi del Novecento da poco restituito alla città come centro per mostre internazionali, situato nel quartiere di Trastevere (in via Girolamo Induno 4).
“L’arte ha a che fare con l’emozione: se deve essere spiegata non è arte”. Questa frase di Pierre-Auguste Renoir, scritta su un muro, accoglie i visitatori. La prima grande sala ha perlopiù una funzione didattica: alcuni pannelli riportano le informazioni essenziali sui nove artisti riportati nella mostra (Cézanne, Cross, Degas, Manet, Monet, Pissarro, Renoir, Signac, Toulouse-Lautrec), sulla Parigi del XIX secolo (“dove un cuore bohémien, pulsante di creatività e innovazione, si apprestava a cambiare una volta per tutte il volto dell’arte europea”, si legge) e sul percorso e contesto storico dell’impressionismo. Sullo sfondo una riproduzione-installazione praticabile, con ponte giapponese e stagno con ninfee, della casa-giardino di Monet a Giverny.
Le due sale seguenti, grandi e gemelle, ospitano la vera e propria mostra multimediale, prodotta da Gianfranco Iannuzzi, Renato Gatto e Massimiliano Siccardi, in associazione con Grande Exhibitions. La tecnologia usata è la Sensory4™, un sistema che combina motion graphics multicanale, suono surround di qualità cinematografica e fino a 40 proiettori ad alta definizione per fornire un ambiente multiscreen walk-through davvero eccitante. Le immagini sono dovunque: pareti, pavimenti, architravi, colonne, lo spazio è totalmente saturato. Lo spettatore – che può sdraiarsi a terra su grandi cuscini – è immerso in un’esperienza sensoriale unica, di colori e luci e suoni. L’intera struttura diventa un enorme schermo, le visioni arrivano da più livelli, l’emozione è intensa e stratificata. Si viene trasportati in un tempo e in un luogo altro, ci si muove nello spazio cercando nuovi punti di vista e d’ascolto.
Fortemente suggestiva è la combinazione tra immagini e sonoro. Alcune combinazioni sono particolarmente felici: i fiori rossi, i covoni, i pioppi, le cattedrali di Monet ben si accompagnano all’arpa dominante di “Introduzione e allegro” di Ravel, come il Blumenwaltzer (valzer dei fiori) dello Schiaccianoci di Tchaikovsky si adatta come un vestito ben tagliato alla ballerina in verde, all’orchestra dell’Opéra, all’étoile ritratti da Degas. O ancora: assemblati alla perfezione sono le coppie danzanti e il ballo al Moulin del Galette di Renoir con il valzer popolare “Mon amant de Saint-Jean” di Carrara, parimenti lo sono le onde, i velieri, la spiaggia, il molo di Cassis e il porto di Saint Tropez con l’atmosfera sospesa e liquida della Reverie di Debussy. Tutto è pensato per impressionare, coinvolgere, stupire: l’obiettivo è sicuramente centrato.