Nel cuore della capitale, nella cinquecentesca Via Giulia progettata dal Bramante e orlata di palazzi nobiliari e confraternite, l’Off/Off Theatre affronta la seconda stagione con molti testi sulla romanità, di ieri e di oggi.
Gli appuntamenti del lunedì aprono con un classico che condensa i racconti mitologici dell’antichità greca e latina, con il reading di Maddalena Crippa, attrice di raffinato talento scenico, eclettica e vocata al teatro. Formatasi al Piccolo Teatro di Milano, è diventata sensibile interprete di ruoli femminili del dramma classico.
Gli studenti dell’attiguo Liceo classico Virgilio che affollavano la platea hanno potuto godere di una Lectura Ovidii che ha reso vive e palpitanti le vicende degli eroi mitologici. I classici, infatti, sprigionano una potenza comunicativa ed evocativa straordinaria veicolando le passioni umane, dalle più nobili alle più bieche, dando voce alla vasta gamma di sentimenti che attanagliano l’animo degli uomini, quasi che, attraverso il mito, ci si metta in connessione con la fragilità umana riscontrando che anche dei ed eroi ne sono soggetti.
Iliade, Odissea, Eneide e altri poemi epici sono trattati di psicologia, studi di relazioni interpersonali, familiari e sociali mediate in un’ottica divina, trait d’union fra l’umano e il trascendente.
Se gelosia, ira, invidia, vendetta, amore possessivo sono sentimenti che travagliano gli dei, si può guardare con indulgenza all’uomo, pacificandosi con il suo lato oscuro.
Così Ovidio, tra il 2 e l’8 d.C., raccoglie in un’opera organica racconti che si tramandavano dall’antichità su oltre 250 miti dal Kaos primordiale fino alla morte di Giulio Cesare.
L’ardore professionale della Crippa ci fa solidarizzare con la sventura di Atteone, tramutato in cervo dall’iraconda Artemide, sorpresa a fare il bagno nuda insieme alle compagne, durante una battuta di caccia. Per impedirgli di raccontarlo, la dea gli spruzza acqua sul viso e, tramutato in cervo, viene sbranato dai suoi cani che non lo riconoscono mentre vagano per la foresta latrando di dolore alla ricerca del padrone.
Vuole bruciare le tappe del passaggio all’età adulta Fetonte. Per dimostrare la sua origine divina ignota a tutti, chiede al padre Febo, dio del Sole, di poter guidare il suo carro di fuoco condotto dai cavalli alati, impresa impossibile perfino agli dei.
Non riuscendo a opporsi all’ostinata richiesta, Febo impartisce accorati consigli su come tenere a freno i cavalli e mantenere la rotta nella volta celeste, affidando il figlio alla Fortuna. La debole mano di Fetonte non riesce a governare il cocchio, che si incendia piombando sulla terra che tutta viene devastata, si formano deserti e si prosciugano le acque. Il corpo dell’ardimentoso giovane colpito da un fulmine di Zeus precipita alla foce dell’Eridano (il Po).
Non è impresa da uomini sfidare gli. Sono vendicativi.