Vi è mai successo di sedervi su quelle panchine mobili, rotonde, con al centro un manubrio? Quelle girandole circolari ai cui lati sedevano i bambini che facendo forza al centro potevano iniziare a girare sempre più veloce, sempre più veloce, sempre più velocemente? O vi è mai successo di lasciarvi andare, alle onde del mare quando in tempesta sceglie cosa farne del vostro corpo e della vostra buona e cattiva sorte?
Sedendomi ai lati del Teatro Vascello durante la messinscena di Panorama – ultimo parto dei MOTUS – ho sentito come se tutto stesse iniziando a girare in un caleidoscopio di identità molteplici di molteplici visioni, ciò che ho vissuto come spettatore è stato un atlante di verità, di esperienze, di sentimenti, di idee magistralmente orchestrate in una sinfonia di archi, corde, fiati lasciati liberi di fluire nell’aria come il vento che non prende forma in un genere definitivamente castrato e castrante e che né si posa su una nazione per rimanervi per sempre, il fluire del vento è il viaggio all’interno di un panorama compositivo in cui video, teatro, fumetto, disegno, musica, danza, sinergie si incontrano nella creazione di un prodotto altro in cui confluisce il colore di ogni attore e dell’ideazione che lo ha portato in scena. Accolti in sala scorgiamo subito il verde, il rosso, il blu, colori primari nella tela dell’esistenza: rosso come attacco come fuga, come la rabbia ancestrale quando si riduce a voce del silenzio, come orgoglio nell’alzarsi in piedi di fronte alla propria e all’altrui nudità; rosso come rabbia cieca, come violenza, come ingiustizia che diviene terrore che libera, dal silenzio, la voce; rosso come passione, come orgasmo, come amore. Verde come vita che nasce e si rigenera in un esistere che fluisce insieme al tempo e allo spazio da noi attraversato, panta rei; verde come un germoglio di città che registra nella propria esperienza l’attraversamento di diverse donne e di diversi uomini, così come di posizioni politiche che a volte sentono necessario l’asfaltarlo e che altre volte neanche si rendono conto del suo esistere, così come un qualcuno che in relazione all’etnia, al colore della pelle, alla lingua, al sesso, al vestiario, al genere diviene conveniente o sconveniente, da allontanare o da avvicinare, da prendere in considerazione se è nel posto considerato giusto o da lasciare su un tappeto a morire se è nel posto considerato sbagliato. Blu come la pace quella ricercata e quella fittizia, come la musica quando connette ed espande le connessioni in una rete sottilmente visibile, come il cielo che di questa tinta si colora e che completa e accoglie una marea di realtà polimorfe e irregolari. E poi giallo, e poi nero, e poi bianco e poi… tutti gli altri colori che si mischiano, si incontrano, si parlano andando oltre un incasellamento che li vorrebbe separati, ognuno nel suo compartimento ordinatamente riposti, ma che per fortuna o per sfortuna cadono dalla struttura perfetta compenetrandosi in un disegno che è vita, quella sincera, quella sporca, quella da stracciare alle volte per darsi l’opportunità di riniziare ed esistere.
Panorama porta sul palco attori che nascono come intersezione tra molteplici culture di riferimento, che si danno la mano nello sfumare dei contorni e delle differenze che brillano nella fioritura del vero di ognuno. Ciò che va in scena con questa proposta è un’esplosione d’autenticità, vulnerabilità, amore sulle corde di chi non essendo rappresentato – dove per rappresentazione non intendo solo quella politica ma anche quella socio-culturale, storica, economica – diviene troppo, diviene strano, abbondante, assordante nel momento della parola che mostra un mondo variegato e vivo all’interno del mondo a cui siamo abituati.
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PANORAMA
Ideazione e regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
drammaturgia Erik Ehn e Daniela Nicolò
con gli attori della Great Jones Repertory Company (Maura Nguyen Donohue, John Gutierrez, Valois Marie Mickens, eugene the poogene, Perry Yung/Richard Ebihara, Zishan Ugurlu)
musiche Heather Paauwe
assistenza alla regia Lola Giouse
sound design Enrico Casagrande
light design Andrea Gallo e Daniela Nicolò
video design USA CultureHub NYC con Sangmin Chae
video design Europa Paride Donatelli and Alessio Spirli
visual project Bosul Kim e Seung Ho Jeong
allestimenti Damiano Bagli
direzione tecnica Paride Donatelli
produzione Elisa Bartolucci
logistica Shaila Chenet
comunicazione Marta Lovato e Estelle Coulon
progetto grafico e ufficio stampa comunicattive.it
distribuzione internazionale Lisa Gilardinoproduzione La MaMa Experimental Theatre Club con Motus
in coproduzione con Seoul Institute of the Arts, Corea | CultureHub, USA | Vooruit, Belgio | FOG Triennale Milano Performing Arts | Emilia Romagna Teatro Fondazione | Grec Festival, Spagna | L’arboreto – Teatro Dimorain collaborazione con Under The Radar Festival, USA
con il sostegno di MiBACT, Regione Emilia Romagna