Foto di A. Camerlingo
con: Luisa Ranieri
di: Terence Rattigan
regia di: Luca Zingaretti
scene e costumi: Carmelo Giammello e Chiara Ferrantini
musiche: Manù Bandettini
e con: Maddalena Amorini – iNuovi, Giovanni Anzaldo, Alessia Giuliani, Flavio Furno, Aldo Ottobrino, Luciano Scarpa, Giovanni Serratore
produzione: Zocotoco Srl, Teatro di Roma, Fondazione Teatro della Toscana
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Va in scena al Teatro della Pergola un’opera molto particolare del famoso drammaturgo inglese Terence Rattigan; autore controverso ed innovativo del XX° secolo, rappresentante di un mondo puritano fatto di repressioni e di reticenze.
Rattigan delinea perfettamente il profilo psicologico dei suoi personaggi, soprattutto perché The Deep Blue Sea è un dramma fortemente autobiografico, basato sulla sua segreta relazione con l’attore Kenny Morgan (durata dieci anni) e sulle vicende conseguite alla loro rottura. Il nuovo compagno di Morgan infatti lo tratterà malamente e con disinteresse, tanto da portarlo al suicidio. Impossibilitato a descrivere una relazione omosessuale, Rattigan, proteggendo se stesso, trasportò Morgan nel personaggio di Hester Colliyer Paige, creando una pièce dove realtà e finzione diventano una serie di specchi riflettenti, con riferimenti al mondo dell’omosessualità che si colgono nella vicenda personale del dottor Miller, costretto a lasciare l’ordine dei medici proprio per le sue preferenze. Nelle sue opere si riscontra spesso questa trasposizione di ruoli ed il risultato è spesso enormemente convincente, dando vita a personaggi dal carattere inusuale, forte ed avvincente, come lo è la protagonista femminile di questa storia (al contrario dei personaggi del mondo maschile che risultano egoisti, snob, noiosi e cinici).
In quello che potrebbe essere un salotto classico di una casa dell’“upper middle class” inglese, una persona è riversa a terra, dopo aver tentato il gesto estremo del suicidio, fortunatamente fallito.
È lei Hester Collyer Paige, una donna animata da una passione travolgente che, inizialmente, le ha dato la forza di lasciare la stabilità della sua vita agiata per inseguire un amore folle del quale poi però, è diventata schiava, succube, passiva, incapace di agire; così, lacerata da un amore che tanto chiede ma poco restituisce, cade preda della depressione e dello sconforto. Vittima di quell’azzurro mare profondo dall’attrattiva quasi irresistibile (“più invitante del diavolo stesso”), di quell’abisso dove giacciono i fantasmi, i pensieri ed i desideri da reprimere: il nostro vero “Io” in conflitto eterno con quello che mostriamo agli altri.
In The Deep Blue Sea si scava nel Sé profondo, nella voce della coscienza di ciò che siamo e nella consapevolezza di ciò che l’uomo deve raggiungere: lo sviluppo del Sé ci porta in una direzione probabilmente sgradita all’Ego, ma necessaria per evitare un’enorme sofferenza interiore.
Luisa Ranieri (al ritorno al teatro dopo 10 anni e per la prima volta diretta dal marito Luca Zingaretti) interpreta una Hester accecata dall’odio, dalla rabbia e dalla vergogna verso se stessa, per essersi annullata, per essersi ridotta ad elemosinare un amore, una carezza, un augurio di compleanno, ma che allo stesso tempo, con fierezza, risorge dalle sue ceneri.
Un orologio sullo sfondo della scenografia scandisce il tempo di quella giornata che ad Hester sembra infinita; ma quando l’epilogo si compie, quando deve rinunciare all’idea di amare ed il mondo le sembra buio e cupo, scorge una piccola fiammella di speranza: dopotutto ormai non si può più mettere indietro l’orologio, non si può stare perennemente a pensare a ciò che sarebbe potuto essere: si può solo andare avanti, affrontare il “mai”, perché oltre c’è la vita.