È acqua. Quando voglio qualcosa di assolutamente puro, qualcosa di sincero chiedo sempre l’acqua.
C’è tanto bisogno di cose semplici per vivere, di cose che non ne nascondono altre.
L’acqua è come uno sguardo che non nasconde nulla.
Federico Fellini, Giulietta degli Spiriti
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L’acqua è un elemento fondamentale per la vita dell’uomo, una sostanza che va a costituire fino all’80% del nostro corpo in età infantile, e che non manca mai sulle tavole italiane. Se dell’olio cadesse in un bicchiere d’acqua, ognuno di noi noterebbe subito il formarsi di due strati definiti, e saprebbe riconoscere e distinguere ciò che è acqua e ciò che è olio. Se sostituissimo invece all’olio da tavola altri elementi magari più tossici come l’arsenico, rischieremmo per assurdo di non accorgercene poiché molte sostanze, tra le quali quelle cancerogene, sono assolutamente invisibili all’occhio umano, così che un’acqua meravigliosamente trasparente potrebbe risultare essere una delle più dannose per la nostra salute. Allo stesso modo in un corpo debilitato non è sempre possibile riconoscere gli organi che sono stati colpiti dalla malattia e quelli che invece ne sono rimasti immuni, soprattutto se il corpo si chiama Stato e la malattia Mafia.
Va pensiero – in scena al Teatro Argentina di Roma dal 13 al 18 novembre 2018 – riprende la storia di Donato Ungaro, un vigile urbano appassionato di giornalismo che negli anni novanta decide di trasferirsi prima a Brescello e poi a Boretto, in provincia di Reggio Emilia. Nel prendere servizio Ungaro non si rende subito conto di essere finito in un territorio più vasto di quello pensato, e di molto al di là delle poche migliaia di anime che lo abitano. Un luogo attraversato dalla morsa della mafia che sulla piazza del Sindaco impera e detta legge, la legge dell’onore… Alterne vicende, incontri d’infanzia, confronti con le persone del posto andranno a far chiarezza nella mente del vigile urbano che passo dopo passo, parola dopo parola, andrà a turbare gli equilibri stagnanti del luogo.
Marco Martinelli ed Ermanna Montanari creano un paesaggio scenico nel quale si danno il cambio diversi livelli di lettura temporale e spaziale. Scorriamo nel racconto tornando indietro all’infanzia del Sindaco, della zarina – come amava chiamarla suo padre – e ancora più indietro arriviamo al comunismo e alla censura staliniana per poi correre in avanti nello smaltimento dei corpi delle nutrie, ma stiamo parlando veramente delle nutrie? O delle donne e degli uomini uccisi dalla mafia? Così slittiamo da un luogo della memoria ad un altro, da Secondigliano a Milano, dalla Piazza Mazzini all’argine del fiume, per dare un senso ad un fenomeno che non nasce da un solo sguardo ma da una molteplicità di occhi che si son fatti sangue, silenzio, cecità.
I punti di forza in Va pensiero sono molteplici. La regia adotta oggetti semplici ma altamente evocativi, come delle sedie, un cartellone dei gelati o delle bandiere, per creare il luogo dove di volta in volta entreremo, a prescindere che questo sia un luogo fisico, o metafisico come può essere quello degli incubi – e da qui le maschere – della Zarina. I costumi scelti da Giada Masi nel loro essere perfettamente calzanti al soggetto in scena, donano uno spettro subito visibile del ventaglio di storie che andiamo ad ascoltare. Il vestiario annuncia l’entrata di una realtà specifica e ci guida nel porre l’attenzione su questo o su quel particolare, su questo o quel personaggio, con la rafforzativa tessitura scenica di Fabio Sajiz, light designer la cui bravura permette la nascita di un panorama di luci ed ombre, di contrasti e visioni aperte che vanno accarezzando momento per momento il senso di ciò che accade.
La rilevanza del soggetto incontra una maestria artistica nella quale confluiscono l’attenzione ai dettagli, la versatilità nell’uso dei contenuti multimediali, la composizione scenica fatta di equilibri e di giochi peso – forza, nonché lo spessore fine di Salvatore Caruso, Tonia Garante, Roberto Magnani, Mirella Mastronardi, Ernesto Orrico, Gianni Parmiani, Laura Redaelli, Alessandro Renda attraverso cui riconosciamo ironicamente, drammaticamente, il panorama storico in cui siamo immersi. Un plauso specifico a: Ermanna Montanari per il suo essere stata tanto credibile quanto abile nel dare profondità ad un soggetto che in un’altra corporeità performativa sarebbe potuto apparire piatto, e ad Alessandro Argnani la cui vocalità e presenza scenica ha dato dignità ad una storia e ad una verità semplice che ha nella legalità il suo credo e il suo fine. In ultimo, ma non per importanza, è da registrare l’apporto della Corale Polifonica Città di Anzio, chiamata a eseguire alcuni brani verdiani, come il Va pensiero di chiusura supportato dal canto della platea, che dona allo spettacolo una potenza evocativa degna del miglior dramma politico.
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VA PENSIERO
di Marco Martinelli
ideazione e regia Marco Martinelli ed Ermanna Montanari
in scena Ermanna Montanari, Alessandro Argnani, Salvatore Caruso, Tonia Garante, Roberto Magnani, Mirella Mastronardi, Ernesto Orrico, Gianni Parmiani, Laura Redaelli, Alessandro Renda
con la partecipazione della Corale Polifonica Città di Anzio nell’esecuzione di alcuni brani dalle opere di Giuseppe Verdi
incursione scenica Fagio, Luca Pagliano
arrangiamento e adattamenti musicali, accompagnatore e maestro del coro Stefano Nanniscene Edoardo Sanchi
costumi Giada Masi
disegno luci Fabio Sajiz
musiche originali Marco Olivieri
suono Marco Olivieri, Fagio
consulenza musicale Gerardo Guccini
editing video Alessandro Renda
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro delle Albe – Ravenna Teatro