Una conversazione lieve e intimista sul tempo, sulle relazioni, sui segreti del cuore in quella fase della vita in cui il corpo inizia a sfiorire e l’anima sboccia pacificata.
Clotilde si abbandona ai ricordi, pungenti alcuni teneri altri, intrecciandoli nel canovaccio della sua vita, cercando di seguire il fil rouge delle esperienze che l’hanno fatta diventare la donna che è oggi, col volto segnato e qualche cedimento muscolare, ma consapevole di sé.
È la notte di capodanno, tempo di bilanci. Aprendo i cassetti della memoria Clotilde si confida con lo shakespeariano Jacques, ma in realtà con il pubblico, senza rimpianti e recriminazioni, solo un velo di malinconica nostalgia si intreccia ai ricordi vividi che hanno scandito i suoi anni.
Non un racconto cronologico, ma l’evocazione di stati d’animo e suggestioni, tappe del proprio destino da cui trarre conoscenza della vita e di se stessa.
L’età di oggi non è una somma di anni ed eventi sui quali far avvizzire il proprio entusiasmo, ma dilatazione della percezione che potenzia il gusto dell’esistenza.
La “grande età”, fase sublime della vita, consente la lucidità sgombra dalle passioni che fa rileggere il passato sfrondato dagli orpelli.
La scrittura di Clotilde Marghieri è ricca di lessico e di analisi psicologica, facendo emergere un universo femminile che Licia Maglietta rende intimo e colloquiale con la levità che caratterizza la sua recitazione, liquidando con qualche affondo ironico e graffiante delusioni e dolori, eliminati come zavorra facendoli volare via volteggiando le braccia in aria o lasciandoli andare insieme alle pagine strappate dei diari che si perdono nel buio come le carte di un prestidigitatore.
«Amati Enigmi sono quasi tutti gli esseri che abbiamo incontrato, conosciuto, disconosciuto e tali restano finché, forse nel ripensarli e interrogarli, a passioni spente (ammesso che queste davvero si spengano mai del tutto) qualche cosa ci rivelano di loro, rivelando meglio anche noi stessi» afferma Clotilde Marghieri. È implicita l’ispirazione a Simone de Beauvoir, che aveva capito che “oltre la soglia dove il corpo avvizzisce e il volto gioca tiri crudeli” c’è la possibilità di “interpretare il disegno e scoprire il significato del proprio destino cioè trasformare le sconfitte in conoscenza”.
Lo spazio scenico è occupato solo dall’attrice in un elegante abito nero da festa di fine anno, dalla cassapanca su cui è seduta e sono poggiati i diari e dall’arpa di Diane Peters che suona l’accompagnamento musicale evocando un’atmosfera onirica e trasognata.
L’autrice Clotilde Marghieri, scrittrice napoletana del milieu di Matilde Serao e Benedetto Croce e giornalista (Il Mattino, Il Mondo, il Corriere della Sera, La Nazione, Il Gazzettino) ha esordito nella letteratura in tarda età, vincendo a 77 anni nel 1974 il Premio Viareggio con Amati Enigmi.
La Maglietta, scoperto questo testo epistolare, lo porta in palcoscenico curandone drammaturgia, scene e regia.