di Michael Frayn
regia Mauro Avogadro
con Umberto Orsini, Massimo Popolizio, e con Giuliana Lojodice
scene Giacomo Andrico – costumi Gabriele Mayer
luci Carlo Pediani – suono Alessandro Saviozzi
Produzione Compagnia Umberto Orsini e Teatro di Roma – Teatro Nazionale
in co-produzione con CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
Si ringrazia: Emilia Romagna Teatro Fondazione
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COPENAGHEN, dramma storico-scientifico del commediografo britannico Michael Frayn, per il secondo anno consecutivo, ritorna sul palcoscenico del Teatro Argentina dal 4 al 16 dicembre, a grande richiesta e per sole due settimane. Lo spettacolo chiude così la sua lunghissima tenuta durata diciannove anni, sempre con lo stesso trio di grandi interpreti. Mauro Avogadro tratteggia il racconto di questo classico del teatro contemporaneo con il tris d’eccezione, Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice, che danno vita al formidabile duello verbale fra i fisici Niels Bohr e Werner Heisenberg, alla presenza di Margrethe, moglie di Bohr, alla vigilia del devastante uso della bomba atomica. Una produzione della Compagnia Umberto Orsini e Teatro di Roma – Teatro Nazionale in co-produzione con CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia.
In un luogo che ricorda un’aula di fisica, immersi in un’atmosfera quasi irreale, tre persone, due uomini e una donna, parlano di cose successe in un lontano passato, cose avvenute tanto tempo prima, quando tutti e tre erano ancora vivi. Sono Niels Bohr (Umberto Orsini), sua moglie Margrethe (Giuliana Lojodice) e Werner Karl Heisenberg (Massimo Popolizio). Il loro tentativo è di chiarire che cosa avvenne nel lontano 1941 a Copenaghen quando improvvisamente il fisico tedesco Heisenberg fece visita al suo maestro Bohr in una Danimarca occupata dai nazisti. Entrambi coinvolti nella ricerca scientifica, ma su fronti opposti, probabilmente vicini ad un traguardo che avrebbe portato alla bomba atomica, i due scienziati ebbero una conversazione nel giardino della casa di Bohr, il soggetto di quella conversazione ancora oggi resta un mistero e per risolverlo la Storia ha avanzato svariate ipotesi. Essendo Heisenberg a capo del programma nucleare militare tedesco voleva, in nome della vecchia amicizia, offrire a Bohr, che era mezzo ebreo, l’appoggio politico della Gestapo in cambio di qualche segreto? O al contrario essendo mosso da scrupoli morali, anche se tormentato dalle conseguenze che sarebbero potute ricadere sul destino della sua patria martoriata e che lui amava pur non essendo nazista, tentava di rallentare il programma tedesco fornendo a Bohr, che era schierato con gli alleati, informazioni sull’applicazione dei fondamenti teorici della fissione? Su questi presupposti l’autore Michael Frayn dà vita ad un appassionante groviglio in cui i piani temporali si sovrappongono, colorendo di un valore universale le questioni poste dai protagonisti.
Diverse ipotesi vengono enunciate una dopo l’altra e vengono messi in scena i diversi incontri tra i due fisici. Viene quindi a tradursi metaforicamente, come struttura portante dell’impianto drammaturgico quel Principio di Indeterminazione e di Complementarietà pronunciati molte volte nella pièce e così determinanti per l’elaborazione della teoria della relatività ad opera di Einstein. Non è possibile una sola verità oppure una sintesi efficace delle diverse verità perché una verità è semplicemente un punto di vista, il punto di vista di chi l’ha enunciata. Tutto è umano, niente è assoluto.
«È una storia di amore e passione per la scienza l’incontro scontro tra i due scienziati Niels Bohr e Werner Heisenberg – racconta il regista Mauro Avogadro – Copenaghen è quasi un “processo privato” a porte chiuse. Porte che di continuo si aprono proiettando i personaggi verso luoghi ed azioni del passato. Luoghi mentali, forse, ma per noi tutti reali: la bomba atomica, il genocidio, la funzione positiva, e al tempo stesso pericolosa, della scienza. “Copenaghen” offre la possibilità di proporre, citando Montale, “un teatro fondato sul valore della parola e non sui trucchi dell’arte spettacolare”. Indispensabili, quindi, tre interpreti d’eccezione; vale a dire, tre attori che “eccezionalmente” abbandonino le loro certezze interpretative per affrontare un testo “senza modelli”.
«Io penso che sarebbe stato un errore imperdonabile pensare di dar vita ad una Compagnia teatrale che porti il mio nome senza pensare all’opportunità di rimettere in scena uno spettacolo come Copenaghen. Quando decisi di avere accanto a me un attore come Massimo Popolizio affidandogli anche la regia di “Il prezzo” di Miller mi era chiaro che questa collaborazione non sarebbe stata un episodio isolato – commenta Umberto Orsini – Era evidente che insieme avremmo potuto dare vita a qualcosa che oggi è sempre più difficile trovare e cioè a quel teatro di recitazione nel quale entrambi, seppure in epoche diverse, siamo cresciuti e al quale ci ispiriamo. Ed ecco che riproporre “Copenaghen”, la pièce di Frayn che insieme a Giuliana Lojodice ci aveva visti interpreti per la prima volta diciannove anni fa, mi è sembrata una scelta quasi obbligata. Spettacolo nato a Udine nel 1999, riproposto con l’ERT in anni lontani a varie riprese, amato da un pubblico sempre numerosissimo, visto come un evento dai teatri delle maggiori città, sorprendente per la costante attualità del tema trattato, che si vorrebbe più di così?».
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TEATRO DI ROMA _ Teatro Argentina_ Largo di Torre Argentina, Roma
Biglietteria: 06.684.000.311/314 www.teatrodiroma.net
Biglietti: da 40 € a 12 €
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Orari spettacoli:
martedi e venerdì ore 21
mercoledì e sabato ore 19
giovedì e domenica ore 17
lunedì riposo
Durata spettacolo: 1 ora e 50 compreso intervallo