«Questa è una Master Class. E cantare è una cosa seria.»
Le parole di una Maria Callas lontana dalle scene da lungo tempo, stretta nei suoi nuovi panni di maestra di canto, si abbattono sugli allievi delle Master Class che tenne a New York nei primi anni ‘70, disilludendo le loro speranze di conoscere le tecniche, i trucchi e i segreti della Divina. Maria Callas (Mascia Musy) rimane completamente ancorata al suo passato, a esso rivolge ogni proprio pensiero e ogni propria parola, preferendolo a un futuro a cui non crede.
Il cinismo e la veemenza della Callas rimano con la sua richiesta di abnegazione e disciplina, in direzione dei due unici dettagli fondamentali dell’arte operistica: l’interpretazione, il pubblico. In scena con lei, gli studenti della Juilliard School Music di New York – interpretati dalla soprano Sarah Biacchi, dalla soprano Chiara Maione e dal tenore Andrea Pecci – ne assorbiranno le amare lezioni, acquisendone infine l’eredità all’insegna del più ferreo rigore. Le loro estatiche esecuzioni del Macbeth di Verdi, della Tosca di Puccini e della Sonnambula di Bellini stridono con gli acidi commenti della diva: Maria Callas cerca di instillare in loro l’urgente esigenza di aggiungere al perfezionismo della tecnica canora l’interpretazione del personaggio.
Il testo di Terrence McNally, nella traduzione di Rossella Falk, dipinge una Maria Callas distaccata dal piacere della vita e dell’arte, appesantita dal suo difficile trascorso e continuamente ricondotta ad esso dal ricordo delle sue interpretazioni. Le rievocazioni dei tragici episodi che hanno scandito la sua vita traducono in prosa il melodramma che ha dovuto effettivamente vivere.
«Noi viviamo per l’applauso», scandisce Callas la diva, Callas il personaggio che non trova altro significato alla sua esistenza oltre al palcoscenico, e che vorrebbe estendere un simile modo di vedere ai malcapitati allievi.
Il dolore di Callas/Musy, sotto la direzione registica di Stefania Bonfadelli (in foto insieme a Mascia Musy), alimenta l’accanimento contro gli allievi e arriva a confondersi con la sua stessa identità, come se la stessa Callas fosse rimasta impigliata nell’interpretazione di se stessa. E in questo complicato riappropriarsi di un’identità per troppo tempo appartenuta più al suo pubblico che a lei, la sola via di fuga dal mondo per Maria Callas è stata negarsi al pubblico per sempre.
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Maria Callas Master Class
di Terrence McNally
traduzione Rossella Falk
con Mascia Musy
e con Sarah Biacchi (soprano), Chiara Maione (soprano),
Andrea Pecci (tenore), Diego Moccia (pianista)
regia Stefania Bonfadelli
impianto scenico Alessandro Chiti
costumi Tirelli Roma
aiuto regia Chiara Maione
produzione Società per Attori in collaborazione con Accademia Nazionale di Santa Cecilia/Fondazione Musica per Roma