Uno spettacolo coraggioso quello costruito da Vincent Boussard per la nuova edizione de I Puritani dell’Opera di Francoforte. Il regista francese intreccia le emozioni amorose al tempo della guerra civile inglese con la vicenda biografica dello stesso Bellini. Il sipario si alza sulla Parigi del 1835, anno della morte tuttora misteriosa del compositore. In un clima spettrale una creatura notturna, la statuaria Sofia Pintzou, vampirizza il musicista (sorta di contrappasso per un tombeur des femmes quale era il catanese) che precipita esangue sotto il palcoscenico. Segue la cerimonia funebre per Bellini. Tutto si svolge al centro di un teatro in rovina, con tre ordini di archi vuoti e diroccati che racchiudono la scena e fanno poi da cornice alle passioni di Elvira, Arturo e Riccardo. Scorrono sui muri bruciati le immagini del Père-Lachaise. Una scena crepuscolare in cui si aggirano messieurs in redingote e cilindro e mesdames vestite in tutti i toni del rosso.
Splendidi i costumi ricchi e fantasiosi preparati da Christian Lacroix. Nell’ordito elegante intessuto da Boussard e dal suo team si rischia di smarrire la trama del libretto di Carlo Pepoli. D’altra parte la forza del capolavoro belliniano non sta certo nel plot piuttosto banale (il tenore e il soprano si amano contrastati dal baritono con happy end finale) quanto nella potenza drammatica e nell’eleganza dello spartito e nei raffinati (e ardui!) virtuosismi vocali. E si è ripagati con dovizia dal lussuoso impatto visivo e dalle tre ore abbondanti di musica. L’ultimo capolavoro belliniano è un’autentica vetrina del belcanto nella sua espressione più alta; parole e musica si sposano alla perfezione e ci si lascia cullare dalle melodie infinite, dalle colorature, dal luminoso fluire dei legati.
Musicalmente è una gran serata, con i protagonisti che affrontano con piacevole sicurezza le asperità della partitura. Brenda Rae disegna un Elvira di grande significato drammatico. Sempre precisa nel registro acuto e nelle agilità, ogni aria è un autentico piacere, a cominciare dagli accenti lieti della cabaletta “Son vergin vezzosa”. Il soprano, al suo debutto nel ruolo, unisce alla brillantezza vocale anche una gestualità che rimanda con precisione i traumi di un’anima spaventata e ferita. Il tenore americano John Osborn si conferma una star del belcanto e restituisce un Arturo di rara intensità, con voce solidissima anche nelle note di altezza stratosferica previste dalla parte. E le arie del tenore sono sempre sottolineate dal gradimento della platea, a partire dalla cavatina di ingresso “A te, o cara”. Ottima anche la dizione. Completano il quartetto dei protagonisti il basso Kihwan Sim nei panni del buon zio Giorgio e il baritono Iurii Samoilov che presta voce e gesto a Riccardo Forth. I due, entrambi membri dell’ensemble di Francoforte, sfoderano una bella vocalità belcantistica, particolarmente apprezzata nel duetto del secondo atto (“Il rival salvar tu devi”), in cui si confrontano il furore geloso e la pacata saggezza. Encomiabili anche i comprimari, con una menzione particilare per la Enrichetta di Francia di Bianca Andrew, e il coro, al solito ottimamente preparato da Tilman Michael.
Alla fine della serata applausi convinti del pubblico.
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I PURITANI
Vincenzo Bellini (1801-1835)
Opera seria in tre atti
Libretto Carlo Pepoli
Prima rappresentazione 24 gennaio 1835, Théâtre-Italien, Parigi
Una co-produzione con l‘Opéra Royal de Wallonie, Liegi
In italiano con sovratitoli in tedesco e inglese
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Direttore Tito Ceccherini
Regia Vincent Boussard
Scene Johannes Leiacker
Costumi Christian Lacroix
Video Isabel Robson
Luci Joachim Klein
Maestro del Coro Tilman Michael
Drammaturgia Zsolt Horpácsy
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CAST
Elvira Brenda Rae
Lord Arturo Talbo John Osborn
Sir Riccardo Forth Iurii Samoilov
Lord Gualtiero Valton Thomas Faulkner
Sir Giorgio Kihwan Sim
Sir Bruno Roberton Michael Porter
Enrichetta di Francia Bianca Andrew
Una donna Sofia Pintzou
Coro della Oper Frankfurt
Frankfurter Opern- und Museumsorchester