A infiammare il palcoscenico della Casa Teatro Ragazzi e Giovani è arrivata una produzione della Compagnia Accademia dei Folli, del cui lavoro il primo aspetto di rilievo è l’accuratezza del comparto tecnico: una scenografia semplice ma incisiva (Carola Fenocchio), animata da luci e musiche mai invadenti (Ivo Ghignoli e Moreno Pittarello), per quella che nelle intenzioni degli autori Emiliano Poddi e Carlo Roncaglia vuole essere una dichiarazione d’amore al teatro shakesperiano.
Decidere di portare in scena una sgangherata compagnia di attori (insieme a Roncaglia Enrico Dusio, Giovanna Rossi, Gianluca Gambino, Valter Schiavone, Cristina Renda e Andrea Castellini) e mostrarne le difficoltà di approccio e messa in scena di un testo come il Sogno di una notte di mezza estate non è certo una novità in teatro – e non manca l’omaggio al Michael Frayn di Noises Off – ma qui il pretesto metateatrale diventa occasione per uno spettacolo marcatamente comico, sempre fresco ed esilarante.
Il tributo al Bardo è infatti l’omaggio al suo modo di intendere il rapporto realtà/finzione, abbattendo la quarta parete con grande anticipo sulle avanguardie teatrali: il diaframma spalancato sulla rappresentazione del Sogno ci mostra una coppia di futuri sposi, a cui spetta il giudizio sulla capacità della compagnia teatrale di portare lo spettacolo ai festeggiamenti delle loro nozze. Una scenetta che oltre a mettere gli interpreti in mezzo agli spettatori (demolita la quarta parete) scimmiotta la rappresentazione del Piramo e Tisbe che Shakespeare trasse dalle Metamorfosi di Ovidio per celebrare il matrimonio dei personaggi Teseo e Ippolita…
L’intreccio della commedia di Shakespeare è una sfida anzitutto per chi deve metterla in scena. Il metateatro elisabettiano anticipa di più di tre secoli le derive pirandelliane dei Sei personaggi, ma la riscrittura di Poddi e Roncaglia sembra gettare un ponte diretto nella decisione di tenere i personaggi dei folletti (Puck, Oberon e Titania) lontano dalla scena, evidenziandone i caratteri soprannaturali. In altri termini, con la consapevolezza degli studi freudiani mutuati da Pirandello il Sogno di Shakespeare diventa la precisa proiezione dell’inconscio dei protagonisti umani, senza più necessitare di alcun intervento magico.
Ed esplicitando, in maniera assoluta e definitiva, il debito che chiunque si occupi di teatro paga volentieri al Bardo, probabile inventore dell’indagine teatrale sul sognare umano.
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Un altro sogno di una notte di mezza estate
liberamente tratto da William Shakespeare
adattamento di Emiliano Poddi e Carlo Roncaglia
regia Carlo Roncaglia
con Enrico Dusio, Giovanna Rossi, Gianluca Gambino, Valter Schiavone, Carlo Roncaglia, Cristina Renda e Andrea Castellini
scene e costumi Carola Fenocchio
musiche Carlo Roncaglia
luci e fonica Ivo Ghignoli, Moreno Pittarello
produzione Accademia dei Folli