Intervista a cura di Il Granchio in Frack
Chi di noi non subisce il fascino del cinema? Credo sia veramente difficile trovare qualcuno che è immune al richiamo del grande schermo. Forse per gli attori, forse per le colonne sonore, magari per gli effetti speciali o per le storie raccontate, c’è sicuramente qualcosa, in questo magico mondo fatto di pellicole e pop corn, che ci fa sentire vivi e felici.
Quando si spensero le luci al Gran Café di Parigi e per la prima volta quei due geniacci di Louis e Auguste Lumière proiettarono delle immagini impresse su pellicola, chi mai avrebbe immaginato saremmo arrivati a discutere delle vendite al botteghino o della serata degli Oscar. Eppure volente o nolente dobbiamo ammetterlo: il cinema è anche un po’ casa nostra. Lo è ogni volta che ci affezioniamo a un attore, o che sognano di essere uno del cast; piangiamo, ridiamo e ci incazziamo, ci facciamo i selfie nei luoghi in cui hanno girato delle scene o compriamo cimeli e locandine. E in tutto questo bailamme di emozioni e di magia, vi è mai venuto in mente di affezionarvi… al doppiatore?
Caspita vi ho colto in fallo, dite la verità. Difficile che sia una delle prime cose che viene in mente quando si parla di cinema. Non mi era mai nemmeno capitato di commentare un film con “accidenti il doppiatore qui è stato un portento! Ha fatto un lavoro incredibile!” Non l’ho mai detto è vero e, non l’ho nemmeno mai pensato sino a quando non ho incontrato lui, Mattia Rigatti.
Un giovane attore che affascina con la sua gentilezza prima ancora che col suo bell’aspetto (certo le donne a forza di guardarlo lo consumeranno prima o poi). C’è lui dietro l’idea di creare una scuola di doppiaggio a Firenze.
Si chiama doppiaggio in carrozza ed è uno dei corsi più interessanti che una persona possa decidere di seguire.
– Mattia, come caspita ti è venuto in mente di creare una sala di registrazione e doppiaggio all’interno di una carrozza?
Ricordo di aver letto da qualche parte di una ragazza newyorkese che adibì un vecchio autobus di linea a negozio di abbigliamento. Girava per le strade della grande mela portando in giro il suo estro, la sua moda e la sua folle idea. Quando dovevo decidere dove creare la sede della mia scuola, mi imbattei in questo vecchio carro e me ne innamorai all’istante. Mi venne in mente la storia di quella ragazza ma non solo, lo riconobbi come il luogo perfetto per iniziare la mia nuova avventura, il mio nuovo viaggio!
– Ammetto che ha un fascino unico questo studio, immerso nel verde e nel silenzio, ti estranea dalla solita vita, giusto il tempo che occorre per farsi tornare alla mente che, nonostante le giornate storte, è così infinitamente bella. In questo corso si studia anche un po’ di dizione, di recitazione e si prende coscienza di avere una voce (strano a dirsi ma è così); è un’esperienza formativa che abbraccia più materie e diversi professionisti del settore guidano allievi di tutte le età.
Vedi Daniela, la prima volta che mi trovai faccia a faccia con il mondo del doppiaggio, non mi accorsi subito che poteva nascerne un grande amore. Il mio giudizio probabilmente derivava da un’errata percezione della potenza della voce, della mia voce. Doppiare è un viaggio interiore, una profonda conoscenza dei tuoi limiti, delle timidezze, delle debolezze e delle emozioni segrete. Proprio come la recitazione, il doppiaggio ti sveste di tutte le paure, delle ansie, delle mille facce che ti porti in borsa e, ti fa riscoprire te stesso, stando da solo, davanti ad un microfono, ad emozionarti per emozionare.
– Sembra strano lo so, ma potrei dire che in questo corso s’impara a parlare?
Non è strano affatto, non ci facciamo caso ma ognuno di noi ha un tono diverso in ogni situazione, addirittura la nostra voce subisce variazioni di tono a seconda dell’interlocutore o dell’argomento che stiamo affrontando. Riuscire a sfruttare al meglio i muscoli della lingua, della bocca, le corde vocali e la respirazione, permetterà di cambiare atteggiamento anche nei confronti del mondo; sentirsi più sicuri, meno timidi, più liberi e sereni, passa anche dall’avere la consapevolezza di una propria identità vocale.
– Mattia diciamolo, qui si doppia sin dalla prima lezione e si ride a crepapelle. Ci si inorgoglisce ogni volta che si è fatto un buon lavoro e si applaude al risultato dei compagni di viaggio. Tra cartoni animati, serie tv e film, ci si ritrova a dar voce ai personaggi più disparati e, in sala di registrazione, dietro a quel microfono, non c’è competizione e non c’è imbarazzo.
Doppiare è liberatorio. È un’esplosione di energia. Ti scarichi completamente da tutto quello che porti sulle spalle e dai voce a qualcuno che vedi in video, cercando di riprodurne le sensazioni, i movimenti, le sfumature. Non dico sia facile riuscire ad entrare in sintonia con il personaggio, sopratutto perché magari ha un carattere diverso dal tuo o un sesso differente o perché è un pesce rosso o un coniglio gigante ma, tutto ciò che rappresenta una difficoltà è anche tutto ciò che di divertente ti può offrire questo lavoro. Essere qualcun altro per una manciata di minuti.
– In qualità di coordinatore del corso, qual è la cosa che ti affascina di più?
Io mi emoziono ogni volta che vedo la gioia negli occhi delle persone. Ci sono bambini, ma anche adulti, che durante le prime lezioni sono un po’ schivi, parecchio timidi o impacciati. Li vedi poi scuotere l’aria con cotanto vigore che non pensavi nemmeno potesse appartenergli.
– Mattia, tu che sei alla ‘guida’ di questa carrozza folle e poetica, da bravo cocchiere esperto di lunghe traversate, mi sapresti dire cos’è il viaggio secondo te?
Se penso al viaggio mi viene subito in mente uno zaino. Uno zaino pieno di me da portar in giro, penso il viaggio sia questo: concedere del tempo ad altri e concedere un po’ di sé. Durante il cammino, il mio zaino avrà sempre meno ‘me’ e sempre più ‘qualcun altro’, e non mi sentirò svuotato bensì arricchito. Infondo non è questo che fa la vita, t’insegna a conservare quanto di meglio le persone che incontri ti possano offrire.
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