Non è Natale senza Schiaccianoci, fiaba in danza sull’incantevole partitura di Čaijkovskij dove non mancano trasformazioni e giochi di fantasia.
La storia della piccola Clara e del Principe Schiaccianoci è stata soggetta a diversi trattamenti e variazioni, più radicali come nell’ultimo film Disney o meno invasive ad opera delle diverse compagnie di balletto.
Due sono le rappresentazioni in danza a cui abbiamo assistito nella magica cornice di Covent Garden.
La performance del Royal Ballet rivive la fiaba nella versione di Peter Wright, un vero e proprio caposaldo del repertorio della compagnia. Nonostante le oltre 470 rappresentazioni dal debutto del 1984, il titolo risulta fresco, sempre nuovo e soprattutto apprezzato dal pubblico – merito senza dubbio della bravura degli interpreti.
Nella serata di apertura, trasmessa anche in diretta cinematografica, brillano Anna Rose O’ Sollivan e Marcellino Sambé nel ruolo di Clara e del Principe Schiaccianoci, giovani talenti della compagnia che spiccano accanto a Marianela Nuñez e Vadim Muntagirov, impegnati nel gran pas de deux finale nel regno dei dolci.
Spendiamo qui poche parole dato che ogni elemento funziona, dalla danza agli allestimenti (a firma di Julia Trevelan Oman) alla partitura, interpretata alla perfezione dalla Royal Ballet Sinfonia.
Diverso, invece, Lo Schiaccianoci dell’English National Ballet che propone il balletto di Petipa nella rivisitazione del 2010 di Wayne Eagling. A differenza di molte versioni, Eagling mette in luce il gioco di luci e ombre nascosto nella fiaba di E.T.A Hoffmann, enfatizzando il lato oscuro e penalizzando l’atmosfera spensierata e magica che ci aspetteremmo da una storia di Natale: emblematica in tal senso è la presenza del re dei topi nel corso dell’intera vicenda.
Non troppo chiara è anche la trasformazione di Clara e dello Schiaccianoci, che diventano fata confetto e principe nel secondo atto per poi tornare bambini e riprendere le loro identità originarie sul finale. Il passaggio non risulta lineare, soprattutto per coloro che si avvicinano per la prima volta a Schiaccianoci.
Buona ma non ottima anche l’interpretazione dei protagonisti – Rina Kanehara e Fernando Carratalà Coloma – dato che purtroppo non mancano diverse imperfezioni tecniche. Sono forse le parti minori e le vicende d’insieme a fare la differenza: il valzer dei fiocchi di neve è eseguito con grazia ed eleganza; nel secondo atto, le danze di carattere sono ben riuscite (in particolare la danza russa) e il valzer dei fiori particolarmente delicato.
La performance, dunque, avrebbe potuto meglio celebrare la bellezza della fiaba e della partitura, ma tutto sommato risulta un piacevole augurio di buone Feste.
Letizia Cantù