di William Shakespeare
traduzione Masolino d’Amico
con Massimo Venturiello, Simone Toni, Roberto Petruzzelli, Francesco Grossi – iNuovi, Alessandro Baldinotti, Marco Morellini, Simone Faloppa, Luca Pedron – iNuovi, Camilla Diana, Federica Castellini, Federica Pizzutilo
movimenti di scena Monica Codena
scene e immagini Antonio Panzuto
costumi Luigi Perego
luci Nevio Cavina
musiche Antonio Di Pofi
aiuto regia Paola Degiuli
direttore di scena Andrea Patron
realizzazione scene Laboratorio della sezione attività Teatrali Comune di Rovigo
realizzazioni costumi Sartoria Corso di Daniela Corso
regia Paolo Valerio
produzione Teatro Stabile Di Verona, Fondazione Teatro Della Toscana, Estate Teatrale Veronese
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“Con la misura con la quale misurate sarete misurati” afferma il vangelo secondo Matteo, ed è questo il moto centrale di una commedia, scritta nel 1603 da William Shakespeare, che riesce ancora oggi a ricalcare sul palcoscenico tutta la leggerezza giocosa e la crudeltà tragica delle circostanze umane, così effimere eppure governate da poteri pulsionali travolgenti, ai quali soccombe ogni ragione.
Un lavoro attoriale degno di plauso e uno studio delle simmetrie scenografiche veramente interessante, pulito, ma anche profondamente suggestivo nelle riprese video della scena in esecuzione.
L’intensa sdrammatizzazione del male, che qui non pare rassomigliare ad una dura condizione di disincanto inumano, quanto ad una fragilità che non conosce come consolarsi e si ripiega sugli altri fino all’epilogo in se stessa, rende un tale brano della nostra letteratura mondiale uno specchio abissale su cui chinarsi a riflettere e ha certamente il dono di poter rilevare aspetti insondati dell’esercizio assai diffuso del giudizio, spesso tanto severo quanto assolutamente infondato, perché operato all’oscuro dei moventi che generano atti rimasti incompresi e pertanto condannati, etichettati.
Ma se è vero che la legge degli esseri umani tenta solo, e non sempre fedelmente, di ricalcarne una più alta, universale, che davvero impone a tutti egual sorte, è possibile, un giorno, ritrovarsi da giudici ad accusati.
Ines Arsì