A cosa servono le ragazze?
È il 1885 quando questa domanda viene posta dal giornalista statunitense Erasmus Wilson; è il 2018, quando la compagnia Liberi Pensatori Paul Valery porta lo spettacolo Bly in debutto alla Casa Teatro Ragazzi di Torino, omaggiando la celebre giornalista americana, al secolo Elizabeth Jane Cochran, che sotto lo pseudonimo di Nellie Bly – e sotto le mentite spoglie delle molte donne interpretate per raccontare gli orrori di ghetti, prigioni e manicomi – ha ottenuto l’agognata risposta.
Oliviero Corbetta adatta per il teatro e dirige un racconto di Cristian Mascia: gli Stati Uniti dello scorso passaggio di secolo rivivono delle scene create da Maurizio Fò e Daniela Vassallo, ricostruite dal vivo dagli interpreti Stefania Rosso e Marco Pagani; l’accompagnamento musicale composto da Bruno Coli e Matteo Castellan trasporta in questa realtà anacronistica rievocando la Prima pagina di un Billy Wilder, in accordo con l’accurata ricostruzione dei costumi d’epoca di Donatella Degrandi; l’intera epopea della coraggiosa giornalista d’inchiesta rivive sul piccolo palcoscenico.
Interpretando Nellie Bly, Stefania Rosso racconta la sua incredibile storia rivolgendosi a un “tu” ideale, chiaro espediente per mantenere la propria identità sotto le spesse maschere che di volta in volta indossa per entrare in luoghi ostici e pericolosi e scriverne gli articoli che ne sanciranno la fama di giornalista. Ma è anche un modo per coinvolgere maggiormente il pubblico, inserito in una storia che lo riguarda quanto le cronache di Bly riguardavano i lettori dei suoi articoli.
Raggruppate in questa generica persona a cui dà del tu, le plurime identità di Bly si scontrano con la moltitudine di personaggi maschili interpretati da Marco Pagani, nei confronti dei quali tutte le donne rinchiuse nella matrioska Bly rivendicano la mancanza di considerazione. A cosa servono le donne, se non a occuparsi della sfera familiare?, si domandava Wilson nel 1885: non erano d’accordo già a quell’epoca le donne emarginate, maltrattate, ignorate che Bly ha conosciuto e raccontato vestendone le spoglie, infilandosi in fabbriche, bordelli, case di cura…
Un’intera epopea, come si accennava, che viene rinchiusa nel piccolo spazio del palcoscenico, pur privo di limiti per definizione. Il testo che Corbetta elabora sulla base del racconto di Mascia è ben congegnato, l’apparente limite di due soli interpreti ampiamente aggirato da soluzioni registiche mai banali. Purtroppo, però, è l’ampiezza stessa della vicenda (Nellie Bly ha emulato Phileas Fogg compiendo il giro del mondo in meno di 80 giorni), nonché l’ampiezza di un tema sempre attuale come quello dell’emancipazione femminile, a costringere lo spettacolo in panni troppo stretti.
Bly – A cosa servono le ragazze risente dei cambi di scena necessariamente frequenti, segmentando in maniera eccessiva la drammaturgia. Ne risulta uno spettacolo grezzo, acerbo, che al suo debutto alla Casa Teatro Ragazzi ha tuttavia dimostrato la propria eloquenza, coinvolgendo ed emozionando il pubblico. Questo è forse il caso esemplare di uno spettacolo che divide spettatori e critica, incorrendo nel meritatissimo plauso dei primi e suscitando qualche noiosa (e in fin dei conti inutile) perplessità nella seconda.
Uno spettacolo acerbo, il cui fascino forse risiede anche in questa caratteristica tecnica che fa storcere il naso al critico. Un impianto scenico contraddistinto da quella stessa acerbità che oggi, nel 2018, sembra ancora caratterizzare l’annosa domanda.
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Bly – A cosa servono le ragazze
liberamente tratto dal racconto “Storia di Bly” di Cristian Mascia
adattamento drammaturgico e regia di Oliviero Corbetta
con Stefania Rosso e Marco Pagani
musiche originali Bruno Coli e Matteo Castellan
scene di Maurizio Fò e Daniela Vassallo
costumi di Donatella Degrandi
luci e suono Cristiano Falcomer