Protagonista è la YOUNG MUSICIANS’ EUROPEAN ORCHESTRA, formata da giovani talenti musicali dai 15 ai 28 anni, provenienti da diversi paesi del mondo che hanno donato 7 Concerti di Natale in 7 città: Ravenna, Forlì, Bologna, Roma, Betlemme, Gerusalemme e Genova. L’Orchestra è un’innovativa start-up musicale, fondata dai suoi giovani musicisti, imprenditori di se stessi. E’ un viaggio giocoso tra Sacro e Profano, tra amori e amicizie, in cui nuovi progetti nascono, ogni anno, dalla condivisione di un percorso molto profondo insieme. Il Documentario ha sempre una doppia cifra, il fuori (i concerti) e il dentro (dietro le quinte), l’Oriente e l’Occidente, il Ponte e il Muro, il Sacro e il Profano, la Spiritualità dei luoghi e la Goliardia dei giovani musicisti dell’orchestra.
Questo progetto di diplomazia culturale è nato 7 anni fa: l’Italia regala un Concerto di Natale sia allo Stato di Israele, a Gerusalemme, sia all’Autorità Palestinese, a Betlemme, con la YOUNG MUSICIANS’ EUROPEAN ORCHESTRA che, in questi 7 anni, ha visto suonare insieme Israeliani e Palestinesi, Russi e Ucraini, Giapponesi e Kazaki, musicisti Europei uniti dal desiderio di promuovere la Pace nel Mondo. Nel documentario sono raccontate le Frontiere fisiche e simboliche, i Muri oggettivi e soggettivi, i Ponti concreti e ideali che solo l’Universalità della Musica e la Forza dei Giovani possono ricostruire. Sullo sfondo del racconto artistico e umano, un affresco profondo della Terra Santa, con le sue intrecciate complessità, e le radici dell’atavico conflitto Arabo-Israeliano. Attraverso la narrazione, si restituisce la bellezza della città di Gerusalemme e dei suoi 4 quartieri, musulmano, cristiano, ebraico, armeno, delle 3 religioni monoteiste che hanno determinato l’eterogeneità di Gerusalemme, frutto di millenni di assedi che hanno lasciato ferite profonde. Gerusalemme, la capitale contesa e città santa nell’Ebraismo, nel Cristianesimo e nell’Islam.
La struttura del Documentario è dominata dal numero 7 ed è scandito dai 7 giorni del tour musicale, in un percorso armonico e dinamico, come 7 sono i colori dell’arcobaleno ormai scelto come simbolo della Pace. 7 sono le virtù ma anche i vizi capitali, 7 sono i bracci del candelabro ebraico Menorah e 7 gli attributi fondamentali di Allah. Secondo il Corano, sette sono i cieli creati da Dio, sette le terre, sette i mari, sette gli abissi dell’inferno e sette le sue porte. Ma anche sette sono i doni dello Spirito Santo nel Cristianesimo e sette le divinità mitologiche della Cabala ebraica.
Le bellissime musiche di Vivaldi, Bach, Mozart, Massenet, Strauss saranno il filo conduttore del Documentario che ospiterà anche una dolcissima sorpresa: un assaggio della meravigliosa melodia Casta Diva di Bellini. Un tipico esempio di stile melismatico belliniano, in cui le fioriture presentano carattere di arabesco. E nella tradizione ebraica, il melisma è ancora attualmente usato nella lettura della TORAH. I programmi musicali dei 7 Concerti sono cambiati in ogni tappa, come sono cambiati i Cori che hanno accompagnato l’Orchestra. In ogni città sono stati coinvolti i Cori delle diverse comunità, spaziando da cori amatoriali a cori professionisti. A Roma vedremo i molti cori del territorio romano che hanno terminato il concerto cantando l’Ave Verum di Mozart. La dimensione corale sarà un’altra importante cifra della struttura del documentario, attraverso interviste ai protagonisti dell’Orchestra sempre in forma corale o in coppia. Il montaggio è molto ritmato, per accompagnare e scandire il racconto di un percorso di Musica e Vita.
Nel documentario si vivranno i tanti ponti di solidarietà costruiti dalla società civile e dalla musica. La generosità dei giovani musicisti è stata ritmata, a Betlemme, da un’intera giornata dedicata ai bambini palestinesi. Vedremo l’anteprima del Concerto donato al Children Hospital di Betlemme e alle bambine sorde palestinesi della scuola EFFETA Paolo VI, da 50 anni, animata dalle suore della congregazione italiana di San Giovanni Antonio Farina che sosteneva: ”se educhiamo le donne, educhiamo una società intera”. La sordità è una malattia invisibile ed è diventata genetica nei bambini di questa terra perché nelle famiglie palestinesi continuano a sposarsi tra consanguinei.
Tutti i concerti sono stati un’occasione per accompagnare alla musica un’azione di solidarietà e di cultura: a Forlì e a Roma il pubblico è stato invitato a portare pasta, dolci, farina, riso, dolci natalizi che sono stati distribuiti dalla Caritas e dal Circolo San Pietro alle persone in difficoltà. A Bologna il ricavato del concerto è stato donato al Centro Culturale San Martino che si sta facendo carico della salvaguardia e del restauro dell’affresco, “La disputa di San Pier Tommaso”, degli inizi del 1600: il più grande affresco di Bologna, di circa 104 mq, ancora mai raccontato in televisione. L’opera è stata da poco riscoperta all’interno dell’ex Oratorio del Convento di San Martino dei Frati Carmelitani, istituto religioso sorto sul Monte Carmelo in Palestina, nell’XI secolo, altro esempio di ponte tra Oriente e Occidente. L’affresco, dipinto da Lucio Massari e Ludovico Carracci, è stato rovinato da buchi nel muro realizzati, nel secondo dopoguerra, per creare un cinematografo e un teatro nel convento. Il Settimo Concerto di Natale a Genova, dedicato alle Vittime del Ponte, è stato ospitato nella bellissima Basilica della Santissima Annunziata del Vastato dalla Comunità di Sant’Egidio che ha devoluto le donazioni raccolte ad una casa per anziani, colpiti dal crollo del ponte.
Accanto al percorso spirituale dei giovani protagonisti dell’Orchestra, nel documentario sono raccontate le loro passioni e la loro visione di futuro. E’un’Orchestra formata principalmente da tanti amici che stanno realizzando il sogno di unire il loro amore per la musica e per i bambini. Tutti i musicisti hanno contribuito alla perfetta organizzazione dei 7 Concerti, condividendo la goliardia dei momenti conviviali e le notti insonni per volare da una città all’altra. Si passa dalle fatiche a Roma per trasportare gli strumenti sulla scalinata della Basilica di Santa Maria in Ara Coeli, famosa per la scultura del bambin Gesù, intagliata con il legno d’ulivo del Giardino dei Getsemani, a momenti quasi mistici a Gerusalemme proprio tra gli ulivi millenari di quel Giardino dove Gesù, dopo l’Ultima Cena, lasciò il gruppo degli Apostoli per pregare in disparte.
Nel documentario c’è un affresco, in particolare, di due città, Ravenna e Gerusalemme. Ravenna, storicamente ponte tra Oriente e Occidente, perchè ha sempre saputo accogliere e integrare culture e religioni differenti, come ai tempi del Re degli Ostrogoti, Teodorico il Grande, che governò l’Italia per 33 anni, dal 493 al 526. Secondo re dei barbari di Roma, Teodorico portò un lungo periodo di pace perché favorì la convivenza tra Germani e Latini e, seppur di religione ariana, non perseguitò mai i cattolici. 7 anni fa, Ravenna ha costruito questo nuovo ponte musicale con Gerusalemme e Betlemme, rinnovando la sua profonda vocazione di prima capitale romana e cristiana. Un città più volte caduta e risorta, ammirata da Carlo Magno che a Ravenna venne a trovare ispirazione per costruire le basi ideologiche del Sacro Romano Impero. Anche il Santo Patrono di Ravenna, Apollinare, veniva dall’Oriente, da Antiochia di Siria … QUI DOVE UN’ANTICA VITA SI SCREZIA IN UNA DOLCE ANSIETA’ D’ORIENTE, scriveva di Ravenna il Poeta Eugenio Montale.
Il documentario parte con il primo concerto di Natale nella meravigliosa Basilica di San Francesco a Ravenna dove, nel lontano 1321, si svolse la cerimonia funebre di Dante Alighieri. Si aprirà quindi un rimando alla Biblioteca Classense di Ravenna e ammirare l’antico refettorio, oggi Sala Dantesca, con l’enorme dipinto, “Le Nozze di Cana”, di Luca e Francesco Longhi. La Biblioteca Classense, il cui nome rimanda a Sant’Apollinare in Classe, fu creata dai Camaldolesi, congregazione fondata da San Romualdo, monaco benedettino che cercò di coniugare la tradizione monastica orientale e quella occidentale. Dante, nella Divina Commedia, dispone l’oltretomba intorno ad un asse ideale che parte dal centro di Gerusalemme e, attraverso la voragine infernale aperta sotto la città, in seguito alla caduta di Lucifero dal cielo, giunge al centro della Terra: il Paradiso terrestre, diametralmente opposto a Gerusalemme.
Quando è stato girato il documentario, a Gerusalemme si svolgeva l’Hanukkah, una festività ebraica, conosciuta anche con il nome di Festa delle Luci, per celebrare la liberazione di Gerusalemme da parte dei Maccabei nel 164 a.C. E si celebrava anche il Bar Mitzvà: il bambino a 12 anni raggiunge l’età della maturità e il loro padre recita una preghiera: “ti ringrazio per avermi liberato dall’educazione di questo figlio”. Si potranno quindi ammirare immagini meravigliose del Muro del Pianto, una Sinagoga a cielo aperto, ciò che resta del Secondo Tempio di Salomone, distrutto dall’Imperatore Tito nel, 70 dopo Cristo. Gli ebrei pregano presso il Muro del Pianto da duemila anni, ritenendo che quel punto sia il più sacro sulla faccia della Terra e che Dio sia dall’altra parte a sentire le loro preghiere. Non si vedono donne … non a caso, la preghiera degli ebrei recita: “ti ringrazio signore per avermi fatto ebreo e non pagano, di avermi fatto libero e non schiavo, di avermi fatto uomo e non donna”. Le mura della città vecchia di Gerusalemme, costruite dal sultano Solimano il Magnifico, hanno 8 porte. Quando gli ebrei entrano ed escono, toccano la Mezuzah, che contiene la preghiera sacra Shemà, per essere guidati dalla parola di Dio. E sulla porta di Damasco c’era una statua dell’Imperatore Adriano che, nel 135 d.C., caccio tutti gli ebrei da Gerusalemme e cambiò il nome di questa terra, chiamandola Palestina. E ci si potrà immergere nella storia nel Santo Sepolcro: la custodia della sua chiave è affidata a due famiglie musulmane e, l’apertura della porta, segue un preciso cerimoniale, integrando i diritti di queste due famiglie e quelli delle tre comunità che ufficiano il Santo Sepolcro, Francescani, Greci ed Armeni. Fino al 1831, per entrare nella Basilica, occorreva pagare una tassa personale, abolita dal sovrano egiziano Ibrahim Pascià. Come disse lo scrittore Chateaubriand, “ho pagato Maometto per adorare Cristo”. Gerusalemme è chiamata dai profeti l’ombelico del mondo, la città dai 70 nomi è considerata la madre di tutti … Gerusalemme è una Profezia perché ci dice come sarà il futuro … il mondo ha bisogno di profezia … il mondo ha bisogno di Gerusalemme …