Robert Schumann Concerto per pianoforte e orchestra in La minore op. 54
Franz Schubert Sinfonia n. 9 in Do maggiore D 944 “La Grande”
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore e solista Alexander Lonquich
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Eccezionali eredi della rivoluzione beethoveniana, Franz Schubert e Robert Schumann rappresentano il cuore pulsante del Romanticismo tedesco. A loro e alla loro inquieta genialità si rivolge Alexander Lonquich, uno dei più acclamati pianisti della sua generazione. Giovedì 31 gennaio (ore 20.30), venerdì 3 febbraio (ore 20.00) e domenica 3 febbraio (ore 16.00) nella doppia veste di direttore e solista, il musicista tedesco affronta insieme all’Orchestra Verdi due tra le più evocative composizioni di quella stagione dorata, veri e propri capisaldi del repertorio sinfonico e concertistico.
All’Auditorium di largo Mahler verrà proposto in apertura il Concerto per pianoforte e orchestra in La min. op.54, di Robert Schumann, che racconta in musica la grande storia d’amore con sua moglie Clara, acclamata pianista che ne eseguì sia la prima versione ridotta del 1841 che quella completa del 1845. Questo fu anche il primo e l’unico concerto scritto da Schumann che aveva composto principalmente per pianoforte, dedicandosi anche alla trascrizione di alcune delle opere per pianoforte di Franz Schubert, che egli ammirava immensamente. E proprio a Schumann si deve la riscoperta dell’altro capolavoro in programma: la Sinfonia n.9, conosciuta come La Grande di Franz Schubert, composizione che il genio viennese in vita non ebbe la gioia di sentire eseguire. Solo grazie all’interessamento di Schumann la Sinfonia fu eseguita per la prima volta nel 1839 al Gewandhaus di Lipsia, diretta da Felix Mendelssohn, ottenendo da subito un grande successo.
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Giovedì 31 gennaio 2019, ore 20.30
Venerdì 1 febbraio 2019, ore 20.00
Domenica 3 febbraio 2019, ore 16
Auditorium di Milano, largo Mahler
Biglietti serie Verdi: euro 36.00/16.00; Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari apertura: mar/dom, ore 10.00/ 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org www.vivaticket.it.
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Programma
Robert Schumann Concerto per pianoforte e orchestra in La minore op. 54
Il concerto è il primo e l’unico scritto da Schumann, che si era dedicato fino ad allora alle composizioni per pianoforte solo. Dopo la soddisfacente prova della Prima sinfonia e contemporaneamente alla prima versione della Quarta, egli decise di affrontare la forma del concerto che dopo Beethoven aveva già avuto illustri continuatori. E così nel maggio 1841 scrisse di slancio per la moglie Clara una fantasia in La minore per pianoforte e orchestra. eseguito o in forma privata a Lipsia nell’agosto del 1841 da Clara, considerata la migliore pianista dell’Ottocento. Fu nel giugno 1845 che Schumann decise di trasformare la Fantasia del 1841 in un regolare concerto in tre movimenti, componendo dapprima il finale e poi l’intermezzo centrale; il lavoro fu completato il 16 luglio ed eseguito a Dresda il 4 dicembre da sua moglie Clara, direttore Ferdinand Hiller
Sviluppando e completando la Fantasia del 1841, Schumann realizzava l’idea romantica di scrivere una musica che superasse i limiti e le distinzioni tra le forme tradizionali: “qualcosa a metà tra sinfonia, concerto e grande sonata”, come scriveva a Clara già nel 1839. In effetti il Concerto in la minore è lontanissimo dalla concezione classica e rappresenta una forte novità per l’epoca per l’insolito rapporto che c’è tra pianoforte e orchestra, ove il dialogo e la collaborazione regnano sovrani; non più sfida aperta, ma totale armonia, come se pianoforte e orchestra conducessero uniti una loro battaglia. Criticato all’epoca per lo scarso virtuosismo pianistico presente nel lavoro, contrariamente alla moda concertistica del tempo, oggi il Concerto in la minore è considerato tra le espressioni più autentiche della personalità schumanniana per la qualità e la varietà dell’invenzione musicale.
Franz Schubert Sinfonia n. 9 in Do maggiore D 944 “La Grande”
La prima notizia della Sinfonia n.9, il cui nome, La Grande, serve a distinguerla dalla più breve e concisa Sesta, pure in Do maggiore, comunemente conosciuta come La Piccola, risale a una lettera del 1825, a firma di Eduard von Bauernfeld, che aveva ospitato il compositore, suo intimo amico, presso la località montana di Gastein durante l’estate. La partitura fu inviata dall’autore alla Società degli Amici della Musica di Vienna (probabilmente nel 1826) nella speranza di poterla portare di fronte a un pubblico; dopo una prova di lettura a porte chiuse, della quale non conosciamo esattamente né data né direttore, il lavoro fu scartato (troppo lungo e difficile per quella che, in fondo, non era che un’orchestra amatoriale) e cadde nell’oblio. Così Schubert morì senza avere mai sentito eseguire il proprio capolavoro.
Nel 1838, dieci anni dopo la morte dell’Autore, Robert Schumann di passaggio a Vienna, fece visita a Ferdinand, fratello di Franz e quest’ultimo gli mostrò il manoscritto della sinfonia, abbandonato tra le tante carte lasciate dal compositore. Schumann ne rimase folgorato. “Chissà per quanto tempio ancora – scrisse – essa sarebbe rimasta in quell’angolo oscuro e polveroso, se io non avessi subito persuaso Ferdinand Schubert a spedirla alla direzione dei concerti del Gewandhaus di Lipsia, o anche allo stesso artista che vi presiedeva”. L’artista cui si fa riferimento era nientemeno che Felix Mendelssohn Bartholdy, il quale l’eseguì il 21 marzo 1839 di fronte a un pubblico entusiasta, così come entusiasta fu la recensione firmata dallo stesso Schumann, che così scriveva sulla sua rivista, “Zeitschrift für Musik”: “Chi non conosce la Sinfonia in Do maggiore conosce ben poco di Schubert; e questa lode può sembrare appena credibile se si pensa a tutto quello che Schubert ha già donato all’arte. Oltre a una magistrale tecnica della composizione musicale, qui c’è la vita in tutte le sue fibre, il colorito fino alla sfumatura più fine, v’è significato dappertutto, v’è la più acuta espressione del particolare e soprattutto infine v’è diffuso il romanticismo che già conosciamo in altre opere di Franz Schubert. E questa divina lunghezza della Sinfonia, questo sentimento di ricchezza profuso dovunque ricrea l’animo. […] Questa Sinfonia ha dunque agito su di noi come nessuna ancora, dopo quella di Beethoven”.
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Biografie
Alexander Lonquich, pianoforte
Alexander Lonquich è nato a Trier, in Germania. Nel 1977 ha vinto il Primo Premio al Concorso Casagrande dedicato a Schubert. Da allora ha tenuto concerti in Giappone, Stati Uniti e nei principali centri musicali europei. La sua attività lo vede impegnato con direttori d’orchestra quali Claudio Abbado, Kurt Sanderling, Ton Koopman, Emmanuel Krivine, Heinz Holliger, Marc Minkowski. Particolare in tal senso è stato il rapporto mantenuto in passato con Sandor Vègh e la Camerata Salzburg, di cui è tuttora regolare ospite nella veste di direttore-solista. Un importante ruolo lo svolge inoltre la sua attività nell’ambito della musica da camera. Alexander Lonquich, infatti, ha avuto modo di collaborare con artisti del calibro di Christian Tetzlaff, Nicolas Altstaedt, Vilde Frang, Joshua Bell, Heinrich Schiff, Steven Isserlis, Isabelle Faust, Carolin Widmann, Jörg Widmann, Boris Pergamenschikov, Heinz Holliger, Frank Peter Zimmermann. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti dalla critica internazionale quali il “Diapason d’Or”, il “Premio Abbiati” (come miglior solista del 2016) e il “Premio Edison” in Olanda. Nel 2003 Alexander Lonquich ha formato, con la moglie Cristina Barbuti, un duo pianistico che si è esibito in Italia, Austria, Svizzera, Germania, Norvegia e USA. Inoltre, nei suoi concerti appare spesso nella doppia veste di pianista e fortepianista spaziando da C.P.E. Bach a Schumann e Chopin, del quale ha inciso, su un pianoforte Erard insieme a Philippe Herreweghe, il Concerto in fa minore per il Frederick Chopin Institute. Nel ruolo di direttore-solista, Alexander Lonquich collabora stabilmente con l’Orchestra da Camera di Mantova – con cui in particolare ha svolto un lavoro di ricerca e approfondimento sull’integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra di Mozart – e, tra le altre, ha lavorato con l’Orchestra della Radio di Francoforte, la Royal Philharmonic Orchestra, la Deutsche Kammerphilarmonie, la Camerata Salzburg, la Mahler Chamber Orchestra, l’Orchestre des Champs Elysées e la Filarmonica della Scala di Milano. Di particolare rilievo è stato, nella primavera 2009, il progetto con l’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI nel quale, in cinque differenti concerti, è stata presentata l’integrale delle Sinfonie di Schubert accostate ai Concerti per pianoforte di Beethoven. Si esibisce regolarmente per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con la quale dalla stagione 2011/12 collabora anche come direttore-solista. La stagione 2018/19 prevede per Alexander Lonquich, tra le altre, una serie di recital con Cristina Barbuti, con tappe a Bergamo, Pisa e Trento, una serie di recital solistici (tra le altre a Ferrara, Milano, Palermo, L’Aquila e Firenze), progetti da camera con il Quartetto Ebene e in duo con Nicolas Altstaedt, collaborazioni con l’Orchestra Verdi di Milano e l’Orchestra Leonore di Pistoia. Alexander Lonquich svolge anche un’intensa attività concertistica all’estero: è stato “Artist in Residence” nella stagione 2015/16 presso la NDR Elbphilharmonie Orchester (Orchestra della Radio della Germania del Nord) di Amburgo, e poi nell’edizione 2017 del Festival della Primavera di Praga, dove si è esibito anche nel ruolo di solista e direttore con la Camerata Salzburg. E’ frequente ospite di festival di rilievo internazionale, tra i quali Schubertiade, Lockenhaus, Mozartwoche Salzburg in Austria, Beethovenfest Bonn, Ludwigsburger Schlossfestspiele e Sommerliche Musiktage Hitzacker in Germania. Tra gli impegni salienti fuori Italia citiamo collaborazioni con la Stuttgarter Kammerorchester, la Münchener Kammerorchester (per l’integrale dei cinque Concerti di Beethoven), la Potsdam Kammerakademie, la Camerata Salzburg, con cui sarà in tournée in Belgio e Olanda nella primavera del 2019, oltre a recital e concerti di musica da camera in numerose sale europee, tra le quali la Philharmonie e la Pier Boulez Saal di Berlino, la Konzerthaus di Vienna, l’Auditorio di Madrid. Dopo aver effettuato incisioni per EMI dedicate a Mozart, Schumann e Schubert, ha iniziato una collaborazione con la ECM registrando musiche del compositore israeliano Gideon Lewensohn ed un CD di musica pianistica francese dell’inizio del XX secolo con gli Improptus di Fauré, Gaspard de la nuit di Ravel e i Préludes di Messiaen. In seguito ha ha inciso, sempre per ECM, la Kreisleriana e la Partita di Holliger e un CD interamente dedicato a Schubert insieme a Carolin Widmann. La sua pubblicazione più recente (ottobre 2018) è un doppio CD per l’etichetta Alpha-Outhere intitolato “Schubert 1828” e contenente le Sonate D958, D959 e D960. Ai numerosi impegni concertistici, Alexander Lonquich ha affiancato negli anni un intenso lavoro in campo didattico tenendo master-class in Europa, Stati Uniti ed Australia. Ha collaborato inoltre con l’Accademia Pianistica di Imola, l’Accademia Musicale Chigiana e la Hochschule für Musik di Colonia. A partire dal 2014 Alexander Lonquich è Direttore Principale dell’OTO – Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, con la quale si esibisce durante ogni stagione anche come solista, contribuendo alla formazione dei giovani musicisti ed all’ampliamento del repertorio dell’ensemble. Nel 2013 ha creato nella propria abitazione fiorentina, assieme alla moglie Cristina, Kantoratelier, un piccolo spazio teatrale dove le materie a lui care – psicologia, musica e teatro – vengono approfondite grazie a laboratori, seminari e concerti.