Questo spettacolo, diretto da Maria Grazia Agricola e Duccio Bellugi Vannuccini, nasce dall’esperienza di teatro-comunità avviata dall’Associazione Culturale Choros in Barriera di Milano, periferia di Torino. È anche il frutto di una collaborazione avviata dall’Università Paris 8: tale collaborazione si è concretizzata inizialmente in uno stage intensivo condotto da Duccio Bellugi Vannuccini e Maria Grazia Agricola, e già presentato a Parigi. Uno spettacolo corale ricco ed emozionante che portava in scena storie vere di una periferia, che dava a questo termine una ricchezza ed un valore che non siamo abituati a considerare. La periferia in questione è La Barriera di Milano. “Chiamata così dai suoi abitanti, cominciò a prendere forma nella seconda metà dell’Ottocento. Nel 1853 iniziarono i lavori di costruzione del muro che circondava la città per controllare il traffico delle merci in entrata e il pagamento delle tasse di dazio, fonte insostituibile del gettito fiscale di Torino. La cinta daziaria era interrotta da alcuni varchi che prendevano il nome dalle barriere: in quella in prossimità della futura piazza Crispi, sorgeva la barriera di Milano, da cui partiva la strada Reale d’Italia (l’attuale corso Vercelli) che collegava Torino con il Piemonte orientale e con Milano. La barriera fu poi spostata da piazza Crispi a piazza Rebaudengo, dove ancora oggi è ben visibile l’edificio del dazio.
Al di fuori della cinta costavano meno sia le case, che le derrate alimentari: ecco la ragione per cui vi si stabilirono operai e lavoratori che dalla provincia immigravano in città.
Numerose le case di barriera, al massimo su due piani, tirate su, mattone per mattone, nelle giornate libere. Sul finire del secolo vengono edificate anche le prime case a più piani con i ballatoi che si affacciavano sul cortile, spesso occupato dalla “boita” di un artigiano, dove i bambini di famiglie diverse giocavano insieme”. Maurizio Ternavasio
Pubblico numeroso e di periferia, nel senso bello del termine, quasi tutti si conoscevano sia perché questa collaborazione va avanti già da molti anni e sia perché in fondo la barriera è come un grosso paese, dove tutti sanno morte e miracoli dei vicini e le storie sono uguali ma diverse da altre periferie ed altre zone della città. Nella presentazione si è parlato di collaborazioni con altre parti della città, Mirafiori in particolare, ed immagino come questa zona così legata alla Fiat nel bene e nel male, sia altrettanto ricca di persone con vissuti e, appunto, storie da raccontare. In scena 4 donne ed un uomo, e forse non è un caso se le vite raccontate con gesti, oggetti e incontri/scontri, fossero soprattutto di donne. Che pur essendo la vera anima propulsiva dovevano e devono subire limitazioni e angherie da una mentalità ancora troppo maschilista, che obbligava ragazze giovani a lavorare dal lunedì al sabato in fabbrica e poi a non poter uscire la domenica con le amiche. Alle storie di immigrazione, dalla calabrese alla tunisina, e quest’ultima molto affezionata al padre, che raccontava di avere vissuto mille avventure lavorative in giro per il mondo ma che poi costringeva la figlia ad una segregazione quasi umiliante. Storie di droga, di famiglie troppo numerose, di infanzie da buttare ma anche di momenti di festa, dell’amicizia, della ricchezza della cucina che, proprio perché diversa, ti insegna lo stare insieme. E c’era una francese che ballava il tip tap divinamente, e c’era una romagnola con la sua parlata aperta e franca e la piadina, e c’era un piemontese con la sua apparente chiusura verso il mondo e la bagna cauda. Tutto giocato ad un ritmo molto alto, senza badare troppo al rimpianto del passato ma teso verso la ricchezza di un futuro. Cosa che solo le diversità riconosciute ed apprezzate possono dare. In alcuni momenti è stato emozionante, divertente, nostalgico, ricco. Insieme al pubblico davvero numeroso ho applaudito tanto. E poi c’è stato il dopo spettacolo. All’uscita le attrici, l’attore e tutti coloro che hanno partecipato a questo evento, aspettavano il pubblico per cogliere le sensazioni, per sapere se era piaciuto. Tutti erano entusiasti e le risate, le grida divertite, il “lo sapevo che veniva bene” ci hanno accompagnato all’uscita. Insieme ad un sorriso convinto che era sul nostro viso. Vorrei dare spazio ai ringraziamenti:
Grazie agli ultimi contributi teorici di Roberto Pellerey, Roberta Gandolfi, Giovanni Ferrero e Alfredo Mela. Grazie a Stranaidea Impresa Sociale Onlus – Teatro di Giornata e alla competenza di Anna Carla Bosco e Marco Fiorito. Grazie ai sogni di Teatro A Canone e al suo principale sognatore Luca Vonella. Grazie all’entusiasmo di tutti i ragazzi di assaiASAI e alla sua guida artistica Paola Cereda. Grazie a Fulvia Romeo per la nuova esperienza avviata con i signori del territorio. Una gratitudine immensa per la presenza di VOCI ERRANTI ONLUS in questi nostro viaggio: il loro contributo teatrale dovrebbe essere annoverato tra le pratiche essenziali per una buona società. Grazie ad Andrea de Aglio – Mu Films per la passione dimostrata nei confronti del progetto e per l’entusiasmo davanti alle piccole bellezze di scena. Grazie a Elena Gobbi per aver creduto nell’importanza di Choros nei percorsi formativi degli studenti del CPIA2. Grazie a Ludovico Lanni, Marco Intraia, Elena Aimone e tutti i loro fantastici collaboratori. Grazie a Marta Di Giulio. Grazie alla musica di Associazione Quattro Torri di San Donato, alla compagnia Comme d’Habitude e alle tanto vicine Ellissi Parallele. Infiniti grazie ad ARTA per averci ospitati a Parigi: merci Jean François Dusigne, Lucia Bensasson e Giulia Pesole. Grazie infine a tutta la nostra comunità: Marianna, Céline, Elio, Flavia, Tania, Roberto, Giorgia , Sara, Gian Maria, Giada, Deborah, Maria, Rinaldo, Gaetano Rodolfo, Giovanna, Giuseppina, Mariella, Carmen, Nuccia, Luisa, Christian, Egli, Nelson, Imane, Beppe, Cristina, Gabriella, Bashir, Gabriella. Grazie a tutte e istituzioni che credono nel progetto e i danno la possibilità di condividere un luogo bellissimo come quello della Marchesa. Grazie a Maria, la custode del teatro che viene sempre in aiuto! Grazie di cuore al nostro maestro e compagno di viaggio Duccio Bellugi Vannuccini per esserci sempre e per dare continua fiducia a questo progetto. Grazie a tutto il pubblico che ci segue con attenzione e passione: la comunità!