Claudio Abbado, Direttore Musicale del Teatro alla Scala dal 1968 al 1986, si spegneva a Bologna cinque anni fa, il 20 gennaio 2014. La sua scomparsa lasciava un vuoto angoscioso nel mondo musicale: nel corso della sua vita Abbado aveva lasciato un segno profondo di qualità musicale, visione del futuro, dignità civile e profonda serietà, lasciando una testimonianza unica sul valore della musica nella formazione culturale e umana dei singoli come nello sviluppo delle comunità. Lo hanno pianto le orchestre da lui fondate e le istituzioni che aveva rinnovato, le città in cui aveva lasciato il segno e i tanti che lo seguivano ovunque dirigesse. Il 27 gennaio erano riuniti in migliaia in piazza della Scala a Milano – dove era ritornato a dirigere il 30 ottobre 2012 – ad ascoltare le note della Marcia funebre dell’Eroica di Beethoven eseguita in sua memoria dalla Filarmonica della Scala diretta da Daniel Barenboim.
Il Teatro alla Scala ricorda il suo Direttore Musicale riportando in scena uno dei momenti più gioiosi e gravidi di futuri del suo percorso musicale. Il 19 aprile 1973 Abbado entrava nella buca scaligera per dirigere La Cenerentola di Gioachino Rossini, con la regia di Jean-Pierre Ponnelle e Lucia Valentini Terrani, Luigi Alva e Paolo Montarsolo protagonisti. Lo spettacolo faceva seguito alla rivelazione de Il barbiere di Siviglia con cui nel 1970 Abbado e Ponnelle, complici Teresa Berganza e Hermann Prey, avevano rivoluzionato il modo di concepire il Rossini comico, presentando per la prima volta in Italia la revisione critica di Alberto Zedda. La trilogia sarebbe stata completata con L’italiana in Algeri (ancora con la Berganza, revisione di Azio Corghi) per l’inaugurazione della Stagione 1973/1974, unico caso di opera buffa scelta per un 7 dicembre.
La trilogia buffa realizzata con Ponnelle, cui sarebbe seguito Il viaggio a Reims nel 1985, è solo un aspetto dell’infinita curiosità e dell’entusiasmo di Abbado, che ha fatto del Teatro alla Scala un riferimento assoluto per la capacità di combinare qualità musicale, molteplicità di interessi e repertori, sensibilità allo sviluppo di regia e scenografia e capacità di inclusione di un pubblico sempre più vasto e diversificato. Alla Scala, Abbado ha diretto un repertorio sterminato, da Rossini a Nono, da Verdi a Schoenberg. Ha realizzato festival dedicati a Musorgskij, a Stravinskij, a Berg, in cui si eseguiva tutta la musica di quegli autori e si facevano convegni internazionali di cui rimanevano gli atti, ad arricchire la riflessione. Insieme a Maurizio Pollini ha portato la musica in città, nelle scuole, sui posti di lavoro. Alla Scala ha aperto cicli speciali per Giovani e Anziani, che ancora sono rimasti nell’offerta del Teatro. Sempre attento agli sviluppi del teatro musicale, ha lavorato con i registi più importanti e innovativi, offrendo spettacoli rivelatori che sfidavano i canoni tradizionali: fondamentali le collaborazioni con Giorgio Strehler, Yurij Ljubimov, Luca Ronconi. Impossibile ricordare tutti i cantanti che hanno lavorato con lui alla Scala, necessario menzionare il ruolo straordinario del Maestro del Coro Romano Gandolfi.
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Claudio Abbado ha diretto alla Scala 362 spettacoli d’opera, 217 concerti e 6 balletti, per un totale di 567 serate. Per la prima volta il suo nome compare in locandina il 24 novembre 1960, per un concerto dedicato ad Alessandro Scarlatti, con l’Orchestra del Teatro e il Coro Filarmonico di Monaco, ma alla Piccola Scala. Ha 27 anni. Il 27 marzo del 1965 segue Atomtod di Giacomo Manzoni, sempre alla Piccola Scala. Il vero debutto nella Sala grande del Piermarini, con l’Orchestra e il Coro della Scala, avviene il 2 luglio del ’65, con Brahms e la Seconda Sinfonia di Mahler. Nel 1968 Claudio Abbado diventa Direttore Musicale dell’Orchestra, nel 1972 assume l’incarico di Direttore Musicale del Teatro, che conserverà fino al 1986. Nel 1982, insieme ai musicisti dell’Orchestra, fonda la Filarmonica della Scala, istituzione indipendente ispirata ai Wiener Philharmoniker e votata allo sviluppo del repertorio sinfonico. Il grande ritorno dopo 26 anni e l’ultima apparizione alla Scala è del 30 ottobre 2012, con un’orchestra formata da elementi della Filarmonica e dell’Orchestra Mozart; in programma il Concerto per pianoforte e orchestra n.1 di Chopin con Daniel Barenboim al pianoforte e la Sesta Sinfonia di Mahler.
A cinque anni dalla scomparsa di Claudio Abbado (Milano, 26 giugno 1933 – Bologna, 20 gennaio 2014) il Teatro alla Scala riporta in scena La Cenerentola nell’allestimento di Ponnelle, visto per l’ultima volta nel 2005, e sempre nell’edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro curata da Alberto Zedda, il grande musicologo e direttore rossiniano scomparso nel 2017. Mentre si spengono i riflettori sul centocinquantenario del compositore (già celebrato al Piermarini con una mostra a cura di Pier Luigi Pizzi), La Cenerentola torna per undici recite dal 10 febbraio al 5 aprile, con la direzione di Ottavio Dantone e la ripresa registica affidata a Grischa Asagaroff. Protagonista è Marianne Crebassa, che ha recentemente trionfato nella parte a Parigi, al suo primo ruolo rossiniano al Piermarini. Con lei Maxin Mironov, elegante continuatore di un’illustre tradizione di tenori rossiniani russi che risale a Nicola Ivanoff, e Carlos Chausson come Don Magnifico, mentre come Dandini si alternano due beniamini scaligeri come Nicola Alaimo e Mattia Olivieri e come Alidoro Erwin Schrott, al suo atteso ritorno scaligero, e Alessandro Spina. Le sorellastre saranno interpretate da soliste dell’Accademia.