di Vincenzo Manna
con Claudio Casadio, Andrea Paolotti, Brenno Placido
e Edoardo Frullini, Valentina Carli, Haroun Fall, Cecilia D’Amico, Giulia Paoletti
regia Giuseppe Marini
scene Alessandro Chiti
costumi Laura Fantuzzo
musiche Paolo Coletta
light designer Javier Delle Monache
produzione Accademia perduta Romagna Teatri, Società per attori, Goldenart production
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Un bellissimo e intenso spettacolo di teatro civile, che ha visto cooperare soggetti dei settori della ricerca (Tecné), della formazione (Phidia), della psichiatria sociale (SIRP) e della produzione di spettacoli dal vivo. Il progetto ha preso avvio da una ricerca condotta da Tecné, basata su circa 2.000 interviste a giovani tra i 16 e i 19 anni, sulla loro relazione con gli altri, intesi come diversi, altro da sé, e sul loro rapporto con il tempo, inteso come capacità di legare il presente con un passato anche remoto e con un futuro non prossimo.
Gli argomenti trattati nel corso delle interviste hanno rappresentato un importante contributo alla drammaturgia del testo La Classe, scritto da Vincenzo Manna.
I giorni di oggi. Un gelido inverno. Una cittadina europea a pochi chilometri dal mare. Disoccupazione, criminalità e conflitti sociali sono il quotidiano di un decadimento generalizzato che sembra inarrestabile. A peggiorare la situazione c’è lo “Zoo”, uno dei campi profughi più vasti del continente. In un quartiere multietnico alla periferia, a pochi chilometri dallo Zoo, c’è una scuola superiore, un Istituto Comprensivo che è specchio della depressione sociale ed economica. Albert, professore di Storia, viene chiamato ad insegnare in una classe di recupero crediti per studenti sospesi per motivi disciplinari.
Intravedendo nella loro rabbia una possibilità di comunicazione, Albert, riesce a far breccia nel loro disagio e conquista la fiducia della maggior parte della classe. Abbandona la didattica suggerita e propone agli studenti di partecipare a un concorso, un “bando europeo” per le scuole superiori che ha per tema I giovani e gli adolescenti vittime dell’Olocausto.
Gli studenti inizialmente deridono la proposta di Albert, ma si lasciano convincere quando questi gli mostra un documento: foto e carte di un rifugiato dello Zoo che prima della fuga dal paese d’origine aveva il compito di catalogare morti e perseguitati dal regime per il quale lavorava. È quello l’Olocausto di cui gli studenti si dovranno occupare. Intanto la cittadina viene scossa da atti di violenza, causati dalla presenza del campo. Le reazioni dei ragazzi sono diverse e a tratti imprevedibili. Per Albert è sempre più difficile tenere la situazione sotto controllo…
«La vigorosa drammaturgia viene plasmata con passione e sapiente perizia dalla lucida visione registica di Giuseppe Marini, che ci aveva fortemente commosso nel suo Mar del Plata dedicato allo sterminio condotto dal regime dei generali nell’Argentina degli anni Settanta e che ha diretto Maria Paiato nel monologo Stabat Mater di Antonio Tarantino. Pochi altri registi riescono a coniugare in una messa in scena una tale adesione emotiva e attenzione minuziosa al dettaglio, un approccio maieutico nei confronti degli attori sul palcoscenico così come verso gli spettatori, condotti passo dopo passo a ricercare dentro di sé la verità attraverso il tramite di un’arte teatrale ricercata. Il tutto declinato in una narrazione dal dinamismo quasi cinematografico, impreziosita dalla centrata e suggestiva scenografia di Alessandro Chiti (a dispetto di coloro che si interrogano sulla ridondanza didascalica della scenografia nel teatro contemporaneo)».
Andrea Cova, Saltinaria.it
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Da martedì 29 gennaio a domenica 3 febbraio – Sala Shakespeare, Elfo Puccini – Dal martedì al sabato ore 20.30, domenica ore 16:00 – Info e prenotazione: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – Prezzi: Intero € 32.50, Ridotto € 17, Martedì € 21,50 www.elfo.org