Don Giovanni, leggendario seduttore di Molière, rivisto attraverso lo sguardo registico personale e contemporaneo di Valerio Binasco arriva sulle scene del Teatro Argentina di Roma dall’8 al 20 gennaio: la rilettura del neo direttore artistico del Teatro Stabile di Torino, che coproduce lo spettacolo insieme al Teatro Nazionale, affronta con rispetto il testo francese in cinque atti, pur presentando una cifra stilistica di forte originalità.
“Non credo che il teatro contemporaneo debba parlar di temi attuali o adottare un linguaggio ricalcato sulla realtà contemporanea – spiega il regista rivendicando l’attualità di un testo ormai immortale – Mi pare che niente si affacci sulla nostra vita più di certi testi che sono stati capaci di resistere al tempo e di rimanere contemporanei”.
Partendo da El burlador de Sevilla y Convidado de piedra di Tirso de Molina, Molière regala maggiore spessore al suo Don Giovanni del 1665 trasformandolo in un testo cardine della letteratura europea: Binasco rilegge il testo tutto in funzione della figura del libertino, immorale ed empio, che qui diventa un eroe criminale e solitario interpretato da Gianluca Gobbi, che non ha alcun timore di portare avanti la sua sfida contro Dio rivendicando fino alla fine il suo diritto alla libertà.
Ed è proprio la libertà a muovere Don Giovanni in ogni sua scelta in una rilettura inedita del tutto lontana dalle contaminazioni più intellettuali e filosofiche.
“Cerco proprio Lui, il protagonista di questa storia, come posso immaginare che sia stato prima che nascesse la sua leggenda e la sua letteratura. Lo cerco nella vita, più che nel testo – continua Binasco difendendo l’attualità del testo – Con questo Don Giovanni ci allontaniamo dalla tradizione recente che ci ha abituati a un protagonista emaciato, pre-esistenzialista, malinconico e cerebrale, in linea con le riletture novecentesche di Don Giovanni. Così a partire dal protagonista ho deciso di lasciar perdere il Cavaliere Spagnoleggiante della prima tradizione, così come la figura vampiresca e tardoromantica che fu cara agli intellettuali del secolo scorso, divagazioni lontane da quella cosa che io chiamo “vita”.
Binasco ha costruito l’intero spettacolo sulla figura del Don Giovanni proponendolo nella sua contemporaneità nell’inconsapevolezza di capire chi “egli sia realmente nell’anima”, nell’incapacità di ’non percepirsi‘ nel profondo in un rifiuto a priori che per il regista diventa una “condizione psicologica molto contemporanea, teatralmente interessante, poco indagata”.
E se Don Giovanni, neo delinquente moderno, è il fulcro dell’azione rifiutando l’introspezione, è il servitore Sganarello, interpretato da Sergio Romano, un po’ ridicolo, un po’ caricaturale, a difendere i principi della religione e delle verità della fede. Ma senza riuscire a trasportare il pubblico dalla sua parte.
Tutti continuano a propendere inevitabilmente e nonostante tutto, Don Giovanni che pur essendo lontano dallo stereotipo del seduttore per eccellenza, resta sempre sensuale nella sua carnalità e nella sua schiettezza.
Il percorso artistico di Binasco continua a intrecciarsi con la maggior parte degli attori in scena (con Gobbi e Romano anche Vittorio Camarota, Fabrizio Contri, Marta Cortellazzo Wiel, Lucio De Francesco, Giordana Faggiano, Elena Gigliotti, Gianluca Gobbi, Fulvio Pepe, Sergio Romano, Ivan Zerbinati) e con cui il regista ha già lavorato negli anni passati a garantire la qualità del lavoro con le scene di Guido Fiorato, i costumi moderni di Sandra Cardini, le musiche di Arturo Annecchino.
Dopo il debutto nazionale al Carignano di Torino lo scorso aprile e una tournée che ha raggiunto molte città italiane, Don Giovanni resta in scena a Roma fino al 20 gennaio per poi toccare anche Genova, Milano, Lugano, Verbania, Modena, Bologna, Udine, Prato fino a marzo.
Biglietti: da 40 a 13 euro, prima ore 21 (martedì e venerdì ore 21, mercoledì e sabato ore 19, giovedì e domenica ore 17), Biglietteria: 06.684.000.311/314 www.teatrodiroma.net.