Un ossimoro ben riuscito incornicia il titolo del progetto coreografico di Michela Lucenti per la Compagnia Balletto Civile, in scena al Teatro dei Filodrammatici di Piacenza, nella rassegna Tre per Te, curata da Roberto De Lellis. Bad Lambs – drammaturgia commissionata per il Festival Oriente/Occidente, coproduzione con Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, FuoriLuogo/Centro Dialma Ruggiero e il sostegno di MIBACT – ottiene il Premio Danza&Danza come miglior produzione 2017.
Ma come si può essere “agnelli cattivi”, nell’affrontare il tema della morte?
“Le avversità possono essere delle formidabili occasioni” Thomas Mann
La resilienza è il concetto in sintesi esplorato dai componenti danz-attori della Compagnia, in completa simbiosi ed interazione con artisti dalle abilità differenti. In psicologia la resilienza è un concetto che indica come fare fronte in maniera positiva a eventi traumatici.
La coreografa Lucenti, come un demiurgo, raccoglie la sfida di raccontare da più punti di vista la morte improvvisa, prendendo a pretesto un suicidio stradale. Come un bravo artigiano in una dimensione “civile”, in uno spazio scenico temporale dalle assonanze felliniane, il racconto si staglia in un percorso trasformandosi in itinere da commedia a tragedia e viceversa.
Il risultato è un prodotto teatrale di alta onestà intellettuale, imbevuto di amore per la danza.
Il gesto, l’espressione corporea degli uni e degli altri si fondono, senza cadere nel concetto di danza terapia, in quanto è l’essenza stessa dell’arte tersicorea ad essere terapeutica in sé, sia per chi la fa, sia per gli altri e di chi ne fruisce da spettatori, spesso viaggiatori erranti, ignari del complesso e variegato codice di comunicazione non verbale che l’espressione corporea da sempre dispone per relazionarsi.
Puntuale, la costruzione coreografica permette, a chi si trova in sedia a rotelle o senza parte di un arto del braccio, come pure privo della vista stessa, di scongiurare ogni limite e barriera, tanto da creare quella illusione fisica interiore capace di fare realizzare delle partnership possibili in scena, piuttosto improbabili nel quotidiano.
Paradossale che un palcoscenico, sebbene specchio della vita, in un contesto di spettacolo e finzione, possa realizzare la dimensione democratica possibile entro la quale i corpi danzanti si muovono senza differenze, con tanta disinvoltura e intenzione.
L’alchimia funziona, e come la pozione di un filtro magico, il ritmo e il colore dei sentimenti dei personaggi protagonisti di se stessi, si muovono su più piani prospettici di un’unica pellicola cinematografica, in una luce di speranza che lega il fil rouge della scrittura coreografica.
Un incontro tra corpi in rel-azione che creano un link d’interazione, senza alcuna citazione a tecniche di contact dance, ma piuttosto di risonanza Bauschiana, in una trasparente connessione, meritevole di un plauso collettivo.
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CREDITS:
Michela Lucenti – coreografia, regia / Maurizio Camilli e Giulia Spattini – assistenti alla coreografia / Carlo Galiero – drammaturgia / Giorgina Pi/Bluemotion – cinematografia / Stefano Mazzanti – disegno luci / Chiara Defant – costumi.
Danzatori interpreti: Maurizio Camilli, Giacomo Curti, Ambra Chiarello, Giuseppe Comuniello, Michela Lucenti, Aristide Rontini, Emilio Vacca, Natalia Vallebona, Simone Zambelli