Bastano tre punti per sottolineare l’ascesa dell’astro nascente alla corte del Royal Ballet di Londra: Giacomo Rovero, vincitore del Grand Prix di New York. Nella stagione 2017-18, unico italiano ad essere entrato nel Corpo di Ballo londinese. Scelto dalla rivista Forbes tra i 100 under 30 per valore e merito professionale.
Partito dalla città di Piacenza, i cui esordi si costruiscono nelle sapienti mani ed insegnamenti di Giuseppina Campolonghi, insieme a Michela Arcelli ed Elisabetta Rossi, presso l’Accademia Domenichino, culla di talenti affermati nel mondo (come Laura Contardi, Roberta Mazzoni, Marialuisa Rimonti, per citarne alcune), Giacomo Rovero brilla per le spiccate doti interpretative fin dalla sua giovane età.
Giacomo era poco più di un bambino quando alla età di 13 anni ha stupito con il suo straordinario talento, danzando nell’assolo Le Corsaire, nel Passo di addio alla scuola piacentina, per intraprendere il percorso professionale di ballerino, sul prestigioso palcoscenico del Teatro Municipale di Piacenza, esempio di architettura settecentesca, la cui facciata è il ricalco del Teatro alla Scala di Milano, per similitudine.
Ruolo, Le Corsaire, degno di quell’incedere sicuro, che il “tartaro volante”, un maturo Rudolf Nureyev, portava in scena con la sua tecnica graffiante e adamantina al tempo stesso, ed un temperamento unico e determinato, tempestato di virtuosismi, tour en l’air, grand jeté, à plomb indelebili nel tempo.
Giacomo Rovero, un promettente Danseur noble, conferma le sue potenzialità in divenire, qualità rare ed essenziali che formano il segno distintivo di un ballerino di estrazione accademica classica, peculiarità attribuite per la sua fisicità a Roberto Bolle, étoile internazionale, fin dai suoi esordi.
Rovero, vincitore della Medaglia d’Oro allo YAGP (Youth America Grand Prix) nel 2011, prosegue gli studi con borsa di studio presso la scuola dell’Hamburg Ballet diretta da John Neumeier, sotto la guida di Christian Schon, prima di diplomarsi alla Royal Ballet Upper School dal 2013 al 2016.
Entra a fare parte del Royal Ballet and Jebsen Young Dancers Programme all’inizio della stagione 2016-2017, per entrare poi definitivamente, con contratto indeterminato, nella Compagnia del Corpo di Ballo, in qualità di Artist, dall’inizio della stagione 2017-2018.
———
Che cosa ha contribuito a fare scegliere a Giacomo, da bambino, la disciplina della danza invece che un’altra attività motoria sportiva?
Ho sempre respirato arte e cultura in famiglia, e mia madre all’età di 4 anni vedendomi iperattivo mi iscrisse ad un corso propedeutico di ginnastica artistica. Mi piaceva la fisicità di questa disciplina soprattutto il corpo libero, ma sentivo che senza musica non riuscivo ad essere soddisfatto degli esercizi ripetitivi da eseguire. Così a 6 anni i miei genitori, mi iscrissero prima alla scuola di danza cittadina, diretta da Simona De Paola e a seguire alla Accademia Domenichino da Piacenza, dove mi sono formato.
Quali sono stati i punti di riferimento nella danza per Giacomo Rovero?
Nella scuola di danza piacentina, oltre alle lezioni di danza classica, contemporanea e moderna, abbiamo appreso le basi della storia della danza e lo studio dei balletti attraverso video filmati. All’età di 10-12 anni, mi sono affascinato per le movenze e l’eleganza del portamento nei ruoli maschili, nel balletto di repertorio, come anche della potenza muscolare nella danza contemporanea. Solo più avanti, in età post adolescenziale, ho imparato ad apprezzare gli artisti del calibro di Roberto Bolle e Federico Bonelli, per citare due italiani distintisi nel mondo, recandomi a teatro e informandomi sugli artisti.
Qual è stato il momento più duro da affrontare, nella giovane, ma già promettente carriera di ballerino?
Dopo aver vinto il Gand Prix a New York, l’euforia iniziale di lasciare l’Italia per viaggiare e studiare all’estero si è trasformata in malinconia e nostalgia per la lontananza da casa e dai miei affetti più cari, mia madre, mia sorella, mio padre. Non è stato facile, ma arrivato ad Amburgo, dopo le prime due settimane, il dolore della solitudine si è stemperato e step by step, giorno dopo giorno, ho trovato un ottimo affiatamento con gli altri studenti del College, provenienti da ogni dove.
A che cosa hai dovuto rinunciare, se di rinuncia si può parlare, per proseguire l’obbiettivo della Danza?
Non poter frequentare come vorrei amicizie e famiglia, dovuto alla lontananza, capisco ormai che fa parte della via che ho intrapreso. Vorrei avere, ad esempio, più tempo per dare spazio allo strumento del pianoforte che ho studiato per tre anni al Conservatorio Nicolini di Piacenza. Questo che considero un valore aggiunto, mi ha aiutato tantissimo nel leggere gli accenti ed interpretare la frase musicale da danzare. Ci sono situazioni in cui balli insieme alla musica, con la musica, ed altre in cui ci si muove riempiendo la frase musicale.
Quali sono le differenze che noti nel fare danza, in Italia o all’Estero?
Non ho ancora ballato in Italia da professionista, e mi auguro di poterlo fare presto in tournée, ma in Inghilterra dove sono andato in scena a Londra, la cifra stilistica che contraddistingue lo stile accademico è nitida e riconoscibile. Mi è stato chiesto spesso, nel lavorare e studiare un ruolo, di contenere il movimento, senza troppo fare. Il giusto. Con intensità, ma togliendo piuttosto che aggiungere vezzi, fronzoli e leziosità non richieste dal movimento stesso o dal personaggio da interpretare.
Più rivalità o amicizia, i rapporti e legami creati in questi primi anni in Compagnia alla Royal Ballet?
Assolutamente cordiali e di stima per gli italiani Federico Bonelli, Principal dancer del Royal Ballet, e Valentino Zucchetti, Primo solista. Sono orgoglioso e onorato di essere la nuova recluta italiana del Corpo di Ballo.
Com’è la giornata “tipo” di Giacomo. Dieta particolare?
Non seguo una dieta particolare, ma siamo seguiti da uno staff comprensivo anche del consulente nutrizionista. Dopo aver fatto una ricca colazione, mi reco a lezione alle ore 10.30, anticipando sempre circa 45 minuti prima, il tempo per riscaldare bene la muscolatura con gli esercizi. Proseguo poi dalle ore 12.00 alle 18.00 circa, con breve pausa pranzo, per dedicarmi alle prove spettacolo, se stiamo preparando qualche balletto. Altrimenti mi dedico al potenziamento muscolare anche con attrezzi in palestra, seguendo corsi di Pilates, massaggi e sedute di fisioterapia per allungare la muscolatura profonda. In questi giorni sono in pausa infortunio per una lesione lombosacrale, in attesa di riprendermi presto.
Quali sono le coreografie e i ruoli che hai interpretato in questi primi anni anche da professionista?
Ho danzato un ruolo da solista in Symphonic dancers della coreografa Liam Scarlett, in residenza al Royal Ballet, pluripremiata, con il Kenneth MacMillan Coreographic Award e il De Valois Trust Fund Coreographer’s Award. Un’esperienza che mi ha aiutato molto a crescere artisticamente.
Cosa ne pensi della situazione italiana, per cui, con il taglio al FUS, Fondo Unico dello Spettacolo, molti Enti Lirici hanno chiuso Corpi di Ballo e Compagnie?
È un peccato, pensando alla cultura, ai teatri, ed è deplorevole che a rimetterci sia l’arte, la danza in toto.
“Non si è mai Profeti in Patria”. Giacomo Rovero, cosa si augura per il futuro?
Sono molto contento per quello che ho realizzato fino ad ora, e mi auguro nel futuro di poter esplorare altri aspetti della danza e contaminazioni artistiche, visto che sono solo agli inizi di un lungo percorso, nel quale sono cresciuto anche per merito dell’incontro con la coreografa canadese Crystel Pite, Premio Benois de la Danse nel 2017, partecipando al progetto Flight Pattern, sul tema sociale dell’immigrazione.