Cinque quadri lirici su testi di Pascoli, Gozzano, Palazzeschi, Betocchi, Campana
produzione Fondazione Teatro della Toscana
con iNuovi
progetto a cura di Sauro Albisani
con Maddalena Amorini, Davide Arena, Maria Lucia Bianchi, Mattia Braghero, Alessandra Brattoli, Federica Cavallaro, Anastasia Ciullini, Fabio Facchini, Ghennadi Gidari, Athos Leonardi, Claudia Ludovica Marino, Vittorio Pissacroia, Nadia Saragoni, Sebastiano Spada, Filippo Stefani, Erica Trinchera, Lorenzo Volpe
musiche di Andrea Portera
eseguite dalla Orchestra da Camera del Maggio Musicale Fiorentino / per la data del 22 febbraio Ensemble BIOS: Gabriele Bellu e Damiano Tognetti violino, Giuseppe Ambrosini viola, Lucio Labella violoncello, Datura Brass ensemble, Menura Vocal Ensemble
direttore Andrea Vitello
con la partecipazione di Andrea Pennati chitarra, Tommaso della Croce flauto, Marcello Nesi percussioni, tromba
Durata: 1h e 30’, atti unici.
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iNuovi portano in scena al Teatro Niccolini di Firenze i versi dei più grandi poeti italiani tra l’800 e il ’900 con il progetto Io nel pensier mi fingo a cura di Sauro Albisani. Cinque quadri lirici, sempre alle ore 19, su testi di Giovanni Pascoli (22 febbraio), Guido Gozzano (15 marzo), Aldo Palazzeschi (5 aprile), Carlo Betocchi (3 maggio), Dino Campana (10 maggio).
“Quello che cercheremo di fare in scena – afferma Albisani – è una lettura non tradizionale del testo poetico e lontana dal canone consolidato della tradizione letteraria, perché tenteremo di offrire allo spettatore un ingresso, quasi un’irruzione, nella caverna segreta del cuore del poeta, per riuscire a individuare il punto in cui è scattato, in un dato momento, il concepimento della poesia”.
Ad accompagnare le liriche, la musica di Andrea Portera eseguita dal vivo da elementi dell’Orchestra da Camera del Maggio Musicale Fiorentino / Ensemble BIOS (solo per la data del 22 febbraio), Datura Brass Ensemble, Menura Vocal Ensemble.
Una produzione Fondazione Teatro della Toscana.
Un teatro di poesia improntato all’esplorazione della lingua italiana. Una dimensione nella quale il peso specifico della parola, per intendersi la sua eticità e moralità, sia addirittura preponderante al verso stesso. Sapendo che nasce come poeta e che proprio attraverso la poesia si è avvicinato al teatro e alla drammaturgia, la Fondazione Teatro della Toscana ha proposto a Sauro Albisani di sviluppare un progetto con iNuovi per far sì che le parole pesino di più. Ne è nato Io nel pensier mi fingo, cinque quadri lirici al Teatro Niccolini di Firenze il 22 febbraio, 15 marzo, 5 aprile, 3 maggio, 10 maggio, sempre alle ore 19, su testi di, rispettivamente, Giovanni Pascoli, Guido Gozzano, Aldo Palazzeschi, Carlo Betocchi, Dino Campana. Tutti i poeti che hanno dato un contributo originale all’evoluzione, trasformazione e arricchimento dell’italiano moderno.
“Io nel pensier mi fingo: con questo emistachio Leopardi enuncia una delle leggi fondamentali dell’esperienza poetica – spiega Albisani ad Angela Consagra sul foglio di sala della rassegna – perché la mente è l’unico palcoscenico possibile per la rappresentazione della visione poetica. Analogamente, Pessoa dice: “Il poeta è un fingitore”. Fingitore non come sinonimo di bugiardo: il bugiardo mente (e ha proprio l‘intenzione di mentire), mentre il poeta crea un spazio (oltre la siepe leopardiana) che non esiste nella realtà, ma solo nel suo pensiero, e ciò facendo non ha nessuna intenzione di mentire. La poesia accade dunque sempre nella mente dell’uomo e in particolare un teatro di poesia deve scommettere solo sul potere evocativo della parola: si parte dalla voce (evoco), per far scaturire la visione”.
Le poesie dei vari autori sono inserite all’interno di una cornice, una sorta di canovaccio che cerca di suggerire agli spettatori le vicissitudini interiori che sperimenta un artista quando si sente in prossimità della creazione artistica. Dentro di lui sta per nascere, nel vero senso del termine, una poesia ed è questo particolare e prezioso processo che Io nel pensier mi fingo vuole indagare.
“Il nostro esperimento – conclude Sauro Albisani – è una catabasi, una discesa verso l’ora remota e occulta del concepimento del testo poetico, fino all’epifania della sua prima sillabazione. Per ogni appuntamento il canovaccio che fa da cornice alle poesie tenta di disegnare la mappa di una geografia interiore, che è poi la topografia, la carta psichica, delle ossessioni del poeta”.
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Calendario
22 febbraio
Fondazione Teatro della Toscana
iNuovi
ZVANÌ – RAPSODIAPASCOLI
lettura di poesie scelte di Giovanni Pascoli tratte da Il fanciullino
con Alessandra Brattoli, Anastasia Ciullini, Fabio Facchini, Ghennadi Gidari, Athos Leonardi, Erica Trinchera
Da quale porta passare per entrare nello spazio dei sogni del cuore “che gridano forte / e non fanno rumore”?
Quella porta è il suono di una lingua che vorrebbe tornare ad essere un cinguettìo, proprio come il cinguettìo degli uccelli tenta di farsi parola. Dentro questa lingua vive un fanciullino che ha imparato a varcare la soglia di casa senza calpestare le tamerici.
Di se stesso dice a un amico: “Sembro più un fattore che un poeta”. Ma dalle falde del suo cappotto è uscita la poesia del Novecento.
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15 marzo
ED IO NON VOGLIO PIÙ ESSERE IO – KAMMERMUSIKGOZZANO
lettura di poesie scelte di Guido Gozzano
con Maddalena Amorini, Mattia Braghero, Fabio Facchini, Claudia Ludovica Marino, Nadia Saragoni, Filippo Stefani
D’Annunzio sembrò a un’intera generazione la personificazione della salute di una razza superumana. Ma che succede se ti accorgi che è proprio la salute che ti manca per seguire le orme del vate?
Ti togli i coturni, ti metti le pantofole e rientri nel salotto di Nonna Speranza tra le buone cose di pessimo gusto, muovendoti in un teatrino domestico che dipingi spietatamente senza fingere di ignorare la quotidiana miseria dei suoi orizzonti e amando tuttavia sinceramente l’inermità delle creature che a quegli orizzonti si affacciano con tutta la loro ingenuità, con quell’inconsapevolezza che può rendere belle anche due iridi sincere, “azzurre d’un azzurro di stoviglia”. Così, lungo la via della compassione, impari anche a perdonare te stesso.
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5 aprile
L’INCENDIARIO – CABARETPALAZZESCHI
lettura di poesie scelte di Aldo Palazzeschi
con Federica Cavallaro, Claudia Ludovica Marino, Nadia Saragoni, Athos Leonardi, Vittorio Pissacroia, Lorenzo Volpe
Un poeta è anche un attore: mette in scena impudicamente se stesso. Ma cosa succede quando un attore è anche un poeta? Ne nasce una poesia incendiaria, capace di smascherare l’ipocrisia degli atteggiamenti, di dissacrare ogni forma di gretto perbenismo, di scandalizzare la società borghese, mettendone a nudo gli alibi, svelando con la forza dirompente e iconoclasta del riso che essa non è fatta, come sembra, di rose e di viole. E, apposta per chi non ci crede, a Palazzeschi basta dare la parola ai fiori: ascoltare per credere.
Al termine dell’evento ci catapulteremo in un’autentica serata futurista dei primi del ’900 di cui il pubblico, grazie a un gioco di ruolo, sarà il protagonista.
I Nuovi guideranno lo svolgimento della serata fino al raggiungimento dell’obiettivo finale: l’arresto dei futuristi e dei facinorosi da parte dei poliziotti in borghese.
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3 maggio
IL MANOVALE DELLA CARITÀ – CANTATABETOCCHI
lettura di poesie scelte di Carlo Betocchi tratte da “L’anno di Caporetto”
con Davide Arena, Maria Lucia Bianchi, Federica Cavallaro, Ghennadi Gidari, Filippo Stefani, Erica Trinchera
Cos’è la realtà che vince il sogno? La realtà che vince il sogno è la carità, che dribbla la fine dell’exitus, lavora anche il sabato perché il deus absconditus non si riposa mai: continua a creare il suo universus oriens per un eccesso incontenibile di generosità, di longanimità.
La carità non spiega, ma mostra il mistero: se vedi la carità, vedi la Trinità.
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10 maggio
CHIMERA – OPERACAMPANA
lettura di poesie scelte di Dino Campana
con Davide Arena, Maria Lucia Bianchi, Alessandra Brattoli, Anastasia Ciullini, Vittorio Pissacroia, Sebastiano Spada
Dove poggiare il capo se il baricentro della tua vita è l’inquietudine? Di mestiere puoi fare solo l’apolide, il girovago: poeta nomade che vende le sue poesie alle Giubbe Rosse strappando dal suo unico libro quelle che non si confanno alla faccia dell’avventore.
Un uomo che sente di perdere, giorno dopo giorno, la capacità di pensare e si aggrappa come un naufrago alle immagini della realtà, gravide del loro mistero sibillino, per procrastinare con titanico agonismo il naufragio nel mare della follia, dove il destino della parola poetica è il silenzio.
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Biglietti
Intero 11 €
Ridotto 9 € – over 60, under 26, soci UniCoop Firenze, abbonati Teatro della Toscana (Pergola, Teatro Era)
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Biglietteria di prevendita
Teatro della Pergola
Via della Pergola 30, Firenze
055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com.
Dal lunedì al sabato: 9.30 / 18.30
Circuito Boxoffice Toscana e online.
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Biglietteria serale
A partire da un’ora prima degli spettacoli presso la biglietteria del Teatro Niccolini, Via Ricasoli 3, Firenze.