È George Benjamin, compositore britannico osannato dal mondo musicale internazionale, il Leone d’oro alla carriera della Musica 2019.
A Matteo Franceschini, compositore italiano in forte ascesa, va il Leone d’argento per la Musica 2019.
Lo ha deciso il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta, accogliendo la proposta di Ivan Fedele, Direttore del Settore Musica.
George Benjamin “è universalmente riconosciuto come uno dei compositori più importanti del nostro tempo – recita la motivazione. Il suo straripante talento, esploso in giovanissima età con la composizione At first Light, lo ha portato, poco più che ventenne, a una immediata notorietà internazionale riscuotendo un successo di pubblico e di critica che lo hanno subito acclamato come un predestinato. La sua scrittura raffinata e profonda al tempo stesso, si manifesta con uno stile prezioso e incisivo che scolpisce la materia sonora con la fantasia visionaria di uno scultore che sente e vede la forma prima ancora che essa cominci a materializzarsi sulla partitura. Grande didatta, George Benjamin rappresenta per le nuove generazioni di compositori un modello unico per fantasia creativa, intelligenza di scrittura e sapienza della forma”.
George Benjamin inaugurerà il 63. Festival Internazionale di Musica Contemporanea (27 settembre > 6 ottobre) con l’opera Written on Skin, un trionfo che vanta già sei diverse realizzazioni, eseguita dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai in forma di concerto (Teatro Goldoni). Il concerto sarà preceduto dalla consegna del Leone d’oro alla carriera.
Fra le voci più originali del nostro tempo e alfiere di una visione del compositore come autore-interprete, Matteo Franceschini fonda la sua musica “su una sensibilità aperta a diverse dimensioni creative del suono – secondo la motivazione. Dalla musica da camera e sinfonica al teatro musicale, dalla musica acustica aumentata alle esperienze più innovative in campo elettronico, il suo percorso si distingue per l’intelligenza curiosa e indagatrice, lo stile efficace, estremamente comunicativo anche nelle forme più complesse nelle quali convergono esperienze artistiche non solo circoscritte nell’ambito della musica di scrittura, ma anche provenienti da una pratica assidua del rock”.
Significativo in questo senso è il pezzo che Matteo Franceschini ha composto per il 63. Festival Internazionale di Musica Contemporanea (27 settembre > 6 ottobre): Songbook per quartetto rock, ensemble amplificato e live electronics, che ben rappresenta la sua ricerca sincretica. Commissionato dalla Biennale di Venezia, il pezzo sarà eseguito dall’Icarus e dal Cantus ensemble il 3 ottobre (Teatro Toniolo di Mestre), in occasione della consegna del Leone d’argento.
In passato il Leone d’oro alla carriera per la Musica era stato attribuito a Goffredo Petrassi (1994), Luciano Berio (1995), Friedrich Cerha (2006), Giacomo Manzoni (2007), Helmut Lachenmann (2008), György Kurtág (2009), Wolfgang Rihm (2010), Peter Eötvös (2011), Pierre Boulez (2012), Sofija Gubajdulina (2013), Steve Reich (2014), Georges Aperghis (2015), Salvatore Sciarrino (2016), Tan Dun (2017), Keith Jarrett (2018). Il Leone d’argento, dedicato alle promesse della musica o a quelle istituzioni che si sono distinte nel far crescere nuovi talenti, è stato attribuito in passato a Vittorio Montalti e Francesca Verunelli (2010), RepertorioZero (2011), Quartetto Prometeo (2012), Fondazione Spinola Banna per l’Arte (2013), Ryo Murakami (2016), Dai Fujikura (2017), Sebastian Rivas (2018).
Venezia, 12 febbraio 2019
George Benjamin (Londra, 1960) – Ha iniziato a comporre all’età di sette anni. Ha studiato al Conservatoire de Paris con Messiaen e al King’s College di Cambridge con Alexander Goehr. Aveva solo vent’anni quando la BBC Symphony Orchestra ha interpretato Ringed by the Flat Horizon ai BBC Proms; due anni dopo la London Sinfonietta diretta da Sir Simon Rattle ha eseguito in prima assoluta At First Light. Nel 1987, in occasione del decimo anniversario dalla fondazione, il Centre Pompidou gli ha commissionato Antara, mentre Three Inventions per orchestra da camera è stata composta per il 75° Festival di Salisburgo nel 1995. La London Symphony Orchestra diretta da Pierre Boulez ha eseguito in prima assoluta Palimpsests nel 2002, in apertura di ‘By George’, un ritratto lungo un’intera stagione che ha incluso la prima esecuzione di Shadowlines interpretata da Pierre-Laurent Aimard. Tributi recenti all’opera di Benjamin si sono svolti presso il Southbank Centre 2012 (nell’ambito della programmazione culturale delle Olimpiadi in Gran Bretagna) e presso il Barbican nel 2016. Durante l’ultimo decennio si sono tenuti ulteriori concerti e retrospettive a lui dedicati a Parigi, Lucerna, San Francisco, Francoforte, Torino, Milano, Toronto e New York.
Ha collaborato con il drammaturgo Martin Crimp per opere di teatro musicale: Into the Little Hill (2006), Written on Skin (2012), che ha ricevuto riconoscimenti in ambito internazionale, Lessons in Love and Violence (2018), che ha debuttato lo scorso maggio al Covent Garden – Royal Opera House.
Come direttore d’orchestra il suo repertorio spazia da Mozart e Schumann a Knussen, Murail e Abrahamsen; ha diretto prime assolute di Rihm, Chin, Grisey e Ligeti, collaborando con continuità con le più importanti orchestre europee (Mahler Chamber Orchestra, Philharmonia Orchestra, London Sinfonietta, Ensemble Modern, Royal Concertgebouw Orchestra).
È membro onorario del King’s College di Cambridge, del Guildhall, del Royal College, della Royal Academy of Music e della Royal Philharmonic Society.
Le sue opere sono pubblicate da Faber Music, incide per la Nimbus Records.
Matteo Franceschini (Trento, 1979) – Si è diplomato al Conservatorio G. Verdi di Milano sotto la guida di Alessandro Solbiati. Ha studiato quindi all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma con Azio Corghi e ha frequentato il Cursus Annuel de Composition et d’Informatique Musicale presso l’IRCAM di Parigi.
Il suo immaginario musicale si fonda sulla forza dei contenuti narrativi e sulla necessità di accostare linguaggi di matrice diversa seguendo le regole del contrasto e della fusione. La ricerca sul timbro nutre il suo lavoro, che rivela un universo onirico ed un acuto senso della teatralità. Con il nome d’arte di TOVEL, Matteo Franceschini rilancia la figura dell’autore-interprete con l’obbiettivo di sperimentare un nuovo sound “dall’interno”; il diretto coinvolgimento come esecutore e l’inevitabile lavoro a stretto contatto con i musicisti si presenta come un vero atto creativo.
Ha composto opere, lavori orchestrali e corali, musica da camera, colonne sonore per film e realizzato installazioni multimediali. Ha ricevuto commissioni dall’Orchestra Filarmonica della Scala, dall’Ensemble Intercontemporain, da Wigmore Hall, dalla Biennale di Venezia, dal Festival Mito, dalla Philharmonie de Paris, dall’Orchestre National d’Île-de-France, dall’Orchestra Nazionale del Belgio, da Reims Opera, Saint-Étienne Opera e da altri importanti festival.
“Lauréat” de la Fondation Banque Populaire nel 2018, nel 2014 riceve il “Fedora – Rolf Liebermann Prize for Opera”.
È stato nominato compositore in residenza presso l’Arcal di Parigi, l’Orchestre national d’Île-de-France e l’Accademia Filarmonica Romana.
Dal 2011 è edito da Casa Ricordi.