Tre donne, e due guerre che intrecciano le loro vite.
Agnese Fallongo le interpreta in sequenza rivelandone l’intimità segreta e malinconica.
“Mi votu e mi rivotu suspirannu, passu li notti interi senza sonnu…”. Cantando questi popolari versi siciliani, entra una giovane in abito da sposa che vuole raccontare la sua vicenda di ragazza di paese.
Ha vent’anni, canta e ride, è la letizia personificata che vive nel solco della tradizione tracciato dalla nonna e dalla mamma desiderose di maritarla presto ma scalpita di vivacità. Con Michele arriva l’amore, e bisogna far presto perché è il 1915 e il giovane deve arruolarsi. Si sposano, si baciano e si salutano alla stazione. Le lettere tornare indietro, i soldati, si sa, si spostano, la guerra avanza. Letizia decide di partire per il fronte, quello è il suo posto dove condividere il destino del marito. Sul Carso diventa “portatrice di gerle” trasportando i viveri per i soldati e cercando Michele. Cadrà sul fronte. Michele torna a casa e si risposa, Letizia ogni notte, da cento anni, “quando sento un amore spezzato dalla guerra, sotto terra mi votu e mi rivotu, suspirannu”.
La sua figura di sposa svanisce in dissolvenza nel buio di una gigantesca cornice.
Una discinta Letizia dalla parlata ciociara narra le proprie vicissitudini di bambina orfana cresciuta dalle suore, giunta a Roma il 10 giugno del 1940, giorno dell’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, chiamata dalla zia per andare a servizio. La poveretta crede si tratti di lavori domestici ma, nella casa della Sora Gemma le 15 lire pagate da un ufficiale tedesco la metteranno di fronte alla cruda realtà. Diventa “Letizia che fa il servizio”, nostalgica della sua Littoria (l’odierna Latina) e sorridente. Quando arriva un giovanissimo biondino, per amore tornerà ad essere Lina, ma i suoi trascorsi le lasceranno un’eredità pesante: “Ma nun se decide come se nasce, forse giusto un po’ come se vive, manco troppo, figuriamoci se se po’ decide come morì!”.
Dietro una grata l’anziana Suor Letizia rievoca il dolore di un segreto che l’ha fatta entrare in convento in età adulta. Da allora convive con il rimorso e con il dolore del distacco: “El Segnor me ciamò a diventar la sua sposa, mai me sarei immaginà de macchiar el nostro amor co un simile peccà…”.
Le guerre travolgono e sconvolgono le vite, che possono trovare un barlume di riscatto solo attraverso l’amore, capace di suscitare atti di inaspettato coraggio.
La scrittura di Agnese Fallongo tesse un canovaccio storico raccordando umili vite in un contesto circolare tra i due conflitti, a partire da una meticolosa ricerca sul ruolo femminile durante la prima guerra mondiale, raccogliendo tutte le voci in un continuum che alterna commozione e comicità.
Sorrisi, lacrime e speranze in un susseguirsi di dialetti dal sud al nord e di canti popolari eseguiti dal vivo insieme a Tiziano Caputo cantante, musicista e attore versatile che assume mimica e cadenze delle diverse figure maschili.
Cantano, suonano e recitano in perfetta sintonia delineando un affresco dell’universo femminile inserito in una cornice storica in cui le donne, essendo gli uomini impegnati al fronte, restavano sole ad affrontare le responsabilità della famiglia e del lavoro.
La regia di Adriano Evangelisti lega con agilità i passaggi da una Letizia all’altra con la chitarra di Tiziano Caputo.