Portare in scena un romanzo monumentale come I fratelli Karamazov, uno dei capolavori di Dostoevskij, non è certo facile, ma la Compagnia Glauco Mauri e Roberto Sturno ha dimostrato che non è affatto impossibile. Anzi.
L’adattamento de I fratelli Karamazov, nella libera versione di Glauco Mauri e Matteo Tarasco, riduzione teatrale andata in scena con grande successo al Teatro Eliseo di Roma e poi ancora in tournée in tutta Italia, dimostra che il grande teatro di prosa è vivo e che la potenza del romanzo russo in tutta la sua modernità viene apprezzata da ogni tipo di pubblico.
Mettere in scena un romanzo del genere è estremamente difficile, ma lo spettacolo si svolge molto efficacemente in diversi quadri arbitrariamente selezionati dalle pagine dei Karamazov, ma non poteva essere altrimenti: in questo modo viene di tanto in tanto meno la dinamicità dell’azione, ma viene premiata la profondità psicologica della messinscena concentrandosi su pochi personaggi che diventano gli attori di questa tragedia umana. Elegantissima e decadente la messinscena di Francesco Ghisu, decadente e storica, perfetti i costumi di Chiara Aversano, incisiva la musica di Giovanni Zappalorto che accompagna una dramma che si tinge di giallo svelando un microcosmo fatto di odio ed egoismo rappresentato dai Karamazov.
Inevitabile che in qualche modo la messinscena perda parte della profondità del romanzo, ma resta un allestimento potente, assolutamente da vedere che non può e non vuole competere con il romanzo.
Tutto contribuisce a gettare inesorabilmente lo spettatore nelle atmosfere russe dove esplode violentemente il dubbio sull’esistenza di Dio: un dubbio atroce che sembra guidare in qualche modo tutti i Karamazov ciascuno pronto a vivere la sua vita.
“Il tema principale de I Fratelli Karamazov è lo stesso di cui ho sofferto consciamente o inconsciamente per tutta la vita: l’esistenza di Dio” spiega Glauco Mauri che interpreta il laido e vecchio padre in stato di grazia e torna in grande forma per tratteggiare un uomo volgare, egoista, odiato dai figli a metà strada fra la rabbia e la pietà. A distanza di 40 anni dal suo primo Karamazov, Mauri interpreta il padre mentre aveva esordito nel ruolo del domestico – fratellastro Smerdjakov quando aveva 22 anni diretto allora da Andrè Barsacq. Accanto a lui adesso, Roberto Sturno, il secondo dei figli, Ivan, il più intellettuale dei fratelli, l’ateo.
“Dio non esiste e quindi l’uomo è libero di fare ciò che vuole” sostiene Ivan cui dà il volto un grande e toccante Sturno, intorno a cui ruota di fatto l’intero spettacolo.
Gli altri giovani che ruotano intorno, il Dmitrij Karamazov di Laurence Mazzoni, lo Smerdjakov di Luca Terracciano, le donne, la puritana Katerina Ivanova di Giulia Galiani e la prostituta Grušen’ka di Alice Giroldini si presentano a tratti con toni eccessivi e un po’ troppo urlati. Le repliche annullate saranno recuperate sabato 27 aprile ore 20.00 e domenica 28 aprile ore 17.00.