dal romanzo di Michela Murgia edito da Giulio Einaudi Editore
drammaturgia Carlotta Corradi
regia Veronica Cruciani
con Anna Della Rosa
scene Antonio Belardi
costumi Anna Coluccia
luci Gianni Staropoli
suono Hubert Westkemper
musiche John Cascone
video Lorenzo Letizia
assistente alle luci Raffaella Vitiello
assistente alla regia Mario Scandale
produzione e comunicazione Giorgio Andriani/Antonino Pirillo
produzione Compagnia Veronica Cruciani, Teatro Donizetti di Bergamo, TPE – Teatro Piemonte Eurpopa, CrAnPi con il contributo di Regione Lazio – Direzione Regionale Cultura e Politiche Giovanili – Area Spettacolo dal Vivo
Durata: 1 ora e 15 minuti———-
Accabadora, uno dei più bei romanzi di Michela Murgia nonché uno dei libri più letti in Italia negli ultimi anni (Einaudi 2009; vincitore Premio Campiello 2010), è lo spettacolo di Veronica Cruciani interpretato da Anna Della Rosa. Il testo teatrale è stato scritto da Carlotta Corradi su richiesta della regista che da subito ha pensato di farne un monologo partendo dal punto di vista di Maria, la figlia di Bonaria Urrai l’accabadora di Soreni. Michela Murgia racconta una storia ambientata in un paesino immaginario della Sardegna, dove Maria, all’età di sei anni, viene data a fill’e anima a Bonaria Urrai, una sarta che vive sola e che all’occasione fa l’accabadora. La parola, di tradizione sarda, prende la radice dal spagnolo acabar che significa finire, uccidere. Bonaria Urrai aiuta le persone in fin di vita a morire. Maria cresce nell’ammirazione di questa nuova madre, più colta e più attenta della precedente, fino al giorno in cui scopre la sua vera natura. È allora che fugge nel continente per cambiare vita e dimenticare il passato, ma pochi anni dopo torna sul letto di morte della Tzia. L’accudimento finale è uno dei doveri dell’essere figlia d’anima, una forma di adozione concordata tra il genitore naturale e il genitore adottivo. La drammaturgia di Carlotta Corradi parte proprio dal ritorno di Maria sul letto di morte di Tzia Bonaria. C’è un tempo di separazione profonda tra le due donne che pesa in questo incontro. La verità, la rabbia che la ragazza ancora prova per il tradimento subito dalla Tzia viene a galla prepotentemente, nonostante gli sforzi che Maria compie per galleggiare tra i migliori ricordi dell’infanzia accanto alla lunga gonna nera della Tzia.
“Una bambina non accettata dalla madre ha una seconda possibilità di sentirsi amata da ‘Tzia Bonaria’, la madre adottiva, che la cresce e la educa. Accabadora propone un modello diverso di famiglia, dove la madre non è quella biologica ma adottiva, che ci conduce verso l’Idea di una società più aperta. Tuttavia la stessa madre adottiva, in punto di morte, chiederà a Maria di compiere un gesto estremo, contro la sua volontà. Gesto che lei, l’accabadora, ha compiuto più volte nella vita e che Maria non riesce ancora a perdonarle. La dimensione tragica della vicenda acquisirà per Maria le forme dell’ossessione. Da subito ho immaginato il dialogo tra Maria e Tzia Bonaria come un dialogo tra sé e una parte di sé, tra una figlia e il suo genitore interiore. Per questo ho voluto realizzare uno spazio astratto, mentale, nel quale Maria cerca di rielaborare la morte della madre adottiva. Ciò darà origine ad un conflitto tra due aspetti di Maria: la parte rimasta bambina e la parte che deve diventare adulta. Il video mi ha permesso di rendere visibile le dinamiche emotive e relazionali tra queste due parti. La scena chiusa da un velatino crea una divisione tra l’attrice e il pubblico, ed è la gabbia mentale in cui Maria è intrappolata e di cui riuscirà a liberarsi soltanto alla fine, compiendo il fatidico gesto richiesto dalla madre. O meglio, ripetendolo davanti alla sua coscienza – e a noi pubblico – che la assolverà. Lo spettacolo, visto come una rêverie che si ripete ogni giorno uguale a se stessa, troverà in questa sofferta ripetizione del gesto la sua risoluzione, permettendo a Maria di uscire dall’ossessione e di andare in una nuova direzione di vita.” Veronica Cruciani
“Sebbene il romanzo sia spesso ricordato per due temi estremamente attuali quali eutanasia e adozione, nella mia percezione è stato fin da subito un’indimenticabile storia d’amore. In questo caso, tra una figlia e una madre. In questo caso, non la madre naturale. Ma l’altra madre. Un amore costruito giorno dopo giorno, per questo simile a un legame sentimentale, fondato sulla scelta. E come ogni rapporto madre-figlia è destinato a uno strappo, a un momento in cui la bambina diventa donna, fino a diventare madre della madre. Per me, il passaggio più difficile, e ancora incomprensibile, della vita.
Nella storia di Maria e Tzia Bonaria lo strappo è talmente forte che Maria, anziché crescere, decide di fuggire nel continente. Quando torna, nonostante siano passati gli anni, Maria è rimasta adolescente. Per questo ho scelto come punto di partenza della mia drammaturgia la fine del romanzo: il momento in cui una Maria intrappolata nel suo essere figlia si ritrova a dover essere madre. Tutta l’intensità di quest’ultimo tempo accanto alla Tzia è dato dai passaggi non compiuti, dalle cose non dette, le accuse non fatte, l’amore non richiesto. Una volta affrontate le negazioni, Maria è pronta a esplodere in un gesto finale che è un ultimo ed essenziale atto d’amore che la figlia d’anima compie verso sua madre, e che la farà diventare una donna.” Carlotta Corradi
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ORARI
martedì h 20:30
mercoledì h 19:15
giovedì h 20:00
venerdì h 20:30
sabato h 21:00
domenica h 15:45
PREZZO
Platea
Intero > 23,50€ + prev.
Ridotto Over65/under26 > 15€ + prev.
Convenzioni* > 18€ + prev.
Galleria
Intero > 18€
Ridotto Over65/under26 > 15€ + prev.
* le convenzioni sono valide per platea e galleria, e per tutti i giorni, esclusi venerdì e sabato.
I biglietti saranno in vendita a partire dall’1 Agosto sulla nostra biglietteria online.
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