Lunedì 11 marzo, Teatro alla Scala
L. Janáček | Zarlivost
L. van Beethoven | Concerto per pianoforte n.4, op. 58
A. Dvorak | Sinfonia n.7, op.70
direttore | Edward Gardner
pianista | Igor Levit
Filarmonica della Scala
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Riprende la programmazione della stagione della Filarmonica della Scala, dopo l’intermezzo russo di febbraio scorso in cui Gergiev e la Mariinsky Orchestra erano stati ospitati all’interno del cartellone (https://www.teatrionline.com/2019/02/non-avrai-zar-allinfuori-di-me/), con l’usuale formula del brano di apertura, concerto con solista e sinfonia che ha caratterizzato molti dei concerti programmati fin d’ora e proponendo un particolare abbinamento fra musica slava e classicismo tedesco.
Il preludio sinfonico dalla Jenufa non rientra nel repertorio solito della Scala e a ciò è forse dovuto il motivo dell’inizio “in sordina” della serata.
Se da una parte poco si sono sentiti quel trasporto e quell’impeto di un brano la cui matrice compositiva risiede nel peccato della gelosia, dall’altra la sensazione di incompiutezza e mancanza di una linea narrativa alla fine dell’esecuzione non è stata agevolata dalla brevità intrinseca della composizione.
Nonostante il preludio fosse stato definito avulso tematicamente dall’opera dal compositore stesso, la matrice operistica regna sovrana nel brano. Nell’interpretazione data, forse a causa di un tempo staccato leggermente alto, è sembrata più una vorticosa danza sinfonica interrotta sul più bello.
Diversa invece l’atmosfera durante l’esibizione del pianista Igor Levit.
Le sue sonorità sono molto cameristiche con una maggiore esaltazione dei gradi intermedi delle dinamiche basse piuttosto che di quelle alte.
Il risultato è stato un Beethoven quasi intimistico, molto sensibile, lontano dalla visione burbera e quasi violenta che abbiamo del compositore tedesco.
Qui Edward Gardner ottimamente dirige la Filarmonica assecondando l’interpretazione del pianista e ottenendo una ottima performance da parte dei musicisti scaligeri.
Una rilettura sicuramente interessante, forse lontana dalle interpretazioni a cui il pubblico è abituato ma ugualmente apprezzato dai presenti.
A ripresa della serata la settima sinfonia di Dvorak. Autore le cui prime sei/sette sinfonie vengono spesso neglette di fronte alla fama mondiale della nona (non a caso detta “dal nuovo mondo”) ma che meriterebbero indubbiamente una stagione dedicata.
Libero dall’intimismo del concerto beethoveniano, Gardner sfodera una prestazione esaltante in cui il continuo slancio vitale degli elementi sinfonici ben sottolinea quella tensione e quella circolarità intrinseca del primo e dell’ultimo movimento.
Ben delineati i continui cambi di anima del brano.
Applausi convinti del pubblico a fine serata.
Annunciato già il forfait di Mirga Grazinyte-Tyla come direttore del prossimo concerto, lunedì 25 marzo, con la solista Sol Gabetta. Al suo posto tornerà il giovane Lorenzo Viotti, già presente in questa stagione ad ottobre. In programma il concerto per violoncello di Lalo e brani di Ravel, Wagner e Debussy.